Crisi della nautica, Albertoni: «Insensati atti di politica economica»

l presidente di Confindustria Nautica, intervenuto a un forum sul turismo a Santa Margherita Ligure, ha individuato due concause all'attuale crisi della nautica: la diminuzione congiunturale dei consumi e delle spese e «atti insensati di politica economica» perpetrati dal governo tecnico

17 September 2012 | di Redazione Daily Nautica

Per il presidente di Ucina Anton Francesco Albertoni, sullo stato di salute della nautica, «che dal 2008 al 2012 ha fatto perdere in valore oltre l’80%», hanno gravato «sia la diminuzione congiunturale dei consumi e delle spese, sia insensati atti di politica economica, quasi incredibili se si pensa essere stati condotti da un Governo composto da tecnici, che si presume abbiano competenza in materia».

 

Secondo il presidente di Confindustria Nautica, che è intervenuto a un forum sul Turismo a Santa Margherita Ligure, «è mancato un coinvolgimento delle parti, che peraltro avevano proposte concrete, e si è arrivati così a leggi talmente assurde che hanno poi generato una marcia indietro. Ormai il danno è fatto, ancor più per la Liguria, in cui si concentra il maggior numero di porti turistici, dalla forte vocazione nautica e con un indotto in proporzione».

 

Il presidente di Ucina ha denunciato inoltre come «il 72% degli espositori del Salone Nautico di Cannes, che si sta chiudendo in questi giorni, sia costituito da imprese associate Ucina, molte delle quali non saranno presenti a Genova».

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14 commenti

  1. charly 1000 says:

    Ho letto questi commenti e non ho trovato nulla che già non fosse stato detto, le solite lamentele sul costo degli ormeggi in Sardegna, le solite considerazioni si prezzi bassi in Croazia, lo stupore di Gianna che sottilizza fra tassa di proprietà o tassa di stazionamento, comunque una tassa.
    Albertoni e compagnia si sono meritati la diserzione degli espositori a Genova.
    Non hanno fatto nulla per incoraggiare gli espositori, non solo ma hanno mantenuto l’atteggiamento che avevano negli anni d’oro: se vuoi é così, se non ti va bene….. la lista di attesa é lunga, avanti un altro.
    Sono riusciti a rendersi talmente antipatici che in molti non vedevano l’ora di poter fare a meno di partecipare a questo salone e finalmente si sono resi conto che le loro aziene sopravvivono benissimo senza parteciparvi, proprio non ne hanno sentito la mancanza.

    Albertoni si stupisce ?

    Anche qui niente di nuovo.

    Sono in tanti che “stupiscono” Polverini, Rutelli, Bossi, etc. etc. (anche questa lista é lunga) e noi intanto continuiamo a remare contro corrente e a pagare , da una vita per tutta la vita.

    Ahi serva Italia di dolore ostello
    nave senza nocchiero in gran burrasca
    non donna di provincia ma bordello. (Dante Alighieri).

    Da allora nulla é cambiato.

    Anche qui niente di nuovo, politica, interessi, promesse, chiacchiere

  2. Giancarlo says:

    25 anni fa, già sostenevo che: IN INGHILTERRA POSSEDERE LA BARCA E’ UNA TRADIZIONE, IN FRANCIA UN LUSSO, IN ITALIA ….UN REATO.

  3. Svnarese says:

    I commenti del Presidente Albertoni mi stupiscono. Critiare anche se velatamente, la lotta all’evasione fiscale non dovrebbe essere degno di in Presidente dell’UCINA.

    La crisi della nautica italiana e’ dovuta sia dalla situazione congiunturale negativa come da lui citato, sia dal fatto che lo sport nazionale italiano, oltre al calcio, e’ l’evasione fiscale. Molte barche italiane sono “scappate” all’estero non a causa della introduzione della tassa sulle imbarcazioni, bensi’ perché i loro possessori avevano timore degli accertamenti fiscali. Buona parte dei proprietari di imbarcazioni in Italia dichiarano un reddito annuo con il quale non riuscirebbero non dico ad acquistare, ma nemmeno mantenere, la propria imbarcazione.

    Altra causa della “fuga”: lo sfruttamento nei confronti della nautica da parte dei marina italiani. Quest’anno con la mia vela di 13,65 m. Ho trascorso le vacanze nella costa orientale della Sardegna e della Corsica. Da Villasimus a Campoloro. Sembrava di essere tornati agli anni 60/70. In Italia ho trovato posto ovunque, molti marina erano praticamente vuoti, in Francia l’opposto. Uno dei motivi: i prezzi. Esempio: rifugiato a Porto Massimo a causa di un colpo di vento sulle Bocche, ho dovuto pagare per una notte ben 240 Euro. A porto Ottiollu sono “scesi” a 140 Euro a notte. In Corsica, con servizi ottimi, i prezzi variavano tra i 50 ed i 60 Euro. Perché in Italia i proprietari o gestori dei marina sfruttano in maniera così indecente i diportisti? Chi lo consente? Da pensionato che dichiara fino all’ultimo centesimo e che non teme certo gli accertamenti fiscali, probabilmente anche io trascorrerò il prossimo anno le vacanze all’estero se i marina italiani non la smettono di essere cosi’ esosi. Si parla di crisi dell’indotto, ma talvolta la crisi e’ lo stesso indotto a causarsela.

    Il Presidente Albertoni, anziché scagliarsi contro il Governo che finalmente adotta una sana politica di lotta all’evasione fiscale, dovrebbe promuovere una campagna mediatica contro ben altri sfruttatori della nautica. Dovrebbe anche lui sostenere la lotta all’evasione fiscale, ma cio’ evidentemente andrebbe contro gli interessi della categoria che rappresenta. Chi comprerebbe le barche prodotte dai suoi rappresentati? Probabilmente solo gli stranieri e pochi italiani.

  4. Raffaele says:

    Io nel 2007 e 2008 avevo la barca a vela ( 12,70 ) in Croazia.
    Posto barca meno di 4000€ annui tutto incluso, carena, 1200€ ogni due anni ovvero 600€ all’anno, assicurazione 1250€, mettiamoci pure 2000€ di imprevisti.
    Diciamo generosamente 8000 € all’anno, ebbene secondo l’agenzia delle entrate in quegli anni io dovevo dichiarare circa 50000€ all’anno solo per la gestione della barca, più , la casa principale, un monolocale in montagna ( Val Brtmbana non Cortina) le auto e la moto vi lascio immaginare quanto avrei dovuto dichiarare
    Raffarle

  5. gianna says:

    Vorrei sapere perchè il signor “io pago le tasse” Gian parla di tassa di stazionamento visto che la tassa è di possesso.
    Fu proprio l’iniziale demenziale “tassa di stazionamento” che ha fatto “emigrare” le grosse barche in francia e croazia e che ha fatto anche lasciare a casa una buona parte di personale italiano

  6. come sostengo da 33 anni il settore nautica a parte pochissime eccezioni e’ costituito da personaggi oscuri-come si dice quello pulito ci ha la rogna- se a questo si aggiunge la crisi i lising dati ai soliti iuppis o come si chiamano quelli che esibiscono senza avere le basi economiche considerando che i veri appassionati sono una rarita’ e magari con poco da spendere aggiungendo la caccia all’evasore da parte dell’agenzia delle entrate, il tutto ha portato al collasso del settore,perche meravigliarsi?
    questi casini altri settori non li hanno avuti- a parte la crisi che ha colpito tutti- perche lavorano da sempre in maniera seria ,certo falliscono anche le loro aziende,ma da noi e’ una tragedia,conclusione il settore era ed e’ malato ci vorrebe una cura da cavallo oppur l’eutanasia con tanti fiori sulla tomba
    saluti

  7. gian says:

    Francamente mi chiedo qual sia il senso di queste lamentele. Che cosa ha fatto il Governo? ragioniamo sui numeri: se uno ha una barca di 15m a vela di 5 anni di eta’ in un porto della Liguria e la vuole tenere decentemente quanto spende ogni anno? cosi’ tanto per dare ordini di grandezza: posto barca 12000, assicurazione corpi 3000, manutenzione ordinaria anno (carena, motore, etc.) 4000. Tralascio la quota parte delle manutenzioni straordinarie (vele, cordami, riparazioni,…) e altre considerazioni quali la rata del leasing o il deprezzamento del capitale investito. Totale 19000 Euro. Quanto vale la tassa di stazionamento? 739,50€.
    Ovvero meno del 4% della spesa annua di esercizio della barca. E’ sufficiente a mandare in crisi un settore???
    I veri fattori della crisi del settore sono due: la riduzione degli introiti dovuto alla crisi economica, soprattutto per i professionisti e, più importante, l’inasprimento della lotta all’evasione fiscale che sta facendo emergere l’incongruenza tra i redditi dichiarati e il possesso di una barca. Siamo convinti che il Governo sia criticabile per questa azione sacrosanta??? Non è che se la porto in Corsica, in Francia o in Croazia e voglio usarla un po’, spendo, per arrivarci, di più di quanto risparmio di tassa di stazionamento? Io pago le tasse, pertanto la barca ce l’ho, batte bandiera italiana, me la tengo in un marina italiano e, cosi’ facendo, sostengo anche l’economia locale.

  8. gianni says:

    il Presidente Albertoni ha ragione è un peccato che tanti cantieri non vadano a Genova!!!

  9. gianni says:

    il Presidente Albertoni non si chiede come mai i cantieri italiani vanno a Cannes e non vanno a Genova? forse non sa che il salone di Genova lo organizza lui?

  10. silvano says:

    Ho visto mister Beffera in tv , hanno recuperato tanti soldi con l’evasione, ma non hanno detto quanti soldi hanno perso di entrate , ogni euro recuperato hanno fatto 100 euro di danni. ora chi paga la perdita di posti di lavoro aziende chiuse e svalutazione a zero di certi prodotti , chiaro che questo va bene su tutti i settori , Tutto questo per pagare i stipendi ai statali che poverini sono a rischio … i privati devono pagare o morire .
    un bel vafa a questo governo di tecnici , che se prendevono qualche bidello delle elementari forse facevano meglio e meno dani

  11. ANTONIO says:

    IN UN PAESE COME L’ ITAIA DOVE IL MARE TOCCA L’80% DEL TERRITORIO IL SETTORE NAUTICO DOVREBE ESSERE INCREMENTATO E SOVVENZIONATO PER CERCARE DI CONTRASTARE L’ATTUALE CRISI, MA EVIDENTEMENTE IO NON SONO LAUREATO E TANTOMENO DOCENTE ALLA “BOCCONI”, QUINDI COME IL RESTO DEGLI iTALIANI CHE NON LO SONO NON NE CAPIAMO NULLA DI ECONOMIA E QUESTO E’ IL RISULTATO………

  12. PAOLO says:

    Negli USA, chi ha un’ elicottero é paragonato a chi ha una bicicletta, in Olanda, poiché tutti hanno una barca, l’ averla é come avere una biciclatta, in Croazia, se non hai una barca non ci si può spostare, in Inghilterra avere una barca é un’ obbligo e una tradizione, …in Italia avere una barca é evasione deliquenziale perseguibile a priori, privando i possessori del loro hobby, del loro divertimento e relax, delle piccole cose che aiutano a vivere conquistate anche per passione e sacrificio.

  13. francesco says:

    in corsica si stanno facendo le palle d’oro con le barche italiane

  14. luca says:

    APPENA IERI AL TG2 PARLAVANO DEI SETTORI CHE STANNO RISENTENDO MENO DELLA CRISI ,NELLA LISTA C’ERA ANCHE QUELLO DELLA NAUTICA NELLE VENDITE IN ITALIA E ALL’ESTERO .
    ESSENDO NEL SETTORE, A MIO PARERE I GIORNALISTI RAI MI SA CHE VIVONO IN UN ALTRO MONDO TUTTO SUO!

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