Allarme di One Ocean Foundation: “Oceani bollenti. Nel 2018 la temperatura più alta di sempre”

Da quando si è iniziata a misurare con regolarità la temperatura degli oceani, il 2018 è l’anno che ha segnato la temperatura più alta di sempre

8 April 2019 | di Giuseppe Orrù
Plastica che galleggia nell'oceano
Plastica che galleggia nell'oceano

L’anno più nero dell’oro blu. Da quando si è iniziata a misurare con regolarità la temperatura degli oceani, il 2018 è l’anno che ha segnato la temperatura più alta di sempre, con un incremento di circa un decimo di grado rispetto alla media sul lungo periodo e il rischio che il livello del mare possa alzarsi fino a 3 millimetri.

A lanciare l’allarme è One Ocean Foundation, che prosegue il suo impegno a favore della tutela dei mari di tutto il mondo. La temperatura delle acque è un indice inequivocabile del progressivo surriscaldamento globale ed è all’origine di effetti potenzialmente devastanti: dagli uragani al generale aumento di potenza del moto ondoso, fino al soffocamento delle creature marine. Più calore significa infatti, e prima di tutto, meno ossigeno.

Una prospettiva che la fondazione One Ocean definisce “devastante”: dal momento che gli oceani assorbono oltre il 90% del calore generato dalle attività umane, si stima che, se la quantità complessiva di calore assorbita negli ultimi 65 anni fosse rilasciata nell’atmosfera in un unico momento, la temperatura generale dell’aria raggiungerebbe all’improvviso i 33,3 °C.

Il quadro è reso ancora più critico dall’accumulo di inquinanti e rifiuti. In particolare la plastica, da sola, supera l’80% di tutti i rifiuti che si trovano negli oceani, con una quantità di rifiuti presente nei mari superiore a 8 milioni di tonnellate, dato confermato anche nel 2018.

Gli oceani hanno un impatto decisivo anche sull’economia reale, tanto che, se l’oceano fosse una nazione, sarebbe la settima economia più grande al mondo. Il valore dell’economia della cosiddetta “Blue Economy” è infatti stimato tra 2,5 e 3 triliardi di USD, pari al 4%-5% del Pil dell’intero Pianeta. Se volessimo poi addirittura ipotizzare il valore della capitalizzazione degli oceani, per usare un’unità di misura tipica del mondo aziendale, la stima sfiorerebbe i 24 miliardi USD.

Il mare sta quindi “chiedendo” con forza di essere protetto, come ben spiegato dalle lettere che compongono l’installazione disegnata dall’artista Maria Cristina Finucci e realizzata per One Ocean Foundation con l’utilizzo di due tonnellate di tappi di plastica: “HELP”. Quattro lettere che sono un grido di aiuto per il pianeta e per tutti. “Help the Planet, Help the Humans”, un’opera artistica di grande impatto inserita nella cornice dell’Università Statale di Milano per la Milano Design Week 2019.

È proprio con la missione di proteggere il mare che lo scorso anno è nata, su volontà dello Yacht Club Costa Smeralda, One Ocean Foundation, presieduta dalla principessa Zahra Aga Khan e della quale il commodoro dello Yacht Club Costa Smeralda, Riccardo Bonadeo, è vicepresidente.

L’obiettivo è promuovere la Blue Economy e diffondere cultura e conoscenza dei mari a livello globale, unendo tra loro sport, imprese, associazioni e scienza. Un progetto che vuole connettere ricerca, aziende, istituzioni, policy maker e singoli individui che trovano nell’amore per il mare e nella protezione dell’ambiente un tratto identitario comune.

There is no Planet B. L’inquinamento delle acque derivante dalla plastica -ha sottolineato il vicepresidente della One Ocean Foundation, Riccardo Bonadeo- è un’emergenza che ci chiama ad agire adesso. E la crescita di interesse che la fondazione ha riscontrato in questo suo primo anno di vita -ha concluso Bonadeo- è la testimonianza di come tutti stiamo divenendo sempre più consapevoli“.

 

Giuseppe Orrù

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