Avvistata un’altra balenottera mutilata nel ponente della Liguria. L’allarme dell’Istituto Tethys: 143 i grandi cetacei feriti solo nel Santuario Pelagos

Dopo il caso di “Codamozza” (di cui non si hanno più notizie), ecco “Mezzacoda”, un’altra balenottera mutilata avvistata ad Arma di Taggia. I ricercatori non l’avevano mai vista prima e ora lanciano l’allarme

24 August 2020 | di Giuseppe Orrù

Dopo il caso di “Codamozza” (di cui non si hanno più notizie di avvistamenti), il Santuario dei Cetacei porta a galla un’altra storia triste, quella di “Mezzacoda”, un’altra balenottera gravemente mutilata, con una parte della coda mancante.

L’animale è stato avvistato nei giorni scorsi dai ricercatori dell’Istituto Tethys nelle acque di fronte ad Arma di Taggia (Imperia). I segni di stress sono inequivocabili per gli esperti: manca il lobo destro della coda e del sinistro resta solo una striscia. Un taglio netto e profondo sul peduncolo caudale, dopo la pinna dorsale, fa pensare ad una ferita causata dalla chiglia di una nave. Avvistata a circa un miglio dalla costa, la balenottera (Balaenoptera physalus) appariva magra e nuotava letamente.

La notizia giunge quando ancora non si è spento l’eco della terribile vicenda di “Codamozza”, la balenottera comune completamente senza coda che ha percorso centinaia di chilometri in tutto il Mediterraneo, seguita anche dalla stampa estera. Sicuramente non si tratta dello stesso individuo, ma la coincidenza del tipo di menomazione è allarmante secondo i ricercatori.

Il cetaceo – spiega Caterina Lanfredi, vice-direttore del Cetacean Sanctuary Research (CSR) di Tethys, il progetto di ricerca su balene e delfini con base a Portosole Sanremo – sembrava emaciato, perdeva pezzi di pelle e anche i molti parassiti esterni, le ‘penelle’, indicano uno stato di compromissione. Lo abbiamo scortato per un lungo tratto, per evitare che le barche dei curiosi si avvicinassero troppo aggiungendo ulteriore stress“.

Questo nuovo avvistamento – afferma Maddalena Jahoda, responsabile della divulgazione scientifica, sempre della non-profit Tethys – è uno choc anche per noi ricercatori che purtroppo vediamo spesso, troppo spesso, cetacei con cicatrici. Come per Codamozza, le ipotesi sulle possibili cause sono due: o una collisione con una nave, la più probabile in questo caso, oppure l’animale è rimasto impigliato in una rete da pesca“.

NON E’ “CODAMOZZA”

Un’ipotesi che i ricercatori di Tethys verificheranno alla fine della stagione di ricerca estiva. Intanto, da una prima analisi, non sembra che “Mezzacoda”, come è stata battezzata, sia un individuo già conosciuto. Uno speciale catalogo raccoglie infatti le foto “segnaletiche” che permettono di riconoscere ogni singolo animale. Vi compaiono altre tre balenottere e un capodoglio con parte della coda mancante e cinque balenottere con la pinna dorsale amputata. E un progetto di ricerca più ampio, finanziato dall’Accordo Pelagos e coordinato da Tethys, riporta la presenza di ben 143 grandi cetacei con segni di collisione soltanto nel Santuario.

Nostro malgrado – aggiunge Maddalena Jahoda conosciamo ormai molto bene alcuni individui che devono aver passato l’inferno, come “Propeller” una balenottera comune con vistosi tagli davanti alla pinna dorsale, sicuramente imputabili a un’elica, o “Freddy” un capodoglio con profonde cicatrici davanti alla pinna dorsale, sul corpo e dietro alla testa, riavvistato anche pochi giorni fa proprio dalla nostra barca da ricerca, la ‘Pelagos’ di Flash Vela d’Altura“.

Quanto a “Codamozza”, non se ne hanno più notizie dai primi di luglio, quando era stata avvistata nel golfo di Tolone, e si teme che non ce l’abbia fatta. E lo stesso potrebbe valere per il capodoglio trovato impigliato in una rete illegale nelle acque delle Eolie poche settimane fa. Parzialmente liberato, è poi sparito con la coda ancora completamente imbrigliata. E non era il primo: nelle stesse acque è stato avvistato un altro individuo, anch’esso con la coda avvolta in una rete, che fortunatamente è stato liberato grazie all’intervento della Guardia Costiera e dei biologi siciliani.

LE MINACCE AI CETACEI

In seguito ai due drammatici episodi, avvenuti nell’arco di poche settimane, Tethys e Greenpeace hanno inviato una lettera al ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Teresa Bellanova, chiedendo la messa al bando totale delle reti derivanti che tante vittime stanno causando tra gli animali marini.

Ma non è l’unica minaccia che incombe sui mammiferi marini dei nostri mari: ci sono infatti anche l’inquinamento acustico, quello chimico e il riscaldamento delle acque. Quest’estate ha portato anche una serie di avvistamenti inconsueti: balenottere insolitamente vicine alla costa anziché in alto mare come sarebbe normale, sono state segnalate ripetutamente al progetto CetaceiFAIattenzione, sempre di Tethys, che raccoglie informazioni da tutta Italia.

Potrebbe essere conseguenza – sostiene Sabina Airoldi, direttore del CSR – di una carenza di cibo, il krill mediterraneo, nella zona del Santuario, dove normalmente le avvistiamo. Forse è un altro segno che anche le dinamiche oceanografiche stanno subendo gli effetti dei cambiamenti climatici“.

I ricercatori saranno all’erta anche nei prossimi giorni per seguire le sorti di “Mezzacoda” e su una cosa concordano tutti: ancora una volta si tratta di un cetaceo in difficoltà proprio nel bel mezzo del Santuario Pelagos, la grande area marina protetta istituita paradossalmente proprio per la tutela dei cetacei.

 

Video e foto: Istituto Tethys

Giuseppe Orrù

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