Perché piangi Silvia? Sei al vertice della vela olimpica, l'unica che conta

Le lacrime di Silvia Sicouri e quelle di Francesca Clapcich sono solo due tra le tante bellissime storie della vela olimpica, che ha avuto nel Mondiale ISAF di Santander l'appuntamento clou della stagione. Aspettando Rio 2016....

22 September 2014 | di Redazione Daily Nautica

C’è una vela meno appariscente, dove non ci sono come sponsor i grandi marchi e non si vedono barconi scintillanti. Una vela dove non esistono i “se” e i “ma”, dove non si può dire “si ma la tua barca ha il rating migliore per regatare in tempo compensato”. Una vela dove chi arriva primo vince ed è il più forte, senza alcun appello. Stiamo parlando dell’unica e inimitabile vela olimpica, regata allo stato puro, sport allo stato puro. Se le regate fatte sui barconi, forse qualcuno si offenderà, somigliano un po’ più a un hobby e un po’ meno allo sport, qui siamo su un altro pianeta. Fatica, sacrificio, dedizione totale, sofferenza, allenamenti massacranti: questa è la vela olimpica. Una vela dove ancora oggi si piange, eccome, per un podio mancato.

 

Si sono chiusi a Santander i Mondiali ISAF 2014, dedicati alle classi olimpiche, che mettevano in palio il 50% dei posti disponibili per le Olimpiadi di Rio 2016. Vedete la ragazza che stenta a trattenere le lacrime nella foto in apertura? Si chiama Silvia Sicouri, nata a Genova ma milanese d’adozione, regata come prodiera nella difficilissima Classe Nacra 17, catamarano, in coppia con il timoniere Vittorio Bissaro, veronese. Entrambi classe 1987, ingegneri usciti dal Politecnico di Milano, che inseguono un sogno, andare alle Olimpiadi di Rio nel 2016.

 

I due per tutta la stagione sono stati imprendibili, inarrivabili, tanto da guadagnarsi il primo posto nella ranking list ISAF. Sono arrivati al Mondiale in Spagna tra i favoriti assoluti, ma sono incappati in una settimana un po’ storta. Sono arrivati a una regata dalla fine al secondo posto, medaglia d’argento virtuale, ma hanno chiuso la medal race in settima posizione, scalando al quarto posto in classifica, medaglia di legno e delusione cocente. Ci piacerebbe potere dire a Silvia (sarebbe bello se ci leggesse), che lei e Vittorio sono stati bravissimi, che hanno contribuito a staccare per l’Italia il biglietto verso Rio 2016 avendo qualificato la nazione. Ci piacerebbe poterle dire che è un orgoglio vedere una barca italiana che regata ai vertici della vela che conta, l’unica vela che conta, quella olimpica.

 

Ci sono poi della lacrime diverse, quelle di Francesca Clapcich. Lei è la prodiera di Giulia Conti in un’altra classe olimpica da far rizzare i capelli, i 49er. Succede nella penultima regata del mondiale: le due tagliano il traguardo e il risultato ottenuto assegna matematicamente la medaglia di bronzo con una regata di anticipo. Francesca piange tra le braccia della compagna, si commuove anche un duro come il coach Gianfranco Sibello. Tutto questo non è solo per il magnifico risultato.

 

 

 

Francesca il 10 luglio aveva visto andare in pezzi il suo malleolo, in una brutta scuffia durante l’Europeo di Helsinki. Il suo mondiale era seriamente in dubbio: è arrivata a Santander senza essersi mai allenata per due mesi, è risalita in barca con la voglia di mangiarsi tutto, scotte, acqua, avversarie, e insieme al talento indiscutibile della timoniera Giulia Conti hanno ottenuto un risultato pazzesco.

 

Queste e tante altre storie sono la vela olimpica, quella fatta di regate dove non esiste appello, dove chi arriva primo è il più bravo e vince, non ci sono scuse. La nazionale italiana esce bene dal Mondiale di Santander, qualificando verso Rio 2016 sette classi su 10(Nacra 17, 49er maschile e femminile, RSX maschile e femminile, Laser standard, laser radial), mentre restiamo momentaneamente fuori da Rio con i Finn e i 470. Queste due classi potranno riprovarci fra un anno, ma sarà durissima, come sempre del resto nella vela olimpica. Il cammino verso Rio 2016 è già iniziato.

 

La foto in apertura è di Sailrev.com, la seconda FIV/Taccola, la terza SailingEnergy, la quarta FIV/Taccola

 

Mauro Giuffrè

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10 commenti

  1. Lorenzo says:

    Brave ragazze,
    comunque Giulia ha continuato ad allenarsi anche a Santander con un prodiere di riserva ….. Alessandro Savio che ne ha fatto le spese con il suo mondiale ……

  2. Claudio says:

    Senza nulla togliere alla bravura e sacrificio , e dà velista 50 enne sò cosa vuol dire ma quanto costa arrivare a quei livelli.? ci arrivano veramente i migliori ??’ o solo chi può in ITALIA
    conosco ragazzi bravissimi , alcuni fenomeni della vela che hanno smesso con le derive perchè fare una stagione zonale di livello e non per presenza come il laser è inavvicinabile come costi , la società in italia sono a zero . Per una classe come il nacra bisogna investire dai 60 agli 80 mila euro per sperare di fare qualcosa senza ambire alle olimpiadi se non fai parte del “circuito dei soliti per fortuna che ci sono armatori dei trofei sponsorizzati e dei barconi che notano questi ragazzi e li fanno andare sui barconi a continuare il loro sogno.. perchè la vela olimpica italiana è riservata ai figli di papà .

  3. Fabio says:

    …e facciamoli offendere questi dei barconi.

    Bravi ragazzi!

  4. francesco says:

    finalmente qualcuno che sa parlare di sport!!
    concordo su tutto e mi unisco ai complimenti ai tanti atleti ed atlete che si impegnano e “piangono” con la passione di chi ama questo stupendo sport.

  5. Paolo says:

    Mesi (anni?) che non leggevo un articolo così finalmente velistico. E che bello parlare di Silvia senza aggiungere “figlia di ….” Quando si arriva a certi livelli si è prima di tutto figli di se stessi. Bravi tutti e più visibilità sui media !! Chi lo manda questo articolo al Corriere ?

  6. Filippo says:

    E’ proprio così, è tutto vero e che esempio. Complimenti per l’articolo è emozionante. Più vela per tutti.

  7. Eugenio says:

    Complimenti,
    davvero un bell’articolo!
    Eugenio

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