Scoperta eccezionale nel Mar Baltico: ritrovato il relitto meglio conservato dell’epoca di Colombo

Situato a 120 metri di profondità, il suo scafo appare al 99% delle condizioni originarie

1 August 2019 | di Paolo Ponga
relitto Mar Baltico - Okant Skepp (3)
Okant Skepp ("nave sconosciuta")

Una straordinaria scoperta archeologica è stata fatta nelle fredde acque del Mar Baltico tra la Svezia e l’Estonia, a circa 150 km a sud est di Stoccolma e a 120 metri di profondità: un’imbarcazione di 16 metri. Si tratta del relitto meglio conservato mai ritrovato del periodo di Cristoforo Colombo e Vasco de Gama, databile infatti agli anni a cavallo fra la fine del ‘400 e l’inizio del ‘500.

Incredibilmente, a causa molto probabilmente della bassa temperatura dell’acqua, del basso contenuto di sale e della scarsità di ossigeno (che limitano la presenza delle teredini e dei microrganismi che si cibano del legno), lo scafo appare al 99% delle condizioni originarie, con l’albero ancora al suo posto.

Una piccola imbarcazione, che doveva fungere da tender, è ancora fissata sul ponte, vicino all’albero, così come l’argano e due piccoli cannoni girevoli. Sono addirittura ancora visibili la pompa di sentina ed elementi del sartiame, così come il bompresso e alcune decorazioni della poppa. Rimane poco, invece, del castello di poppa, praticamente distrutto. Questo particolare, unito al fatto che i cannoni appaiono pronti al fuoco, fa pensare che la nave sia affondata durante qualche sconosciuto evento bellico.

Probabilmente si trattava dell’imbarcazione di un ricco mercante danese o svedese, affondata durante la guerra di indipendenza della Svezia (1521-1523) o, al più tardi, durante la guerra Russo-Svedese (1554-1557). Malgrado la costruzione sia ovviamente nordeuropea, le sue linee e il periodo storico da cui proviene hanno chiaramente ricordato agli archeologi le imbarcazioni più piccole della flotta di Colombo, la “Nina” e la “Pinta”, che affiancarono la più grande “Santa Maria”.

La scoperta aiuterà fortemente gli studi riguardanti la marineria dell’epoca. Questi studi vengono portati avanti da un team internazionale di ricercatori, sotto la guida del dr. Rodrigo Pacheco-Ruiz, archeologo marino che lavora per una società di ricerche oceaniche svedese, la MMT, in collaborazione con l’Università di Southampton e il Maritime Archaeology Research Institute della Södertörn University in Svezia.

“Questa imbarcazione -ha dichiarato il dr. Pacheco-Ruiz durante un’intervista- data all’Età delle Grandi Scoperte Europee e possiede un incredibile livello di preservazione. Dopo 5 secoli passati sul fondo del mare, è quasi come fosse affondata ieri. È davvero una visione stupefacente”.

Negli ultimi giorni, la notizia è rimbalzata sui siti scientifici di mezzo mondo ma ha avuto anche l’onore di finire sull’Independent e sul Daily Mail in Inghilterra e sul New York Times dall’altra parte dell’Atlantico. Si è anche cercato di dare un nome alla nave ma, durante quel periodo, la maggior parte delle imbarcazioni non ne possedeva uno, per cui è stata chiamata “Okant Skepp“, “nave sconosciuta” in svedese.

In realtà, la scoperta di un’anomalia sul fondo del mare era stata fatta nel 2009 dalla Swedish Maritime Administration tramite un side-scan sonar ma è solo ora che è risultato chiaro il valore della stessa, dopo che la MMT, incaricata della posa di una conduttura di gas naturale nell’area, ha indagato in maniera più approfondita. Dalla nave “Stril Explorer” sono stati mandati infatti dei ROV (remoted operated vehicles), che hanno fatto delle fotografie ad alta risoluzione e in 3D: il risultato è stato straordinario.

La nave non ha l’importanza storica del “Mars” (nave da guerra affondata nel 1564) oppure del “Vasa” (affondato durante il varo nel 1628) ma è decisamente più antica ed assolutamente ben conservata. Si tratta, quindi, di un grande successo, nato dalla collaborazione tra scienziati ed industria privata. La MMT è stata fondata dal biologo marino Oleg Oskarsson nel 1976 con l’intento di creare una società di lavori ma anche di ricerche subacquee che portasse avanti operazioni geofisiche, archeologiche e idrografiche, operative sotto la superficie del mare e anche legate all’ambiente. Quanti tesori in fondo al mare e quanta bellezza e storia ancora da scoprire.

Paolo Ponga

 

Fonte foto: Deep Sea Production – MMT

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