Sea Future 2016: business, tecnologia e ricerca per le Marine di domani

Il nostro collaboratore Paolo Gemelli ci racconta la sua giornata al Sea Future, tra robotica, intelligenza artificiale e visioni sul futuro

30 May 2016 | di Paolo Gemelli

Il tempo non è un gran ché: una coltre di nubi grigie sovrasta il cielo sopra l’Arsenale della Marina Militare a La Spezia. Poco male, le prossime ore le passerò al chiuso. Ho deciso di dedicare la prima parte della mia giornata a Sea Future 2016 al seminario Unmanned e Robotica Marina, nel pomeriggio cercherò di visitare l’exhibition ed i mezzi esposti all’esterno.

La presentazione parla chiaro: “la rapida proliferazione di veicoli senza pilota (UxS) o droni per usi militari e civili rappresenta una sfida crescente per le attività di sorveglianza aerea, marittima e terrestre“. Il tema mi interessa da vicino ed i relatori sono di tutto rispetto.

A sottolineare la vocazione internazionale della manifestazione l’Ammiraglio Harris Chan della marina di Singapore apre i lavori con una panoramica delle tecnologie militari che emergeranno nel prossimo futuro. Come era prevedibile, saranno la robotica e l’intelligenza artificiale a plasmare gli scenari operativi di domani con una crescente attenzione al dominio cibernetico dove, presumibilmente, si  concentrerà una fetta consistente degli investimenti in materia di security.

Cosa aspettarci? Parallelamente allo sviluppo di città sempre più smart, nel giro di un decennio, vedremo i mari sorvegliati da mezzi aerei, di superficie e subacquei dotati di autonomia propulsiva e decisionale crescenti.

Non saranno tuttavia solo i settori difesa e security a beneficiare dell’ulteriore sviluppo tecnologico atteso per i prossimi anni: anche la ricerca oceanografica potrà giovarsi di strumenti di osservazione sempre più affidabili, in grado di sostenere lunghe permanenze in mare, svolgere i compiti assegnati con la minima supervisione umana o raggiungere profondità di diverse migliaia di metri per realizzare, ad esempio,  filmati di alta qualità. E’ quest’ultimo il caso dei ROV (Remote Operated Vehicle) presentati da Guido Gay (Gaymarine) che si sono resi protagonisti del ritrovamento del relitto della corazzata Roma.

Rimanendo in tema di veicoli subacquei, all’interno degli spazi espositivi non è mancato il contributo del CMRE (Centro per la Ricerca Marittima e la Sperimentazione ) i cui glider (veicoli subacquei senza motore utilizzati per acquisire parametri oceanografici) erano impegnati in un’operazione di validazione degli stessi basata con il confronto di dati satellitari al largo delle coste toscane.

Il Centro NATO per la Ricerca Marittima e la Sperimentazione (CMRE) è infatti  impegnato dall’inizio di maggio nella campagna oceanografica LOGMEC (Long-term Glider Missions for Environmental Characterization). I due glider  stanno infatti studiando le caratteristiche del Mar Ligure restituendo agli scienziati del CMRE una gran mole di dati estremamente interessanti e accurati.

La missione, la più lunga di questo tipo mai realizzata dal Centro di ricerche, andrà avanti fino a fine giugno e mira a valutare la variabilità e la predittività dell’ambiente marino, misurandone parametri come conducibilità, temperatura, profondità e fluorescenza (da cui viene stimata la concentrazione di un tipo di clorifilla) e confrontandoli coi dati storici. Pur trattandosi di un’attività completamente finanziata dalla NATO, tutti i dati ambientali raccolti vengono trasmessi quasi in tempo reale alla piattaforma europea di Earth Observation “Copernicus” per una più vasta condivisione all’interno della comunità scientifica.

La giornata non poteva concludersi prima di una visita a bordo di uno dei mezzi navali esposti: nel mio caso si è trattato della nave oceanografica della NATO Alliance che, dal 9 Aprile di quest’anno, batte bandiera italiana ed è operata dalla Marina Militare.

Impostata nel 1985 presso i Cantieri Navali Italiani – FINCANTIERI del Muggiano viene varata nel luglio 1986 e consegnata nell’aprile 1988 all’allora SACLANT Anti Submarine Warfare Research Centre (oggi CMRE). La nave, considerata la più silenziosa della sua categoria, ha una lunghezza fuori tutto di 93 metri ed un dislocamento di 3150 tonnellate.

Le sue particolari caratteristiche acustiche, unite ai 400 metri quadrati di laboratori ed agli spazi per ospitare scienziati a bordo, la rendono particolarmente adatta a sperimentazioni ove l’assenza di suoni al di sotto della superficie è essenziale.

Paolo Andrea Gemelli

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