Codamozza ricompare nel Santuario dei Cetacei. L’Istituto Thetys a LN: “Mai visto una balenottera così magra ma è una macchina da corsa”

L’intervista di Liguria Nautica alla biologa marina Maddalena Jahoda: “La nostra speranza è che nel santuario, zona ricca di krill, riesca ad alimentarsi”

24 June 2020 | di Maria Cristina Sabatini

Codamozza, la balenottera comune che ha conquistato i cuori di migliaia di persone con la sua triste storia, è finalmente giunta nel Santuario dei Cetacei. Martedì 23 giugno è stata avvistata nello specchio d’acqua che lambisce Genova Voltri, come dimostra un video girato da alcuni pescatori del luogo e  pubblicato da Liguria Nautica.

Dopo aver attraversato lo stretto di Messina ed aver nuotato nel golfo di Catania, della balenottera senza coda non si aveva avuto più notizia per circa una settimana. In un precedente articolo avevamo intervistato Clara Monaco, biologa marina e direttrice scientifica dell’associazione Marecamp, che raccontava come la speranza fosse quella che la balenottera diretta a nord potesse raggiungere il Santuario per nutrirsi. E così è stato!

Codamozza, dopo una settimana di assenza, è stata nuovamente avvistata pochi giorni fa all’interno del Santuario. Prima tra l’Isola d’Elba e Pianosa, poi nel tratto di mare che lambisce Finale Ligure e martedì in zona Genova Voltri. Liguria Nautica ha intervistato Maddalena Jahoda, biologa marina e responsabile della divulgazione scientifica dell’Istituto Tethys per avere aggiornamenti sulla balenottera.

Il problema di Codamozza è che è magrissima – esordisce Maddalena Jahoda – non ho mai visto una balenottera così! È molto scavata. I motivi possono essere due: o non riesce ad andare a fondo per nutrirsi oppure per nuotare consuma moltissima energia, questo noi non lo possiamo sapere. La nostra speranza è che nel Santuario, zona ricca di krill ( minuscoli gamberetti), il cibo di cui si nutrono le balenottere, riesca a mangiare”.

Codamozza, in effetti, nonostante non abbia la coda, riesce comunque a nuotare ad una velocità incredibile per le sue condizioni, percorrendo 100 km al giorno e anche di più. “Nuota in maniera sorprendente – conferma la biologa marina- la balenottera è una macchina da corsa, la cosa strana è che Codamozza ci riesca senza coda. Non si capisce come, ma in qualche modo ce la fa”.

Il fatto che non riesca ad immergersi per alimentarsi è quindi, per ora, solo un’ipotesi. Fortunatamente nel tratto di mare dove Codamozza si trova, in questo periodo c’è ricchezza di plancton e di krill che, seppur in profondità, la notte risale un po’ più in superficie.

L’unica cosa certa è che Codamozza ha una grande forza di volontà.È una balenottera incredibile – racconta Maddalena Jahoda – ha una grandissima energia. Io per prima dopo lo stretto di Messina, quando non l’ho più vista, pensavo sinceramente che fosse andata a fondo. Invece ha un’energia pazzesca. Se solo riuscisse a mangiare potrebbe riprendersi fisicamente perché per nuotare nuota, si muove, sa dove andare e il Santuario lo conosce bene perché lo frequenta da più di 20 anni”.

La notizia della balenottera senza coda in questi ultimi giorni ha infiammato i social. Molti sono stati i messaggi giunti a commento delle immagini di Codamozza, in cui ci si interroga sul perché non sia possibile aiutare il povero animale applicando una protesi alla coda o magari tentando di alimentarlo.

La dottoressa Jahoda sull’argomento è chiara. “Con Codamozza – spiega nel suo blog la biologa marina – il problema non è tanto costruire la protesi, mi dicono che forse sia fattibile in 3D, ma come applicargliela. Catturare un cetaceo che può pesare 40-50 tonnellate non è un’impresa da poco: con una rete rischierebbe di affogare, i cetacei respirano aria a differenza dei pesci, per non parlare dello stress della cattura, che spesso uccide anche animali più ‘gestibili’ come i delfini”.

Anche l’ipotesi di alimentare il povero animale non appare percorribile. “Codamozza – sottolinea Maddalena Jahoda – dovrebbe mangiare da 1,5 a 2 tonnellate al giorno di krill. La difficoltà sarebbe anche quella di trovarla ogni giorno, dal momento che finora si è spostata in continuazione”.

L’unica cosa che ad oggi si può fare per alleviare la sofferenza di Codamozza, è non disturbare la povera balenottera. “C’è un codice di condotta da seguire ma in questo caso io direi proprio di non avvicinarla per niente – suggerisce la biologa marina – perché l’unica cosa che possiamo fare, dopo tutto il danni che abbiamo causato a questo povero animale, è non stressarlo ulteriormente”.

 

Maria Cristina Sabatini

Autore foto: Walter Spagna

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