Le reti commerciali della nautica tornano a vendere barche e accessori in tutta Italia

Il Ministero dello Sviluppo economico ha accolto la richiesta di Confindustria Nautica di riaprire le reti di vendita della nautica. Cecchi: “Ora al lavoro su charter e diportismo”

6 May 2020 | di Giuseppe Orrù
Possono riaprire le rivendite di natanti e accessori
Possono riaprire le rivendite di natanti e accessori

La nautica riparte anche con le sue reti di vendita. Ora, infatti, in tutta Italia è possibile acquistare al dettaglio dagli accessori ai natanti. Il ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, il 4 maggio ha firmato un decreto con cui ha disposto la riapertura delle reti di vendita della nautica, ovvero di quelle attività che fanno capo al codice Ateco 47.64.2 (commercio al dettaglio di natanti e accessori).

Il ministro Patuanelli ha accolto così la richiesta di Confindustria Nautica che, subito dopo l’approvazione del DPCM del 26 aprile 2020, si era immediatamente attivata presso il Ministero per lo Sviluppo economico. Il provvedimento di apertura della “Fase 2” aveva consentito l’apertura di autosaloni e motosaloni, oltre alla costruzione dei mezzi di trasporto, escludendo però il commercio di barche e accessori nautici. Il riavvio delle attività dei cantieri nautici, infatti, non aveva incluso anche il Codice 47.64.2, “commercio al dettaglio di natanti e accessori”.

Nella documentazione presentata al Mise, Confindustria Nautica ha dimostrato come il commercio al dettaglio di natanti e accessori sia un’attività del tutto simile, per modalità e spazi di vendita, a quella di autosaloni e motosaloni, distinta essenzialmente per la tipologia del bene.

Ringrazio il sottosegretario Alessandra Todde – commenta il presidente dell’associazione, Saverio Cecchi per la rapidissima risposta all’istanza avanzata da Confindustria Nautica. Ancora una volta la predisposizione di analisi, dati e proiezioni si è rivelata lo strumento concreto per consolidare la positiva interlocuzione con il governo e trovare anche l’avallo tecnico degli uffici della Direzione generale del Ministero dello Sviluppo economico“.

Un metodo di lavoro che si sta dimostrando vincente e che continuerà per il raggiungimento di nuovi obiettivi. “Con lo stesso approccio concreto – sottolinea Cecchi – stiamo continuando a lavorare con il sottosegretario Todde per le attività del charter e del diportismo“.

Il dossier presentato dall’associazione nazionale di categoria ha anche evidenziato le quote di mercato delle aziende che producono sia auto e moto, sia motori marini, rispetto a quelle che sono specializzate solo nel prodotto nautico, argomentando la conseguenza di una possibile distorsione sul mercato tra le due diverse tipologie di impresa: le prime da subito con uno sbocco al pubblico, le altre chiuse.

Sulle basi delle matrici di rischio approntate dalle agenzie del governo, Confindustria Nautica era riuscita a far inserire tre Codici Ateco – riparazione e manutenzione imbarcazioni; installazione e riparazione motori, gruppi elettrogeni pompe, ecc.; porti turistici – fra le 86 attività rimaste aperte ai sensi del primo DPCM di lockdown.

Grazie ad un articolato dossier presentato a Palazzo Chigi ai primi di aprile, era stato poi possibile ottenere, già a partire dal 27 aprile, l’apertura dei cantieri nautici, delle aziende di produzione con forte vocazione all’export, dei broker.

La stessa attività, portata avanti con le Regioni, è stata alla base dei provvedimenti di parziale allentamento dei provvedimenti di chiusura emanati, tra le prime, da Liguria, Toscana, Lazio, Marche, Emilia Romagna, Sicilia e Friuli Venezia Giulia, soprattutto riguardo alla consegna di unità da diporto e alle attività di manutenzione, sia da parte di artigiani, sia da parte dei proprietari.

 

Giuseppe Orrù

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