Decreto “sblocca nautica” in Liguria, il perito: “Rischio liti armatori–cantieri. E le assicurazioni?”. Le domande al governatore Toti

Dopo il decreto del governatore della Liguria, Giovanni Toti, che permette la riapertura delle attività di cantiere per la nautica, sono tanti i punti da chiarire. Ecco i dubbi sollevati da un professionista del settore

18 April 2020 | di Giuseppe Orrù
Controlli della Guardia Costiera
Controlli della Guardia Costiera

Con un decreto la Regione Liguria ha permesso la riapertura dei cantieri nautici e delle darsene. Un decreto simile è stato poi emesso anche dalla Toscana e dal Lazio.

Un’ottima notizia per il comparto nautico, che però ha messo anche tanti professionisti del settore di fronte a dubbi che, per essere chiariti, urgono al più presto di un intervento da parte degli uffici regionali. Il rischio, infatti, è che i professionisti della nautica si trovino a doversi confrontare con interpretazioni personali in caso di controlli, a terra o in mare.

Alessio Gnecco è un ingegnere navale e meccanico dello studio Stige Maritime di Genova e svolge attività di consulente, anche in ambito di contenzioso giudiziario. Nelle scorse ore ha scritto una PEC al presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, a cui ha chiesto una serie di “interpretazioni e chiarimenti”.

Nel documento, firmato appunto dal governatore Toti, si legge che “il tessuto industriale della Regione Liguria è fortemente caratterizzato da attività di cantieristica navale in ambito della quale sono presenti mezzi navali pronti per la consegna” e che, “in relazione a quanto espresso all’art. 2 comma 12 del DPCM 10 aprile 2020, quanto precede connoti il requisito di ‘consegna di magazzino’ e possa essere assentito – ivi comprese le manutenzioni propedeutiche e lo spostamento dal cantiere all’ormeggio finalizzato alla consegna“.

Le chiedo – scrive a Toti l’ingegner Gnecco – se quanto sopra possa valere anche per il ritiro da parte di proprietari o equipaggi non professionisti“. Il timore del perito, infatti, è quello di “pressioni da parte di cantieri che hanno pronte imbarcazioni per la consegna (alla quale spesso sono legate sostanziose rate contrattuali), senza che sia sufficientemente chiaro – spiega Gnecco – se il legittimo proprietario possa poi recarsi a ritirarle.

“Il risultato – prosegue – potrebbero essere delle liti (se non contenziosi giudiziari) fra il cantiere che dichiarerà l’unità pronta alla consegna, e pertanto il suo diritto a reclamare il saldo pattuito, ed il proprietario/armatore, che potrà accampare la forza maggiore di impossibilità al ritiro, non essendo autorizzato allo spostamento personale“.

Non credo – sottolinea il consulente – si possa del resto neppure ipotizzare l’impiego generalizzato di equipaggi professionisti, non tanto e non solo per evidenti oneri aggiuntivi, ma perché si verrebbe a creare un movimento di persone ancora maggiore, con le facilmente immaginabili complicazioni burocratiche, assicurative e di normativa“.

A questo si aggiunge, infatti, l’interpretazione del Ministero dei Trasporti, che ha negato la possibilità di uscita in mare anche in solitario, o fra conviventi, visto che implicherebbe comunque un non giustificato spostamento dall’abitazione alla banchina.

LE COMUNICAZIONI AL PREFETTO

Un’altra fonte di dubbi, leggendo il decreto, è la “comunicazione al Prefetto ed alla Autorità Marittima competente”. “Non è chiaro – sostiene Gnecco – se possa valere in ogni caso il principio del silenzio-assenso, come nel caso della comunicazione di riapertura di attività produttive al prefetto, o se si debba ottenere un’autorizzazione esplicita, come viene ad esempio richiesto per la ‘libera pratica’ di ingresso di una imbarcazione in porto diverso“.

La consegna di imbarcazioni, anche rimanendo nel solo ambito regionale, coinvolge infatti numerose “Autorità Marittime competenti”, sia alla partenza, che per il transito che per l’arrivo. “Facciamo l’esempio – afferma il professionista – di un’imbarcazione consegnata a La Spezia, che dovesse raggiungere il suo ormeggio a Genova. L’unità, per il solo trasferimento, dovrebbe navigare attraverso l’area di competenza di Direzione marittima di Genova, Capitaneria di Porto di La Spezia, Ufficio circondariale marittimo di Santa Margherita Ligure; Locamare di Camogli, Chiavari, Lavagna, Levanto, Portofino, Portovenere, Rapallo, Riva Trigoso, Sestri Levante e Delegazioni di spiaggia di Monterosso al Mare, Riomaggiore e Recco”.

A tutti – chiede l’ingegner Gnecco – si dovrebbe richiedere l’autorizzazione? E’ evidente che, al di là dell’assurdità della cosa, ognuno di questi potrebbe avere una differente interpretazione della normativa” e, pertanto, concedere o negare il permesso.

MANUTENZIONI A BORDO

Molti diportisti hanno poi sollevato la questione delle manutenzioni a bordo che, dice il decreto, sono possibili solo con prestazioni rese da terzi. Dal mega yacht al gozzo, “ogni unità all’ormeggioosserva Gnecco – richiede, per la sicurezza propria, delle imbarcazioni adiacenti, dell’ambiente e delle stesse infrastrutture portuali, precauzioni e visite più o meno frequenti, a seconda della tipologia di imbarcazione stessa e del punto di ormeggio”.

Occorre controllare gli ormeggi, che non vi siano infiltrazioni o allagamenti, affondamenti, che la pompa di sentina funzioni, che non vengano disperse in acqua sostanze inquinanti e che i dispositivi siano armati antincendio.

Proprio perché ora sono consentite le “prestazioni di servizio di carattere artigianale rese da terzi”, secondo il consulente “a maggior ragione dovrebbero essere consentite queste precauzioni, adottate direttamente dal proprietario, perché non è pensabile – sottolinea – che possano essere demandate a soli professionisti: oltre al costo, non ce ne sarebbero a sufficienza!“.

LE ASSICURAZIONI RISPONDERANNO?

I diportisti restano comunque esclusi dalla possibilità di accedere in banchina, come pure indicato nelle comunicazioni di vari marina agli armatori. Viene quindi spontaneo applicare per “estensione – suggerisce Gnecco – quanto previsto per la ‘coltivazione di piccoli appezzamenti da parte di agricoltori non professionali’ (un’altra apertura consentita dal decreto della Regione Liguria), permettendo quindi anche ai proprietari/armatori le attività di manutenzione della propria imbarcazione“.

Le richieste del mondo del diporto nautico non sono certo legate soltanto alla possibilità di ingannare la noia dovuta all’isolamento. Ogni diportista sente, infatti, il diritto ma anche dovere di tutelare la propria barca ma anche il proprio portafoglio. Perché l’incubo peggiore è quello che possa subire dei danni, o peggio crearne ad altre. In questo caso, si chiedono i professionisti, quale sarà il ruolo delle assicurazioni? La mareggiata del 2018 ha insegnato che le marine non hanno l’obbligo di custodia.

La prego di notare – scrive a Toti l’ingegner Gnecco – che queste mie perplessità non sono velleitarie. Sono anche perito assicurativo. Se un’imbarcazione affonda all’ormeggio e si dimostra che ciò è dovuto a mancata manutenzione delle prese a mare, avranno ragione le assicurazioni a negare il risarcimento per inadempienza del proprietario o quest’ultimo che accamperà la ‘forza maggiore’ perché gli è stato impedito di andare a bordo?“.

SERVONO RISPOSTE

La scelta del governatore della Liguria di riaprire il comparto nautico è stata senza dubbio coraggiosa. Ma ora serve chiarezza per rendere ancora più efficace il decreto, che è stato poi seguito anche da Toscana e Lazio.

Da parte della politica occorre un ulteriore sforzo per dipanare ogni dubbio, consentendo così ai professionisti della nautica di rimettersi davvero al lavoro in modo più sereno, senza il timore di una sanzione o una denuncia dovuta alla personale interpretazione, più o meno restrittiva, di chi è deputato ai controlli sul territorio.

Uno sforzo dovuto a chi lavora nella nautica e a chi nella nautica ha investito i propri risparmi, come i piccoli diportisti. La loro barca, grande o piccola che sia, è sempre al centro dei loro pensieri. Alla sofferenza di non poterla raggiungere, ora si aggiunge la paura che questa possa danneggiarsi a causa dell’incuria forzata o, peggio ancora, diventare fonte di guai per danni causati ad altri.

 

Giuseppe Orrù

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5 commenti

  1. Ruggero Budini Gattai says:

    Ormai non è più urgenza ma emergenza che tutti i diportisti abbiano diritto e dovere di recarsi alle loro imbarcazioni piccole o grandi che siano,condivido completamente il pensiero dell’ingegnere Alessio Gnecco e vorrei che il presidente della Liguria rispondesse alla questione ancora più importante Le Assicurazioni risponderanno ? ai danni di ogni tipo che si potrebbero verificare? a chi va la responsabilità ? Gradirei ricevere una risposta meglio sarebbe avere subito l’autorizzazione per accedere alle banchine … sperando di essere ancora in tempo…

  2. christopher says:

    i charter? la locazione natanti? non ne parla nessuno! cosa dobbiamo fare?

  3. Claudio Bertani says:

    Aggiungerei all’elenco di Silvio Cattarinich, anche il Presidente della regione Liguria Toti che, a mio avviso, ha dimostrato di essere persona capace ed attenta verso molte esigenze tipiche della nostra regione. Confido in una rapida soluzione anche per questo importante aspetto della nautica. Ribadisco, è urgente!

  4. Claudio Bertani says:

    Mi associo a quanto suggerito da Silvio Cattarinich. Sarebbe più che opportuno permettere almeno agli armatori che risiedono nello stesso comune o limitrofo dell’ormeggio di poter andare, singolarmente, a controllare la propria unità, magari sincronizzandosi con le direzioni delle Marine o dei porticcioli e regolamentando gli afflussi quotidiani. Non si chiede di navigare, ma di andare a controllare ed in caso di necessità intervenire, a questo punto anche con professionisti. Gli orti sono stati autorizzati, ora attendiamo per le barche! E’ urgente!

  5. silvio Cattarinich says:

    Interessante articolo, bisognerebbe mandarlo a YCI , Assonautica, Sindaci della Liguria, Capitanerie di Porto, Società di Assicurazioni ed anche al Dott.COLAO che presiede il team di esperti nominati dal Governo

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