Vendono tutto e comprano una barca per girare il mondo: LN intervista la famiglia Portesan

Liguria Nautica ha intervistato la famiglia di Novara (mamma, papà, due figli e due gatti) partita a gennaio per il suo lungo viaggio a bordo di un Beneteau Oceanis 43

2 February 2018 | di Redazione Daily Nautica
La famiglia Portesan a bordo di Gentilina
La famiglia Portesan a bordo di Gentilina

Lasciare tutto e girare il mondo in barca a vela. È il sogno che la famiglia Portesan – Fabio, Marina, i piccoli Valerio e Leilani (9 e 3 anni) e i due inseparabili gatti Vicky e Pancho – sta finalmente realizzando.

“La nostra storia– ha raccontato Fabio, 38 anni, intervistato da Liguria Nautica è cominciata come molte altre. Vita di corsa, tra tanti impegni, per arrivare la sera a vedersi un paio d’ore prima di mettersi a letto. Così -ha spiegato- abbiamo scelto di compiere questo cambiamento desiderato da tanto tempo”. Insieme alla moglie Marina Leva, ha infatti deciso di vendere tutto, casa e macchine, acquistare un Beneteau Oceanis 430 e viaggiare per (almeno) i prossimi due anni. La loro avventura, appena iniziata, è fedelmente raccontata nel blog www.valeila.com, con testimonianze, incontri, foto e video dei preparativi e della navigazione.

L’amore di Fabio per la vela e il mare risale a molto tempo fa. “Ad Angera, sul Lago Maggiore -ha dichiarato a LN- abbiamo da trent’anni la nostra fedele barca di famiglia, Pupaccia, un prototipo da regata dei primi anni Ottanta di 9,39 metri. Mio padre Pietro ci ha insegnato cosa voglia dire andare a vela. Sempre lì abbiamo cominciato a dormire d’estate con i bimbi, anzi pian piano ci siamo resi conto che eravamo tutti i weekend in barca, pure nella stagione più fredda. Anche mia moglie Marina è esperta, ha imparato sul Lago Maggiore, a Dormelletto Vela, con Giovanni Bianco, tattico del Moro”.

Fabio, informatico (è l’inventore del computer ecologico ATMO PC e può lavorare ovunque ci sia una connessione internet) e Marina, trentenne direttrice di negozio, hanno comprato la nuova barca, battezzata Gentilina, nel dicembre scorso e sono salpati a inizio 2018 con tutta la famiglia, gatti compresi.

Una vita concentrata in 30 metri quadrati ma forniti di tutto il necessario. “Gentilina -ha sottolineato Portesan- è la nostra casetta galleggiante, è del 1990, una barca tosta! Con i precedenti proprietari – ha ricordato- si è già spinta fino alle Baleari, quindi lei la strada la conosce già! La struttura è molto solida. Quando l’abbiamo acquistata, abbiamo dovuto aggiornare l’elettronica, sostituire alcuni tratti dell’impianto idraulico, controllare il motore, le prese a mare, le saracinesche e altri piccoli e grandi lavori che si possono vedere sempre sul nostro blog (http://www.valeila.com/tag/gentilina)”.

Siamo proprio orgogliosi -ha affermato- dell’impianto eolico abbinato al solare che produce 500Watt. Abbiamo poi dovuto rifare le coperture interne. Una nota particolare -ha proseguito- la dedico ai terminali del trasto della randa: per scovarli abbiamo telefonato a mezza Italia e, una volta reperiti, abbiamo dovuto adattarli alla rotaia! Alcuni lavori hanno portato via poco tempo e altri un’enormità, ad esempio il bottazzo che abbiamo deciso di inserire con la barca già in acqua e noi a bordo di un kayak”.

“Gentilina -ha spiegato Fabio- é solida e durevole, costruita ancora quando non si risparmiava sui materiali a scapito della qualità del prodotto finale. Una barca dalle dimensioni generose, 13 metri per 4,50, quattro cabine, due bagni e una cucina di 3,50 metri lineari. Insomma, la barca giusta per una famiglia che vuole abitare a bordo. Abbiamo scelto l’Oceanis -ha precisato- per la sua sicurezza e la facilità di manovra.

I Portesan hanno poi illustrato a LN vari aspetti pratici della loro avventura: “Abbiamo calcolato una spesa mensile di circa 1.500 euro. Consideriamo in questo budget anche un accantonamento per Gentilina (eventuali guasti, alaggi e manutenzioni). Circa 500 euro saranno destinati alle vivande, ma dipenderà sempre dal Paese in cui ci troveremo e  i restanti 500 saranno dedicati a gasolio, marina, porti e altre spese che dovremo affrontare (tasse o visti per esempio)”.

In barca passeranno dunque i prossimi due anni, compiendo il giro del Mediterraneo entro novembre, per poi raggiungere le Canarie e magari più avanti affrontare il sogno della traversata atlantica, destinazione Caraibi. In questi giorni si trovano a Bari, al Circolo Nautico Barion, “dove -ha assicurato Fabio- abbiamo ricevuto un’accoglienza veramente speciale. Siamo in attesa di alcuni parti per far bella la nostra Gentilina e abbiamo deciso di approfittare di questa sosta e del meteo favorevole per fare alcuni lavori esterni (bimini). Le prossime soste le faremo a Monopoli, Brindisi, dove incontrerò alcuni miei lontani cugini e poi a Otranto”.

Nei prossimi mesi sono poi previste altre tappe: “A marzo -ha annunciato Portesan- salperemo finalmente per la Grecia e a giugno faremo una puntata veloce in Italia per gli esami di Valerio”. Il bambino infatti sta frequentando la quinta elementare ed ha incominciato ad avvalersi dell’insegnamento parentale. Concordato il piano di studio con i docenti, ci penseranno Fabio e Marina a curare la didattica. “Per le medie -hanno riferito i genitori- l’idea è quella di chiedere il sostegno online di qualche insegnante”. Leilani, la figlia minore, invece non va ancora a scuola e in barca potrà imparare moltissimo e giocare insieme al fratello.

Il mare e la vela sono dunque i loro elementi naturali ma, come si percepisce subito dai loro racconti, la volontà è quella di mettere la famiglia al centro. “Per effettuare una svolta del genere -ha rivelato Fabio- bisogna innanzitutto decidere quale sia la cosa più importante nella vita, cosa si desidera mettere al centro. Se la risposta è la famiglia, allora una scelta come la nostra è quasi inevitabile. Abbiamo quindi venduto casa, parte delle quote della mia società di informatica e tutto ciò che non abbiamo ritenuto opportuno portare nella nostra nuova vita. Se non fossimo partiti con questo progetto -ha concluso Portesan- tra dieci, venti o trent’anni ci saremmo sicuramente pentiti di non aver almeno tentato”.

 

Elisa Teja

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