Moneglia, torna alla luce la nave inabissata da 95 anni

Al largo di Moneglia, un’altra incredibile scoperta si aggiunge ai ritrovamenti sottomarini effettuati solo negli ultimi mesi nelle coste liguri: è la volta di “Enrichetta” nave ritenuta “fantasma” fino a ieri.

3 September 2012 | di Redazione Daily Nautica

Quanto ha da raccontare il nostro mare? Moltissimo e lo scopriamo con le storie che restituisce. Ultima in ordine di tempo, la notizia del ritrovamento del piroscafo inglese “Enrichetta”, affondato il 30 giugno 1917 dal siluro di un sommergibile tedesco U63, al largo di Moneglia. Dopo 95 anni dal suo affondamento il relitto viene svegliato dalle luci di subacquei senza paura, che scendono oltre 100 metri di profondità per verificare che sia proprio lui.

 

Ma non si può festeggiare fino all’avallo degli storici; la scoperta, che è avvenuta il 10 agosto, giorno in cui veniva alla luce, vicino a Varazze, un tesoro romano inestimabile, anch’esso custodito dal mare, è stata resa nota solo ieri da Lorenzo Del Veneziano, responsabile del ritrovamento e del Centro sub Tigullio. Effettivamente, si è davanti all’ “Enrichetta”, uno dei due relitti-fantasma affondati davanti alla costa di levante.

 

La presenza del relitto era ignota fino ad ora alle carte nautiche inoltre, la difficoltà della ricerca rende la scoperta una grande conquista; l’imbarcazione, che affondò carica di materiale ferroviario, adagiata a due miglia dalla costa, si trova in una fossa che alla profondità di 155 metri scende per altri 100 metri. Il primo a segnalarne la presenza ai subacquei è stato l’esperto di esplorazione dei fondali Massimo Massari, che aveva percepito qualcosa di sospetto con l’ecoscandaglio. Dopo tre spedizioni, di cui due subacquee, il team di esploratori d’altura ha svelato il mistero: «È appoggiato su una fossa che va da 150 a 260 metri – ha precisato Del Veneziano – Siamo certi che si tratti dell’Enrichetta perché in quella zona risultano affondati solo due relitti, mai più rinvenuti. Uno è del cacciatorpediniere Gioberti, l’altro del piroscafo Enrichetta. Solo che il Gioberti era un’imbarcazione a due eliche, quella che abbiamo trovato è a un’elica sola. Dunque, non può che essere l’Enrichetta».

Nei primi giorni di agosto è stato realizzato il filmato della poppa del piroscafo. Nel corso del prossimo inverno sarà esplorata l’intera fossa grazie all’ausilio di un robot, necessario a causa dell’eccessiva profondità che non consente immersioni d’altura.

 

 

Subacquei che scendono oltre i 100 metri di profondità, si contano sulle dita di una mano, è un’impresa seriamente coraggiosa, ma al giorno d’oggi abbiamo gli strumenti e i robot che aiutano a restituire alla terra ciò che il mare prende. Scopriamo di più del nostro mare, conoscete relitti-fantasma dormienti al largo della costa o racconti di leggende di affondamenti? Vogliamo saperlo, impariamo ad amare i nostri fondali come se fossero la nostra “terra”.

 

 

G.S.

foto: La Nazione/La Spezia

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