Controlli in mare, si accende la discussione su Liguria Nautica

Dopo l’articolo contenente le dichiarazioni del presidente Ucina Albertoni che definiscono il diporto italiano in uno stato di polizia del mare, abbiamo ricevuto tanti commenti autorevoli di voi utenti. Eccone una selezione. Continuate a scriverci!

13 August 2012 | di Redazione Daily Nautica

L’articolo da noi postato lo scorso 6 agosto, relativo alle dichiarazioni choc di Anton Francesco Albertoni, presidente di Ucina, secondo il quale il diporto nautico si troverebbe in uno «stato di polizia del mare», a causa del presunto pressapochismo dimostrato dalla Guardia di Finanza circa i controlli in acqua, ha stimolato – come era nostra intenzione – una sana discussione tra gli utenti del nostro portale che, in via di massima, si trovano d’accordo con il presidente di Confindustria Nautica: tuttavia c’è anche qualche voce “fuori dal coro”.

 

Rocco, ad esempio, che scrive: «Buongiorno, ho letto tutti i commenti fatti da chi è intervenuto, si è vero che i controlli fatti dalle forze di polizia sono di questi tempi eccessivi e che ci vuole più garbo e più tatto. Ma mi chiedo, qualcuno degli intervenuti ha mai visto quante unità da diporto, grandi e piccole, hanno a bordo imbarcato personale in nero che viene sfruttato come marinaio, cameriere cuoca ect..ect.. ed al momento dell’avvicinamento della Gdf, carabinieri e Capitaneria, sono obbligati a mettersi in bikini per passare come ospiti a bordo…In coscienza lo sfruttamento del lavoro di queste persone i proprietari delle imbarcazioni di lusso lo digeriscono oppure no?».

 

Patrice interviene invece raccontando la sua esperienza: «Non voglio aggiungere ulteriori commenti sul comportamente delle forze dell’ordine italiane in mare, ma solamente fare presente che ieri, 09 agosto 2012, sono stato controllato dalla dogana francese, mentre ero all’ormeggio nel porto vecchio di Bastia. Il controllo é durato meno di 5 minuti e i funzionari sono stati dall’inizio alla fine estremamente cordiali. Adesso capisco perché i porti corsi sono strapieni di barche battente bandiera italiana, e non solo».

 

Tra i tanti commenti “allineati” alla posizione di Albertoni, scegliamo quello di Stefano (potete leggere tutti gli altri post in coda all’articolo): «Sono molto d’accordo con Anton Francesco Albertoni, questo pressapochismo e questi continuio assilli delle forze dell’ordine (se così si possono definire), porta soltanto scompiglio e mette in imbarazzo tutti gli attivisti del settore. Credo che sia ora di finirla e di avere leggi chiare dove non vi sia spazio ad interpretazioni personali o arbitri, e ora che chi sbaglia debba pagare di persona anche se questa è un pubblico ufficiale, oggi non si capisce più niente sopratutto sul chi deve fare e che cosa, ci ritroviamo con una marea di istituzioni le quali ognuna vuole prendere la propria posizione o fetta di territorio come se ciò le appartenesse, senza contare quanto ci costa mantenere in piedi tutte queste strutture che sprecano tutti i giorni il nostro denaro senza portare benefici. Ho avuto la fortuna per motivi di lavoro di viaggiare molto in Europa, vi posso garantire che situazioni del genere all’estero non avverrebbero mai, innanzitutto per il buon senso durante i controlli».

 

Continuate a farci sapere cosa ne pensate e se ritenete di essere stati vittime di controlli a tappeto ingiustificati, raccontateci la vostra esperienza!

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8 commenti

  1. Carlo Bassi says:

    Concordo pienamente con il tema introdotto da Alberto Iula. Tema di cui poco si parla . Non ne accenna l’ Ucina che non vede nel comportamento delle società di leasing uno dei maggiori freni alle vendite delle,imbarcazioni ; non ne parlano i giornali ( soprattutto quelli di settore ) . Aggiungo due aspetti che conosco per esperienza personale: mentre ” ieri” per accendere un leasing bastava il 5-10% di anticipo cosa che ha permesso a chiunque di comprare barche, oggi non basta nemmeno il 40-50% , un livello che spesso impedisce a molti di avvicinarsi all’ acquisto del nuovo. contemporaneamente le società di leasing che si sono viste tornare indietro centinaia di barche perché i clienti non erano in grado più di pagare, svendono barche usate che fanno concorrenza in maniera micidiale ai cantieri.
    Carlo Bassi

  2. Alberto lula says:

    Naturalmente sono d accordo con chi dice che in Italia l evasione fiscale e insostenibile ma non credo che con il terrorismo psicologico si possa porre rimedio. Non credo sia questo il sistema se non per una motivazione demagogica (anche i ricchi piangono….ricordate?)
    Forse vado fuori tema ma vorrei aggiungere un elemento ai soprusi che un diporti sta deve affrontare ogni giorno……cosa ?
    Io, come la maggior parte di voi pago le tasse, posso permettermi l imbarcazione che posseggo ma non mi e piu possibile cambiarla a meno che acquisti una barca dal costo proibitivo. Al di la delle quotazioni Dell usato, controbilanciate dagli sconti sul nuovo il vero problema sono le società di Leasing. Queste infatti si rifiutano di accettare un subentrante a meno che non ci sia l impegno del vecchio locatario, inoltre la maggior parte dei concessionari sono plafonati e non hanno quindi la possibilità di subentrare in attesa di rivendere l imbarcazione…..

    Insomma il tema esula sicuramente dai controlli delle forze Dell ordine ma mi pare che anche questo sia una violenza che ci tocca subire…che ne dite ? Saluti

  3. Com.te Ciro Micera says:

    Egregi Sig.ri, mi rivolgo a tutti coloro che per un motivo o altro, racconta la propria avventura, prima cosa, i controlli per quanto riguarda le dotazioni di bordo, devono essere fatte dalla guardia costiera.Perchè, loro sanno dei cambiamenti delle leggi, sapendo che già da qualche anno ( come il sottoscritto- perito RINA), mette un timbro ministeriale che rinnova il Certificato di Sicurezza. In Capitaneria, non si deve andare più, almeno per la prima volta, perchè, dopo i cinque anni trascorsi, il timbro non viene più autorizzato, ma deve andare in Capitaneria per il rinnovo del certificato di sicurezza. Per il controllo che deve fare la GdF., sarebbe quello del vedere se la barca è assicurata, ricordandovi, che dal 2005, anche i motori FB da 3 CV in giù, devono avere la loro assicurazione, se no, c’è il pericolo del sequestro dello stesso. Che i finanzieri non conoscono le nuove leggi, mi sembra strano, e se effettivamente fosse così, rivolgetevi alla capitaneria più vicina, segnalando il tutto e chiedendogli di rilasciare una copia della legge in merito, oppure, come è capitato ad un mio amico, ha fatto telefonare dalla capitaneria alla GdF.(con esito favorevole).Per le altre dichiarazioni da parte di coloro che vorrebbero ribbellarsi( anche nel giusto), penso che ora si stà pagando tutto quel tempo che si navigava ( tanto per dire) senza preoccuparsi se vi fossero delle leggi da seguire e rispettare o meno. Persone che, come è capitato ad un mio amico perito, che un proprietario, gli voleva far misurare la lunghezza al galleggiamento e scriverlo come se fosse lunghezza fuori tutta, il tutto per risparmiare circa 180.000,00 euro. Logico che ha ricevuto risposta negativa. Ma di questi casi, quando ce ne sono?. Per oggi mi fermo quì. Quando posso, leggo le vostre richieste e lamentele e con piacere, se posso, dico la mia . Saluto tutti indistintamente- Com/te Ciro Micera – Isp. RINA Prov. di Grosseto –

  4. Carlo Bassi says:

    Rispondo a Stefano! Tutto vero quello che dice rimane il fatto che l’Italia e’ il paese di gran lunga con la maggiore evasione fiscale. E che tanti ” evasori” si sono comprati facilmente barche che intestavano a società e scaricavano come spese di rapprentanza. Tantissimi di questi stanno vendendo barche sopra e sotto i dieci metri proprio per la paura dei controlli fiscali ( come ben sa tante barche sotto i dieci metri costano diverse centinaia di migliaia di euro) . E questo e’ stato perché per decenni nessuno ha fatto controlli ne telematici ne all’ entrata o uscita dei porti. Certo si può e si deve pretendere maggior accuratezza , attenzione e professionalità dalle forze dell’ ordine ma a me viene un altro dubbio: che tutto questo lamentarsi dei controlli e ” gridare” allo stato di polizia sia perché in tanti – soprattutto quelli che hanno motivo di proeoccuparsi – preferirebbero nessun controllo ne telematico ne ” fisico” . Questa si e’ una vecchia abitudine di questo Paese. Mi ripeto: se oggi la maggior parte degli italiani sopporta un peso fiscale insostenibile e’ perché questo Paese ha il più alto tasso di evasione fiscale. Guardate che ogni scontrino del ristorante non emesso lo abbiamo pagato e lo paghiamo tutti noi! Quindi ben vengano i controlli della guardia di finanza !
    Carlo Bassi

  5. Stefano says:

    Buon giorno,
    dopo un meritato riposo di Ferragosto, mi rileggo il mio commento scritto e da voi pubblicato, per il quale colgo occasione per ringraziarvi.
    Vorrei dare una risposta al Sig. Bassi e dare un suggerimento, quando si acquista un’imbarcazione che non sia natante (cioè oltre i 10 metri) l’imbarcazione viene iscritta negli uffici del Registro Navale. Per le Forze dell’ordine addette al controllo fiscale sarebbe più che sufficente effettuare dei controlli telematici per sapere immediatamente e senza disturbare nessuno, sia se sono congrui con la loro dichiarazione dei redditi sia se hanno pagato tutte le dovute tasse o se hanno fatto eseguire tutti i controlli e le visite per la sicurezza in mare. Mà forse questo è troppo semplice, allora e meglio muovere mezzi e uomini che potrebbero essere impiegati in altri settori sicuramente altrettanto importanti, mi viene qualche dubbio: che tutti questi movimenti di mezzi e di persone sia fatto in modo che qualcuno possa lucrarci? per quanto invece riguarda i piccoli possessori di natanti sarebbe sufficente creare un registro apposito. Come vede Sig. Bassi gli Italiani hanno il buon senso ma questo non viene applicato dagli addetti ai lavori.
    Stefano Cugusi

  6. Gianni Conti says:

    Buon giorno, vorrei esprimere la mia opinione in merito ai controlli delle forze dell’ordine in mare, nello specifico della Guardia di Finanza che ultimamente è diventata particolarmente aggressiva. Alla fine di luglio tre finanzieri, un maresciallo e due sottoposti, si sono presentati a poppa della mia imbarcazione (un trawler vecchio di 32 anni) e hanno chiesto i documenti e la ricevuta della tassa di possesso, nulla da eccepire, è loro dovere farlo. Alla fine però mi volevano applicare una multa di 100€ perché pur avendo fatta la visita periodica annuale (come d’obbligo), la stessa non era stata trascritta sulla licenza di navigazione visto che, come la nuova normativa prescrive, ciò non è obbligatorio per le imbarcazioni non omologate CE (come nel mio caso). Dopo una lunga discussione e dopo aver promesso che il giorno dopo sarei andato in capitaneria ad adempiere a quello che loro presumevano fosse un mio dovere, in capitaneria mi hanno ribadito quello che già sapevo, cioè che la mia posizione era regolare. Quando sono tornato dal finanziere e ho illustrato il risultato della mia visita alla capitaneria di porto, volete sapere cosa mi ha risposto? Che non è suo dovere informarsi dei cambiamenti della legge e che se la capitaneria non lo informa, lui è tenuto ad applicare ciò che conosce, che potevo sempre rivolgermi al giudice per far valere le mie ragioni. A voi l’ardua sentenza, vorrei sapere in che mondo viviamo. Buon mare a tutti gli appassionati.

  7. Carlo Bassi says:

    Caro Albertoni, cosa suggerisce di fare altrimenti in un Paese come il nostro dove l’ evasione fiscale e’ il motivo principale della nostra crisi? E dove, come sanno bene tutti, per un paio di decenni il settore della nautica ne ha goduto in maniera determinante? Si parla di fuga all’ estero ma attenti in paesi ” evoluti ” come dovrebbe essere il nostro le tasse le pagano tutti , ma proprio tutti, i possessori di barche. Se oggi ci sono delle esagerazione ( e ci sono sicuramente!) era esagerata anche la situazione precedente. Ricordiamocelo bene perché prima che imprenditori del settore o armatori siamo cittadini. E ciò che ne traiamo ( e ne abbiamo tratto) come vantaggio da una parte poi lo ” paghiamo” ( e lo stiamo pagando) caramente.
    Carlo Bassi

  8. come da prassi italica si passa dal niente al terrorismo fiscale,giusto per chi evade, ma esagerato in un periodo dove la nautica gia’ era disastrata dalla crisi mondiale e ora dalla guardia di finanza che negli anni addietro ha dormito alla grande.oppure non vedeva con la conseguenza che anche chi fiscalmente non avrebbe nulla da temere-a dire il vero pochi- da noi nell’adriatico portano la barca in croazia-grecia-turchia-ecc. cosi’ i controlli li fanno ai pedalo’,lasciando noi artigiani e operai che non hanno nulla a che fare con l’evasione fiscale in braghe di tela tanti hanno gia’ chiuso altri li seguiranno a breve
    in italia per risolvere il problema si fa’ come con l’ilva si chiude e si manda in disoccupazione tutti
    saluti da pesaro ex polo industriale nautica alfio bartolini

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