Diporto commerciale: le attività disciplinate e le sue criticità

Ecco le risposte che cercavate in materia di diporto commerciale. Chiariamo insieme le eventuali perplessita'.

20 April 2016 | di Redazione Daily Nautica

Come sicuramente tutti sanno il c.d. codice della nautica da diporto è uno dei principali strumenti normativi, assieme al codice della navigazione, attraverso il quale è disciplinato anche l’utilizzo commerciale delle unità da diporto.

In questo articolo parleremo essenzialmente degli usi commerciali disciplinati dalla norma e delle annesse criticità che spesso si ritrovano ad affrontare molti armatori.

In prima battuta c’è naturalmente da specificare come il codice della nautica da diporto (cfr. art. 2 del codice) disciplini essenzialmente 4 scenari afferenti l’impiego commerciale:

  1. La locazione (ovvero la locazione a scafo nudo dell’unità per un determinato tempo e dietro corrispettivo);

  2. Il noleggio (ovvero la messa in disponibilità dell’unità, armata ed equipaggiata, al noleggiante);

  3. Scuola nautica (per le attività afferenti al conseguimento della patente nautica);

  4. L’assistenza alle immersioni sportive.

Ciò anteposto, sono chiaramente già immaginabili le svariate attività di fatto non disciplinate dalla norma, come ad esempio: corsi di vela e navigazione, corsi per skipper, Boat Hotel, velaterapia ecc. ecc.

Tutte laboriosità che se pur per definizione possono essere classificate come “attività lucrative” non sono di fatto disciplinate e regolamentate dalla norma portando, frequentemente, molti addetti ad operare in situazioni di sostanziale illegittimità, sotto il profilo squisitamente normativo, con tutti i relativi ed eventuali rischi del caso.

Altro punto importante da considerare è quello assicurativo che se non debitamente “verificato”, sempre rimanendo nell’utilizzo commerciale, può rappresentare un vero e proprio pericolo in caso di sinistro: ciò è dato dalla non obbligatorietà di specifiche estensioni assicurative per l’utilizzo commerciale.

Infatti se nelle fasi d’accertamento del sinistro, svolte dal perito dell’assicurazione, venisse riscontrata l’assenza delle specifiche coperture per l’utilizzo per le quali l’unità è destinata (ma anche nei casi in cui il comando fosse affidato a persona non in possesso dei necessari titoli), l’assicurazione potrebbe in effetti valutare la possibilità di non erogare alcun rimborso e, peggio, esercitare un’eventuale azione di rivalsa.

Altro problema atavico, condiviso con il diporto in generale, è da ricercare invece sulla non infrequente e mancata regolarizzazione del personale che a vario titolo svolge un’attività lavorativa a bordo, soprattutto hostess, steward, cuochi ecc.

Qui il rischio è sicuramente duplice, sia per l’armatore che per il lavoratore: l’armatore infatti – e spesso – può rischiare vertenze e rivendicazioni, oltre che incorrere in verosimili sanzioni da parte degli enti di controllo.

Il lavoratore invece, e soprattutto nel caso in cui non abbia i necessari titoli per svolgere la professione marittima, oltre che rischiare penose conseguenze si trova a lavorare nella piena illegittimità senza coperture assicurative e assistenziali, altrimenti previste per il personale regolarmente iscritto nella gente di mare.

Dunque, per questi e per molti altri motivi, è sempre utilissimo prendere coscienza dei limiti (ma anche delle opportunità) afferenti la gestione della propria imbarcazione.

Daniele Motta
Perito e Consulente Navale
Tel. +39 389 006 3921
info@studiomcs.org
www.perizienavali.it

 

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2 commenti

  1. Gentilissimo Accardi,
    La ringrazio molto per il suo apporto in questa materia, conoscendo, tra l’altro, il suo impegno in questo senso. Non posso dunque che condividere in pieno le sue osservazioni ed in particolar modo quelle relative alle pratiche MCA che reputo, come sempre, le migliori, e non solo per il diporto…
    Per quanto riguardano le solite interpretazioni che si danno alla normativa la speranza sarà, a questo punto, vedere come il legislatore modificherà il codice, non in ultimo in vista delle recenti news che ne danno per imminente la nuova stesura.
    Ringraziandola, saluti e buon lavoro anche a lei.

  2. Gent.mo Sig. Motta,
    ottima la sua illustrazione del problema in poche righe.
    Molte delle incertezze cui ha fatto riferimento sono da ricercarsi anche nell’impreparazione del personale delle Capitanerie di Porto, che talvolta annotano sulla licenza di navigazione la dicitura “scuola vela”, tollerano attività quali “Crociera scuola”, “Boat & breakfast”, “Hotel Cruising” o peggio la locazione con skipper.
    Per contro l’attività di noleggio si esprime con l’utilizzo dell’unità “da ferma o in navigazione” quindi anche Boat & breakfast dovrebbe ricadere nel noleggio…
    Ancora l’assistenza alle immersioni dovrebbe impiegare il mezzo per il solo breve trasferimento dal porto d’imbarco al punto di immersione, senza tollerare il pernottamento o consumo di pasti a bordo.
    Per contro, in tutto questo, la sicurezza è demandata unicamente ad un ridicolo certificato di sicurezza speciale ed HCCP, senza alcuna particolare attenzione alla preparazione di chi ne assume il comando, magari in possesso del semplice “Titolo professionale di conduttore unità da diporto”.
    Gli inglesi (e tutta la marineria anglofona) prevedono che qualsiasi attività unità nautica che svolge attività non a titolo gratuito (E non “non lucrativa”), debba essere qualificata come Small/Large Commercial Vessel) con caratteristiche simil SOLAS e l’equipaggio in possesso di reali qualifiche nautiche, lasciando quindi spazio a qualsiasi tipo di attività commerciale, senza troppi fronzoli o incertezze per l’operatore e l’utenza.
    Mi auguro voglia ampliare i suoi redazionale con riferimento a questi argomenti.
    Grazie per l’attenzione, buon lavoro

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