Blue Design Summit: a maggio La Spezia diventa capitale della superyacht economy
- 15 March 2024
Sembra quasi la trama di un film fantascientifico ma in realtà, dietro a tutto, c’è un vero e proprio progetto. Costruire la città del futuro in mezzo all’Oceano Indiano può sembrare un qualcosa di impensabile ma a volte la realtà supera di gran lunga la fantasia.
A essere onesti anche noi nutriamo molti dubbi riguardo alla realizzazione di questo insolito insediamento urbano. Anzi, da un certo punto di vista, ci auguriamo che non si concretizzi perché onestamente ci pare un qualcosa di insensato e immorale, un gesto contro natura. Un delirio di onnipotenza della specie umana che, non contenta di aver devastato la Terra, ora prova a completare la sua opera. Adesso, però, proviamo a capire meglio il senso, se un senso esiste, di questo strano progetto.
L’idea porta la firma del Seasteading Institute, un’organizzazione che lavora a questa “grandiosa” idea dal 2008. Negli ultimi mesi sono stati fatti importanti passi avanti che hanno permesso di siglare un accordo con il governo della Polinesia Francese. E’ stato creato un prototipo a grandezza naturale che, se tutto andrà bene, sarà sviluppato entro il 2040, per un costo complessivo di 167 miliardi di dollari. Ma, vi chiederete voi, perché costruire quella che è stata definita “città nel futuro” nel bel mezzo dell’Oceano Indiano?
Si tratta di un esperimento sociale. L’obiettivo è costituire un nuovo insediamento urbano privo di vincoli politici dove sarà possibile riscrivere le regole della convivenza sociale. L’uomo si vuole mettere a giocare e vuole provare a scimmiottare il ruolo del Creatore onnipotente, il senso sembra essere questo.
Chiudiamo con qualche dettaglio in più su questa fantomatica città del futuro localizzata nell’Oceano Indiano: questo insediamento cittadino conterà circa una dozzina di strutture e i suoi abitanti useranno una moneta virtuale per ogni necessità. Un’idea interessante, curiosa, stimolante e avveniristica, noi però ne faremmo volentieri a meno.
Fonti pezzo e foto: www.tgcom24.mediaset.it
Paolo Bellosta
E noi ad arrovellarci su un misero ponte sullo Stretto. Adesso chi lo ferma più quello là ?