
Alessandro Raho vince il IV Trofeo fotosub “L’arcobaleno vivente dei fondali del promontorio di Portofino”
- 3 Gennaio 2020
Nell’agosto del 2011, un megayacht di circa 30 metri rimase alla fonda per alcuni giorni nella baia di Paraggi. I suoi facoltosi occupanti probabilmente non erano a conoscenza del fatto che l’ormeggio, in quella zona, fosse severamente proibito, essendo parte dell’area marina protetta di Portofino. Ovviamente la cosa non era sfuggita agli uomini della Guarda costiera di Santa Margherita Ligure: fecero le foto e calcolarono le coordinate stabilendo che l’imbarcazione, dal nome “Toto”, aveva varcato i limiti entro i quali operava il divieto.
È partito il procedimento a carico dell’armatore, e non sono stati fatti sconti: Robert James Eugene, miliardario di New York, è stato rinviato a giudizio per violazione della legge 6 dicembre 1991 numero 394, che regolamenta le aree marine protette. All’inizio del 2013 Eugene andrà a processo, un giudizio in cui sarà assistito dall’avvocato di Santa Margherita Emanuele Quacquaro: il tycoon americano rischia fino a 6 mesi di carcere. Quanto severa sia la legge lo dimostra l’articolo 30, quello che stabilisce le sanzioni: per la navigazione in acque interdette la pena massima arriva, appunto, a 6 mesi, o un’ammenda che vent’anni fa andava da 200 mila lire sino a 25 milioni.
Be’ Carlo, spero lei intenda come puttanata il fatto della sanzione a posteriori e non di una bella super multa in flagrante. Le aree marine sono il ns petrolio, se non fossero incontaminate non attirerebbero turisti, americani e non, ricchi e non, e questo sì sarebbe tagliarsi le vene da soli.
Continuiamo imperterriti con queste puttanate: mai nessuno come noi è così bravo da tagliarsi i c…da solo!