Allarme capodogli arenati: “uccisi dalle ricerche petrolifere”

I mammiferi sono stati ritrovati a Vasto, si tratta del secondo più grande spiaggiamento di tutto il Mediterraneo

18 January 2016 | di Redazione Daily Nautica

A quanto emerge dai primi dati, sono sette i capodogli arenati in provincia di Chieti. Al momento si sta ancora cercando di capire meglio cosa sia successo, Legambiente Abruzzo è convinta che la causa sia dovuta alle continue ricerche petrolifere in mare.

Giuseppe Di Marco ha provato a spiegare il perchè di questi capodogli arenati. L’esponente di Legambiente ha rilasciato alcune dichiarazioni a ilfattoquotidiano.it.

Probabilmente la presenza di gas nel sangue dei mammiferi potrebbe essere dovuta all’effetto air-gun, che determina “forti esplosioni e il disorientamento dei capodogli che, spaventati, sarebbero finiti intrappolati sui bassi fondali delle coste abruzzesi, a Punta Penne nella Riserva naturale di Punta Aderci. Il gas trovato nei loro vasi sanguigni si può spiegare infatti con una riemersione troppo rapida che probabilmente ha causato un’embolia”.

Capodogli arenati a Vasto: il secondo più grande spiaggiamento di tutto il Mediterraneo

Come detto la causa potrebbe essere l’effetto aur-gun, una tecnica molto usata per ispezionare i fondali marini, al fine di capire cosa contiene il sottosuolo. Essa è utilizzata per la caccia di giacimenti petroliferi lungo tutto l’Adriatico. Consiste in spari fortissimi e continui, ogni 5 o dieci minuti, di aria compressa che mandano onde riflesse da cui vengono poi estrapolati i dati sulla composizione del sottosuolo.

Il peggiore incidente di capodogli arenati è avvenuto sette anni fa, il 10 dicembre 2009 in Puglia, quando otto capodogli sono morti sul litorale garganico tra Ischitella e Cagnano Varano.

In provincia di Chieti, quattro esemplari sono stati salvati, mentre tre sono morti senza che si potesse fare nulla, questi ultimi sono stati rimossi dalla spiaggia dopo tutte le analisi del caso. A coordinare le operazioni è stato Sandro Mazzariol, del Cert (Cetacean stranding Emergency Response Team) dell’università di Padova, centro nato proprio per affrontare le emergenze spiaggiamenti, dopo quello avvenuto nel 2009 al Gargano.

Foto: centrometeoitaliano.itwww.videoandria.comgreenstyle.it

Paolo Bellosta

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