Giallo Norman Atlantic: clandestini, sicurezza fragile e un carico sospetto, i nostri interrogativi sul caso

La tragedia del Norman Atlantic potrebbe nascondere uno scenario ancora più drammatico di quello che abbiamo già visto, ecco le nostre domande per riflettere sul caso

2 January 2015 | di Redazione Daily Nautica

Norman AtlanticCi sono troppi interrogativi nella tragedia Norman Atlantic, troppi lati oscuri che devono essere chiariti dall’inchiesta in corso. C’è anche troppa italica fretta nel ricercare eroi da sbandierare, in questo caso il Comandante Giacomazzi, un Comandante che ha fatto quello che doveva fare in una situazione di emergenza, un uomo che è però sotto inchiesta (come da prassi in questi casi) e le cui responsabilità sull’accaduto sono al vaglio degli inquirenti.

 

Nell’enfatizzare la discesa del Comandante dalla nave per ultimo, la retorica nazionale e alcuni media generalisti commettono un grossolano errore. Siamo un paese che teme sempre di vedere spuntare dietro l’angolo un nuovo Schettino, siamo un paese così abituato alla viltà, alla corruzione e al torbido che abbiamo un continuo bisogno di identificarci in nuovi eroi. Le domande che dovremmo invece porci con la massima urgenza, evitando di rotolarci nella retorica emotiva, a nostro avviso sono le seguenti:

 

Quali ragioni hanno spinto la società armatrice ad arruolare rimorchiatori privati per tentare di trainare il traghetto a Valona?

La Norman Atlantic nasconde nelle sue stive infuocate un drammatico traffico di clandestini?

Sono state rispettate tutte le norme di sicurezza?

Il carico di una grande quantità di olio a bordo dei vari tir era regolare?

Qual’era la destinazione di quest’olio e a cosa sarebbe servito? (Non è una novità che l’olio venga usato per contraffazioni alimentari di vario tipo)

Il Comandante era o meno a conoscenza dell’esatta natura del carico della nave, sia per quanto riguarda le persone sia per le merci?

 

Attendiamo con urgenza una risposta a questi quesiti che ci sembrano cruciali.

 

Foto Marina MIlitare

 

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8 commenti

  1. alberto says:

    Oltre a essere domande sembrano insinuazioni. Quando capita un incidente c’è sempre qualcuno alla ricerca della malafede di qualcun altro. E’ vero che a pensare male si fa peccato ma spesso ci si azzecca…ma non sempre. Per quanto riguarda i rimorchiatori ritengo che l’unico titolato a rispondere sia l’armatore, altri possono diffondere solo illazioni. Per quanto riguarda i clandestini, proprio perché tali sono, è difficile stabilirne il numero , la provenienza e l’organizzazione, comunque c’è chi se ne occupa in modo professionale.
    Per quanto riguarda la sicurezza, anche se questa in assoluto non esiste, ci sono Autorità preposte al controllo. Che diversi tir trasportassero olio non rappresenta un particolare problema per quel tipo di nave. Quale ne fosse la destinazione e l’uso non è affare del Comando di bordo. Ogni Comando riceve la lista del carico e dei passeggeri. Ovviamente è umano errare e qualche errore ,magari in buona fede, ci sta. Prima di parlare e scrivere bisogna avere conoscenza delle cose per non diffondere inesattezze che, a volte , sono più deleterie dei fatti stessi. Comunque a bordo non esistono eroi, esistono professionisti che fanno il loro dovere ,così come a terra, e difronte a gravi incidenti cercano di comportarsi al meglio , non sempre ci riescono al 100%. Ogni individuo reagisce secondo la propria natura ed educazione. Poi esiste…. Schettino che, a suo dire ha fatto quello che gli era possibile, secondo me molte fesserie, a cominciare dall’avvicinarsi meno di un miglio da terra

  2. Pietro Caricato says:

    Appare inverosimile che un incendio si sia sviluppato da solo in un garage di una nave. Tutti sappiamo quanti clandestini entrano in Italia nascosti nei camion imbarcati in Gtecia; e’un grande business!. I garage quindi si animano una volta chiusi e i clandestini assiderati vengono fuori dai loro nascondigli. E’ probabile che in un modo o nell’altro abbiano accesso un fuoco per riscaldarsi e involontariamente dato luogo all’incendio. Speriamo che la verità venga fuori.

  3. tommaso says:

    Posso ipotizzare azzardatamente un incendio doloso per un regolamento di conti tra scafisti e, più potenti, società armatoriali in concomitanza delle ovvie inadempienze del Rina e delle Autorità Portuali. Se si aprisse una vera inchiesta, con veri organi di controllo su questo, come su tutto, si fugherebbero i dubbi dei complottisti malpensanti e si darebbe una speranza agli italiani che, fuori dai giochi, subiscono questa cleptocrazia.
    Lo stato ha requisito mare e terra agli italiani onesti e non per cederli in gestione alle varie corporazioni senza scrupoli; così affondano navi, crollano case antisismiche senza sisma, viadotti, e valori immobiliari bruciando il capitale creato dai nostri nonni.

  4. luca says:

    Bisogna chiedersi :al giorno d’oggi quanto possa ancora decidere un comandante .mi sembra che ormai sia una figura fragile facilmente ricattabile di cui gli armatori tirano le fila come burattini e li usano come scudo per scaricare le responsabilità.

  5. Nick says:

    da una persona che è andata per mare per oltre quaranta anni, vorrei far notare che, l’eventuale problema sofferto sulla Norman Atlantic, così come in qualsiasi altro incidente marittimo, non sono gli interrogativi che vengono alla luce dopo il fattaccio ( del perchè la società armatrice ha ingaggiato un rimorchiatore fuori dal contesto, etc…. ), queste sono aggravanti, ma le principali cause di questi disastri e la conseguente perdita di vite umane sono solo due, il numero esiguo di personale assegnato su una nave da una tabella di armamento, e la sempre continua poca professionalità che si rileva nel tempo, e non parlo solo di marineria italiana, è un problema globale, che nasce con le nuove normative IMO di trenta anni fà, che hanno fatto aumentare la burocrazia e assottigliare il personale a scapito della sicurezza, aumentata nell’ultimo decennio dalle regolamentazioni della Security/Antiterrorismo.
    Signori miei, qualsiasi emergenza che nasce su una nave è un inferno, ma l’incendio è il più grave, i corsi possono dare una cognizione del problema, ma la natura tutte le volte prende il sopravvento.

  6. Giuliano says:

    Chiunque sia stato a Igoumenitsa o altro porto greco con traghetti in partenza per l’Italia sa bene che ci sono ogni sera centinaia di clandestini che si nascondono nei tir in partenza per l’Italia. I doganieri greci fanno finta di scacciarli,i trasportatori greci e italiani fanno finta di non sapere,i doganieri italiani non controllano,i comandanti fanno finta di non sapere,così tutti ci guadagnano,fuorché noi italiani che paghiamo le tasse per poi mantenere quei parassiti e Roma ladrona !

  7. gianni risso says:

    Vorrei sapere perché quando è scoppiato l’incendio a poche ore di navigazione dal porto di partenza e viste le pessime condizioni del mare (in tempesta) la nave non è ritornata al porto di partenza? o in Albania?

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