Marina del Ponte, storica realtà che cade e si rialza

Il sig. Domenico Nesci è il titolare di Marina del Ponte, struttura duramente colpita dall'alluvione dell'ottobre scorso. Assieme a lui, cerchiamo di capire le difficoltà legate alla ripresa dell'attività

28 February 2012 | di Redazione Daily Nautica

Alla foce del Magra, le attività ancora faticano a riprendere. L’alluvione dell’ottobre scorso ha messo in ginocchio l’economia locale e gli operatori nautici si trovano dover far fronte – in completa solitudine – alle difficoltà legate alla ripresa dell’attività.

 

Domenico Nesci, titolare di Marina del Ponte, storica struttura di Fiumaretta, nel Comune di Ameglia (Spezia), operante nel settore fin dal 1979, è stato duramente colpito dall’esondazione del Magra: «I danni stimati si aggirano intorno ai 300 mila euro – racconta – perché abbiamo perso tutti i pontili galleggianti: la furia dell’acqua ha piegato i pali che li fissavano a riva. Di conseguenza abbiamo perso dodici barche: ne abbiamo recuperate (e riparate) dieci, le altre due non le abbiamo più ritrovate ma, per fortuna, si trattava di scafi di dimensioni modeste (un piccolo rimorchiatore e un Moki di 12 metri, ndr)».

 

Molti clienti di Marina del Ponte hanno subito manifestato solidarietà a Domenico, ma la verifica empirica della fiducia si avrà a marzo, quando scadranno i contratti di locazione dei posti barca. Se lo Stato non farà qualcosa (in primis, dragare il fiume, non solo per fare uscire dalle darsene motonavi finlandesi), è possibile che molti proprietari di imbarcazioni, come sta accadendo in tutta l’area del Magra, decidano di spostarsi altrove.

 

«Non è stata l’acqua a causare i danni maggiori, bensì il legname e le sterpaglie. Sulla base di alcune leggi, non si possono bruciare le ramaglie nei boschi della val di Magra, ma vanno portate a Pisa. Un costo notevole per la gente interessata, che preferisce lasciarle nei boschi, con le conseguenze che tutti – purtroppo – conosciamo».

 

Altro grosso problema: il Ponte della Colombiera, distrutto ad ottobre e non ancora rimesso in sesto. La struttura rappresenta un nodo strategico nell’economia locale: «Prendete il mio caso – spiega Nesci – per arrivare da casa mia al cantiere, utilizzando il ponte, dovevo percorrere un tragitto di 1.100 metri. Adesso sono costretto a macinare 21 chilometri! Hanno tutti questo problema».

 

Per fortuna, in fatto di ripresa, qualcosa si sta iniziando a muovere, ripartono le assicurazioni e qualche prestito bancario (ancora troppo poco, comunque), ma il problema, conclude il titolare di Marina del Ponte, è istituzionale: «La competenza sulle questioni di assetto idrogeologico spettano alle province. Con la manovra Monti, queste ultime saranno abolite e la Provincia della Spezia sarà una delle prime ad essere commissariate. Non c’è più l’interesse ad agire, quantomeno per salvare la propria reputazione».

 

Auguriamo a Domenico di poter presto riprendere la propria attività a pieno regime, con 35 posti barca in acqua e 50 a terra per il rimessaggio. Offre inoltre servizi di falegnameria, gasolio in banchina, guardianaggio, gru mobile da 15 tonnellate.

 

Eugenio Ruocco

 

Alcune immagini della Marina del Ponte prima dell’alluvione

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