Il vice ministro Rixi a Liguria Nautica: “Il registro telematico del diporto pronto per la prossima stagione”

Intervista esclusiva al vice ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture, Edoardo Rixi, con cui abbiamo parlato di questioni nazionali, come il Registro telematico del diporto, fino a vicende più locali, come la Nuova Darsena di Genova

14 December 2018 | di Giuseppe Orrù

Il Registro telematico del diporto, una delle principali novità introdotte dalla revisione del Codice della Nautica, sarà operativo già dalla prossima stagione. Le Capitanerie di Porto sono già al lavoro per inserire i dati per creare il registro unico nazionale e abbandonare finalmente la carta. A raccontarlo in un’intervista esclusiva a Liguria Nautica è il genovese Edoardo Rixi, vice ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture.

Rixi avrebbe voluto anche rivedere al ribasso i canoni per i diportisti per dare ulteriore impulso alla nautica da diporto e ai porticcioli. Ma gli aggiustamenti in corso sulla manovra finanziaria hanno fatto saltare finora questa misura, che avrebbe comportato un’esborso di 40 milioni di euro per le casse statali. Secondo Rixi, però, è stata solo rimandata e il governo, assicura il vice ministro, non dimenticherà i diportisti.

LN – Onorevole Rixi, al Salone Nautico di Genova il ministro Toninelli dava ormai come cosa fatta l’entrata in vigore del Registro telematico delle imbarcazioni e solo pochi giorni fa è arrivata l’approvazione anche dei regolamenti. Quando diventerà davvero effettiva questa novità così attesa dai diportisti?

ER – Ci auguriamo già nella prossima stagione. Non ci saranno più registri cartacei e avremo un registro unico a livello nazionale quando si comprano e vendono le barche. Ci sarà la certezza e la semplificazione dei finanziamenti, soprattutto nei leasing nautici, oltre ovviamente al fatto di eliminare la carta che costringe chi deve fare delle modifiche alla barca, a recarsi nel posto dove è stata registrata sui vecchi registri cartacei. Con le Capitanerie di Porto stiamo provando a implementare le risorse destinate a inserire i dati per la creazione del registro. Siamo in una fase avanzata dei lavori.

LN – Sempre il ministro Toninelli aveva anche ventilato l’ipotesi di estendere da 10 a 12 metri la lunghezza per i natanti, quindi le barche non immatricolate. Il governo sta valutando davvero questa ipotesi o era solo un’idea estemporanea?

ER – Ci stiamo studiando. Per ora non ci siamo ancora dati una tempistica. Adesso dobbiamo prima chiudere la legge finanziaria.

LN – La mareggiata del 29 ottobre ha inflitto un altro duro colpo alla nautica, soprattutto in Liguria. Da ligure e da vice ministro cosa servirebbe adesso per risollevare questo settore d’eccellenza italiana?

ER – Stiamo mettendo delle risorse. Il problema è che molto spesso le opere sono private. Penso al porto di Rapallo: lì è una vicenda privata. Se poi le opere le fa lo Stato, allora diventerebbe una gestione pubblica. Abbiamo messo delle risorse speciali, sia in Liguria che in altre Regioni ma diversi porti sono pubblici.

Il vero tema è capire come riordinare l’intero settore. Ma è un tema che non si affronta durante l’emergenza. Durante l’emergenza si cerca di dare risposte e si iniziano a mettere in ordine le cose che ci sono. Ovvio che nel 2019 inizieremo a ragionarci.  A me sarebbe anche piaciuto prevedere una revisione dei canoni dei diportisti: se avessimo fatto il 2,4% di indebitamento si sarebbe potuto fare.

In questa situazione, invece, abbiamo dovuto eliminare alcune misure che avevamo previsto. Ma su questo tema ci staremo dietro. È un modo per rispondere alle esigenze dei diportisti e per rilanciare i porticcioli. Era una misura che secondo il Mef (il Ministero dell’Economia e Finanze, ndr) costava più di 40 milioni di euro.

Nelle ristrettezze del bilancio di quest’anno, quindi, non era possibile. Spero nel 2019 di avere la possibilità di rivedere il Codice della Nautica e inserire alcune cose, come i natanti fino a 12 metri e una serie di norme che vadano a semplificare la vita di chi ha un’imbarcazione.

LN – Proprio a seguito dell’ultima mareggiata, che ha colpito centinaia di stabilimenti balneari, il governatore Toti aveva invocato il superamento della direttiva Bolkestein per permettere ai balneari di investire nelle loro strutture, senza la spada di Damocle di una concessione all’asta. Cosa può fare il governo in questo senso?

ER – Stiamo facendo un emendamento al Senato per poterlo fare. Bisogna vedere quanti ci lasceranno di anni in termini di concessioni. Noi stiamo chiedendo 25 anni, bisogna capire se sarà possibile arrivare a questa soluzione.

LN – A Genova la vicenda delle concessioni per la Nuova Darsena della Fiera ha creato non pochi malumori tra i diportisti, oltre ad attriti tra Ucina ed il Cantiere Amico. Cosa ne pensa della decisione dell’Autorità Portuale?

ER – Io mi auguro che Ucina e Nautica Italiana (a cui fa appartiene Cantiere Amico ndr) facciano la pace. Se no non vedo grande futuro per entrambi. Io mi auguro che gli italiani siano talmente intelligenti da capire che in un mondo come quello di oggi bisogna fare sistema. A me sarebbe piaciuto trovare un’intesa tra i Cantieri Amico e Ucina, che riuscisse ad ottemperare alle esigenze di tutti.

Il problema è che non è così facile perché sono due soggetti diversi, che a mio avviso devono cercare di collaborare. È chiaro che l’Autorità portuale non poteva fare diversamente. Lì c’è un progetto per realizzare un investimento che permetterà al porto di Genova di ospitare il rimessaggio di grandi yacht. Il progetto di Renzo Piano prevede la trasformazione di quell’area.

In questa situazione l’Autorità portuale ha privilegiato il progetto di carattere industriale. Questo non toglie che non ci sarà la tutela degli approdi. Ma bisognerà considerare entrambi gli interessi. Sarà un’area che nei prossimi anni subirà notevoli trasformazioni. Io mi auguro, spero e farò di tutto affinché le due associazioni possano tornare a condividere obiettivi comuni, che secondo me sarebbe la soluzione di tutti questi piccoli e grandi problemi.

LN – Ma la sentenza del Tar, attesa a febbraio, potrebbe far saltare il banco.

ER – Io abolirei i Tar. La conflittualità in Italia ritarda tutti i processi. I ritardi più grandi che ho sulle opere non sono le scelte politiche ma sono dovuti ai ricorsi e ai controricorsi, così come su tutto. Se si trovano le intese e si lasciano perdere i tribunali ci si guadagna tutti. È chiaro che il Tar può fare qualsiasi cosa ma è altrettanto vero che c’è un progetto industriale che interessa l’Autorità portuale e la città, con la possibilità di creare un centro per i maxy yacht. In Italia sono limitate le strutture per il refitting di questo tipo.

Genova punterà molto sulla nautica, anche tramite quel progetto, che è stato vinto con un vecchio bando nazionale sulle aree di crisi non complessa. È uno dei pochi vinti in Liguria e non possiamo far saltare il bando. Ecco perché dico che l’Autorità portuale non è che avesse tantissima scelta. Noi abbiamo cercato di trovare una soluzione per entrambe le parti. Quando poi non si è riusciti ad arrivare in fondo si è dovuto agire con l’accetta. Io non apprezzo questi modi ma sono comunque per decidere. In tutti i settori. Non si può andare avanti a non decidere, con proroghe e ritardi.

Così come il Salone Nautico deve essere ristrutturato. Ucina ha fatto un grandissimo lavoro, di cui gliene deve essere dato merito. Deve essere conservato e oggetto di programmazioni successive. Ma per raggiungere questo scopo bisogna uscire da una situazione di precariato. Questo non è un punto di arrivo, ma un punto di partenza.

Mi auguro che l’arrivo sia la piena condivisione con tutti gli operatori, tra chi fa il Salone Nautico, chi gestisce la darsena e la parte industriale e che insieme si comportino in maniera ragionevole con gli altri. Noi abbiamo chiesto ad Amico di avere delle attenzioni nei confronti dell’altro soggetto. Abbiamo un sindaco che ha delle idee grandiose, speriamo riesca a realizzare le cose ma se noi non prendiamo delle decisioni, non si sbloccano le varie situazioni.

 

Giuseppe Orrù

foto Ucina

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1 commento

  1. Carlo says:

    Il water front.di levante diventerà un’area di riparazioni navali chiysa al pubblico.
    Non mi pate fosse questo.il progetto di Renzo Piano.
    Una darsena.costruita con soldi pubblici data in concessione ad un privato con, parrebbe,.tra l’altro un cambio d’uso di destinazione.
    Il sig. Rixi si schiera contro il Tar che ancora deve decidere.
    Complimenti

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