Ciro Casanova, il "pigliatutto" degli Invernali. L'intervista

"Il segreto del successo? Sta tutto nella coesione del gruppo. Il resto viene dopo"

13 February 2012 | di Redazione Daily Nautica

Andiamo a conoscere meglio il vincitore del Campionato Invernale del Ponente, Ciro Casanova, tramite un’intervista uscita sul Corriere Mercantile qualche giorno fa a cura del sottoscritto. Casanova, milanese di 67 anni, imprenditore e presidente del Circolo Nautico del Finale, è l’unico armatore, in Liguria, ad aver vinto tutti i Campionati Invernali, dal Tigullio, alle 2 Isole, al West Liguria fino al Ponente.

 

 

Proprio mentre veniva incoronato vincitore al Campionato delle 2 Isole, nel finalese, Ciro Casanova, armatore dell’X-382 “Brancaleone”, si rivelava l’uomo da battere nelle prime giornate del Campionato Invernale del Ponente, dominando le regate. Niente trucchi, sosia o dono dell’ubiquità: il velista milanese – ma da oltre 30 anni assiduo frequentatore delle nostre coste – aveva trionfato con una giornata di anticipo al 2 Isole e aveva subito accettato una nuova sfida. Adesso siamo agli sgoccioli, manca solo la prova del 12 febbraio, ma “Brancaleone” è matematicamente sul gradino più alto del podio, sia in Orc che in Irc. Potremmo definire Casanova, imprenditore di 67 anni (ma «con il cuore di un bambino»), il “re degli invernali”: in Liguria li ha vinti tutti. Quello del Tigullio, nel ’98, il West Liguria, per due volte (l’ultima nel 2011), le 2 Isole e adesso l’Invernale del Ponente. Tra le altre soddisfazioni, la vittoria della combinata alla Giraglia (Sanremo-Saint Tropez, costiere e “lunga”) delle Regate Pirelli di categoria e della Settimana d’Altura di Alassio nel 2010. Lo abbiamo contattato per carpirgli i segreti del duraturo successo agonistico.

 

Ciro, quando ha iniziato ad andare in barca?

«Avrò avuto 22 o 23 anni e insieme a mio fratello, durante le vacanze in Adriatico, ci dilettavamo uscendo su un “derivone” di 6 metri. Mi ricordo le uscite davanti al lido di Jesolo, dove il vento da terra arrivava sempre al pomeriggio».

 

Prima dell’acquisto di “Brancaleone”, ha posseduto altri cabinati?

«Un Comet 850 e un Comet 303, prima di cambiare filosofia e di buttarmi su un’imbarcazione da “crociera veloce” come l’X-382».

 

Una barca molto difficile da centrare, ma che è in grado di regalare grosse soddisfazioni.

«Inizialmente rimediammo molte batoste, soprattutto all’invernale del Tigullio. Ma non ci perdemmo d’animo ed ecco arrivare i risultati, dopo allenamenti, centrature e cura dello scafo».

 

La vela d’altura è uno sport di squadra. Che importanza assume l’equipaggio?

«A bordo di “Brancaleone”, il team è tutto. Io sono un trascinatore, credo di essere bravo a coinvolgere le persone. D’altro canto ho trovato persone disposte a farsi trascinare e coinvolgere. Da tempo in barca siamo sempre gli stessi: un gruppo di amici e regatanti, che si capisce al volo. Non ci sono velisti professionisti, ma soltanto aficionados che, mattone dopo mattone, sono cresciuti assieme. Facciamo gruppo anche fuori dalle regate, andiamo spesso al ristorante insieme. Credo sia questo il segreto del nostro successo».

 

Ci sono altri fattori determinanti?

«Le vele sono importanti: ad esempio, l’anno scorso siamo passati dal 3DL in kevlar a quello in carbonio, e la differenza l’abbiamo notata eccome. Nelle regate in tempo compensato è fondamentale avere un buon rating, ma soprattutto controllare la barca da cima a fondo prima di uscire, per evitare di trovarsi con lo spinnaker incaramellato o con le drizze intrecciate in mare. Infine la carena: va pulita al minimo accenno di alghe, altrimenti le prestazioni calano vertiginosamente»

 

Quando siete in regata, com’è la logistica a bordo?

«Innanzitutto va detto che regna una grande armonia e ogni membro dell’equipaggio conosce il suo ruolo a menadito. Quindi si parla pochissimo: solo il tattico e il timoniere (il sottoscritto) si scambiano costantemente opinioni. Quando facciamo un errore – in regata vince chi sbaglia meno – cerchiamo di mantenere la massima calma. Una volta a terra, ci riuniamo in briefing e discutiamo di quello che abbiamo “toppato”: a mio parere questo è l’unico modo per evitare di ripetere i propri sbagli in mare».

 

Qual è il suo velista preferito?

«Cino Ricci, che stimo innanzitutto come persona. Si è sempre proposto sulla scena velica con grande umanità, a differenza di certi famosi ultra professionisti presuntuosi e “guasconi”».

 

Cosa possiamo consigliare ai tanti armatori che, in Liguria, invidiano il suo palmares?

«A costo di ripetermi, cercate di creare il gruppo. Allenatevi sempre con il vostro equipaggio al completo, e se non è possibile, che almeno sia presente il suo nocciolo duro. Tutto il resto è secondario».

 

Eugenio Ruocco

 

 

Foto: l’equipaggio di Brancaleone al completo. Da destra a sinistra: Renato Calleri (randa), Claudia Rumolino (aiuto tailer), Andrea Scarso (tailer), Gabriele Spotorno (drizze), Ciro Casanova (timone), Michele Spotorno (tattica), Laura Azzoni (prodiere), Osvaldo Coletto (albero).

 

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