Haven: 20 anni fa il disastro. Il bilancio di Arpal

L’Arpal ha dichiarato che sul fondale della spiaggia di Arenzano dove giace il relitto dell’ “Haven” rimangono ancora circa 75 tonnellate di petrolio, impossibili da rimuovere

1 September 2011 | di Redazione Daily Nautica

Il 14 Aprile 1991 la petroliera cipriota Haven, già da alcuni giorni “agonizzante” dopo un’esplosione avvenuta durante delle operazioni di travaso di greggio, affonda a circa 1 miglio dalla spiaggia di Arenzano, provocando uno dei disastri ambientali più gravi della storia della Liguria.

 

Nell’estate del 2008 venne posta in essere una operazione di messa in sicurezza “pioniera” nel suo genere: in 60 giorni, a 100 metri di profondità, i sub perforarono i 7 piani dello scafo della nave e pomparono in superficie, secondo l‘Arpal (Azienda Regionale per la Protezione dell’Ambiente Ligure), circa 100 tonnellate di petrolio. Le stime parlano di 90 tonnellate di petrolio che bruciarono nei 3 giorni fra esplosione e l’affondamento,  e ancora più di 75 tonnellate che giacciono sui fondali di Arenzano.

 

Queste ultime, però, sarebbero impossibili da recuperare, a detta dei responsabili dell’Arpal, Rosella Bertolotto e Paolo Moretto, che qualche giorno fa nel porto di Varazze a bordo di Goletta Liguria, hanno ammesso che è impossibile bonificare tutto il fondale, ma sottolineando, allo stesso tempo, come l’Arpal abbia svolto sei campagne di monitoraggio chimico-biologico prima, durante e dopo la bonifica della Haven. ”Abbiamo lavorato insieme alle Università del Piemonte Orientale e di Genova e all’Ist di Genova – ha detto Moretto -: la qualità dell’ambiente marino è sotto controllo, la Haven è affondata in una zona abbastanza povera, un fondale di mare profondo 80 metri con sedimenti fangosi e poche possibilità d’insediamento da parte degli organismi e le fiamme hanno ‘sterilizzato’ il relitto”.

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