“Riaprire le frontiere e no ai corridoi turistici”. Il pressing di Confindustria Nautica in Europa

Confindustria Nautica ha incontrato in videoconferenza l’ambasciatore permanente aggiunto d’Italia presso l’UE a Bruxelles, ribadendo che navigazione e turismo nautico necessitano di frontiere aperte

20 May 2020 | di Giuseppe Orrù
Yacht a Porto Cervo
Yacht a Porto Cervo

Diportisti e charter italiani hanno portato a casa un buon risultato grazie al lavoro di Confindustria Nautica, che ha visto accogliere quasi tutte le proprie richieste, tranne quella dei non conviventi (quindi anche fidanzati e amici) che, se noleggeranno una barca, non potranno condividere la stessa cabina. Ma su questo punto le trattative con il governo non sono ancora concluse.

Si possono allentare tutte le restrizioni possibili, si possono mettere a punto tutti i protocolli che si vogliono, ma senza l’arrivo di turisti stranieri la nautica, e in particolare il charter, non potranno decollare. Sono i diportisti in arrivo dall’estero, infatti, la principale clientela che noleggia imbarcazioni medio-grandi.

PRESSING IN EUROPA

Il vice presidente di Confindustria Nautica, past president e membro del consiglio di EBI (European Boating Industry), Piero Formenti, ha preso parte ad una videoconferenza con l’ambasciatore Michele Quaroni, rappresentante permanente aggiunto d’Italia presso l’Unione Europea a Bruxelles, organizzata dalla federazione europea EBI.

La riunione, che segue altri incontri virtuali di EBI con i principali decisori dell’UE, ha permesso di descrivere la situazione e le attuali criticità dell’industria nautica italiana ed europea, per far adottare misure concrete a livello europeo, che sostengano le aziende della filiera.

Le rappresentanze permanenti, responsabili in particolare del mercato interno, del turismo e della politica industriale dell’Unione Europea, hanno un ruolo cruciale nel processo decisionale dell’UE e sono diventate molto rilevanti nell’attuale fase di risposta alla crisi, dato che sono di fatto l’unico organo che si riunisce ancora di persona e non virtualmente.

Presentando le caratteristiche fondamentali per la navigazione e per il turismo nautico, che necessitano di frontiere aperte per le persone e le forniture, sono state elencate le possibili misure di supporto all’industria nautica europea a livello UE.

Nel breve termine: confini aperti per le catene di fornitura e la consegna delle imbarcazioni, l’attuazione del Pacchetto Turismo dell’UE in tutti i Paesi, con la piena apertura della nautica, delle infrastrutture e l’abolizione delle restrizioni alle frontiere, ed un fondo europeo di garanzia del turismo, che includa le attività del comparto nautico.

Nel medio termine: inclusione dell’industria nautica nel Fondo europeo per la ripresa industriale per sostenere il calo del livello degli investimenti e il sostegno finanziario dell’UE per una campagna di promozione del turismo nautico intracomunitario/domestico. E’ stata inoltre sottolineata la contrarietà dell’Italia a schemi nazionali, come i corridoi turistici tra alcuni Paesi e regole di quarantena non coordinate.

NO A CORRIDOI TURISTICI

L’ambasciatore Quaroni ha assicurato il proprio impegno, ben comprendendo che l’imminente stagione estiva è più che mai cruciale per il settore nautico, colpito molto duramente dal lockdown. Ha inoltre sottolineato che la classificazione a basso rischio delle attività nautiche, ottenuta da Confindustria Nautica, non può che giovare ad una ripresa delle attività, che vanno pertanto sostenute immediatamente e che l’Italia e la rappresentanza permanente stanno lavorando duramente per evitare corridoi turistici, in modo che l’abolizione della quarantena dal 3 giugno sia un elemento importante per la ripresa.

Il problema dei “corridoi turistici” è più che reale. La prossima stagione, infatti, rischia di registrare l’assenza di turisti tedeschi, che hanno ormai un filo diretto, a livello turistico e di acquisizioni commerciali nel settore, con la Grecia. La Germania, inoltre, starebbe sconsigliando i viaggi in Italia e in Spagna.

LA SARDEGNA E IL “PASSAPORTO SANITARIO”

In Italia è esploso anche il caso interno della Sardegna, con il governatore Christian Solinas che continua a ribadire che si arriverà nell’isola soltanto con il “passaporto sanitario”, spiegando che basterà una certificazione di negatività al Covid, i cui costi (sostenuti inizialmente dal turista, a patto che riesca a trova la disponibilità di test e tamponi), verranno rimborsati in termini di servizi alberghieri e turistici. Ma su questo tema c’è ancora poca chiarezza e, per il momento, il risultato sono le continue disdette alle strutture ricettive sarde.

 

Giuseppe Orrù

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