Primi! Il resoconto di due cronisti drogati di vela!

Eugenio Ruocco, direttore di Liguria Nautica e Mauro Giuffré, redattore della medesima testata, erano andati a Varazze per seguire la Beneteau Cup & Banks Sails Regatta. Si sono ritrovati imbarcati su un First 34.7, uno alla tattica e uno alla randa. Il loro racconto di un weekend da incorniciare

25 June 2012 | di Redazione Daily Nautica

A volte la voglia di vela è troppo forte. Non puoi farne a meno. D’altronde, diceva Oscar Wilde, l’unico modo per resistere a una tentazione è cedervi. E così può accadere che due giornalisti, invece di limitarsi a fare il proprio dovere di cronisti e raccontare una regata dall’esterno, si ritrovino coinvolti nella trance agonistica e scendano in acqua a giocarsela per la vittoria. Io e il nostro collaboratore Mauro Giuffré siamo andati a Varazze con l’intenzione di seguire la Beneteau Cup & Banks Sails Regatta, organizzata dal Varazze CN in collaborazione con i nostri amici di Vento in Poppa, Banks Sails e Marina di Varazze.

 

Ma le vie del Signore sono infinite e ci siamo ritrovati imbarcati, io come tattico e Mauro come randista, a bordo del First 34.7 l’Escargot di Dino Tosi, Raffaele Ruocco e Guido Arnone, la barca vincitrice nella categoria “Regata-Crociera” (nella foto il team dopo aver appreso di aver vinto). Mancava una parte di equipaggio e non ce lo siamo fatti ripetere due volte. Se cercate una dettagliata cronaca di regata, saltate questa parte e andate a vedere la classifica in calce all’articolo. Ci sembrava sprecato non raccontare le emozioni di bordo.

 

Sabato 23 luglio, primo giorno di regate (di Eugenio Ruocco) – [Vento da sud-sudest, tendente a sud-sudovest, max. 3 m/s]. Cara, vecchia, Liguria d’estate. Un paradiso per gli amanti del bagno facile e della pesca alla traina. I velisti, invece, devono soffrire, alla ricerca del “refolino” che può trasformare un capolavoro in un disastro e viceversa. Poco, pochissimo vento da sud-sudest in partenza, davanti a Varazze. Se dovessimo navigare di bolina, bisognerebbe partire nettamente in barca giuria, ma in realtà la boa da girare si trova mezzo miglio al largo del Castello di Invrea, verso Cogoleto, per cui optiamo per una partenza a centro-allineamento, tranquilli (troppo in boa saremmo stati più bassi, c’era il rischio di infognarci in qualche mollana, la scelta di stare in giuria, invece, presupponeva il dover macinare più strada per raggiungere la boa). Bene così, siamo liberi e subito ci alziamo grazie a un po’ di vento, che non aiuta i nostri avversari, che scadono sulla nostra poppa. Sembra incredibile, ma il nostro piccolo First 34.7 è primo. A bordo il silenzio è totale, la concentrazione è massima: Mauro alla randa si trasforma da mite giornalista palermitano in un clone di Russell Coutts, sempre attento al “motore” della barca e a quello che succede intorno. Io “prendo di mira” il povero Dino, ottimo timoniere, che si becca qualche “cazziatone” per non seguire subito all’orza eventuali buoni improvvisi. A prua i prodieri Bacci Del Buono e Paolo Marchisio si muovono come gatti, la situazione è surreale.

 

Nonostante il vento arrivi al traverso, decidiamo di rimanere a vele bianche perché con “bavetta”, lo spi eccessivamente strallato (o anche il gennaker) rischiano di diventare un freno è facilitano lo scadimento. Qualche equipaggio nelle retrovie tenta l’issata ma notiamo che il guadagno è pressoché nullo. Ci alziamo ancora un pelo, e quando siamo in vista della boa issiamo lo spi e scivoliamo sull’acqua nel silenzio più totale. Stiamo arrivando in boa, dietro c’è spazio: siamo davanti a barche di metratura ben superiore. Facciamo la manovra, ci lasciamo la boa alle spalle dopo aver ammainato lo spi e iniziato la bolina. “’Ccipicchia” – penso tra me e me – erano secoli che non mi capitava di regatare in testa, forse da quando andavo sui 420!”. E un po’ mi mancava: è un’emozione, perché sei tu che decidi, non sei legato alle decisioni di chi ti sta davanti, e hai il vento pulito. Il tuo “scavafango” si trasforma in un TP52, non te ne rendi conto ma cammini come una lippa. La vela è un po’ come la società del consumo: i ricchi sempre più ricchi, i poveri sempre più poveri. Tu parti, e se sei tra i primi continui a guadagnare metri, se sei dietro continui a perderli.

 

Ma ignorare i tuoi avversari è un grosso errore. Troppo bassi! Nel lato verso Celle scadiamo parecchio, e siamo l’unica barca a dover virare per riportarci un po’ più al largo. Incominciano a sfilarci alcune barche: per fortuna sono tutte più grandi, e in tempo compensato ci pagano parecchio. A parte 4-5 scafi di grosse dimensioni, dietro c’è il nulla. Regatiamo relativamente tranquilli fino alla boa davanti a Celle, quando notiamo che il Comitato di Regata ha dato la riduzione. Tagliamo il traguardo in terza posizione overall, sapendo di aver fatto il colpaccio. La classifica ci vede secondi, ma è un errore nel calcolo dei tempi compensati, e Berto Carattino, uno dei giudici, ci comunica che l’Escargot è prima mentre siamo al bar. Alla birra gelata che ci siamo presi in questo pomeriggio torrido se ne susseguono altre. Primi! Ma il giorno successivo ci aspetta la prova più difficile, quella di contenimento sui nostri avversari, soprattutto sul Dehler 39 “Vitamina” di Angelo Zelano e sul First 36.7 “Ci.Co.Ci” di Alessio Abbo.

 

Domenica 24 luglio, secondo giorno di regate (di Mauro Giuffré) – [Vento da sud, tendente a sudovest max 4 m/s]. Giornata difficile quanto la precedente, con la termica che esordisce da sud per poi seguire il classico “girasole” delle giornate estive e ruotare a sudovest. La partenza è al traverso e le bonacce che si intravedono sottocosta consigliano di posizionarsi nettamente in giuria. Ci allontaniamo dall’allineamento, ai 3 minuti viriamo per avvicinarci alla linea. Come previsto i nostri avversari diretti, il Dehler 39 Vitamina secondo in classifica, decidono di renderci la vita difficile e ingaggiandoci da sottovento ci spingono all’orza. Proviamo a resistere ma non abbiamo spazio a sufficienza e veniamo inesorabilmente spinti fuori dalla linea a 10 secondi dallo start. Calma ragazzi! La regata inizia in salita. Rientriamo dagli esterni e finalmente tagliamo il via anche noi mentre i primi vanno in fuga. Il tattico decide di tenersi molto alto per fare velocità e andare ad agganciare una zona con più pressione dove poter poggiare per issare lo spinnaker. Recuperiamo velocemente la strada persa dato che L’Escargot, a dispetto del nome, si muove con grande agilità nelle bavette diventando barca ostica anche per le “grandi”. Con lo spinnaker a riva scendiamo sulle raffichette aggirando la flotta dall’esterno, mentre il First 45 Obsession fa valere il suo metraggio e prosegue in fuga solitaria. Giriamo terzi la prima boa, dietro Obsession e al First 40.7 Padawan.

 

La bolina è molto tecnica e cerchiamo di orzare il più possibile per tenerci a distanza dai buchi di vento sotto costa. Arriva il momento del bordo fuori: quanto farlo lungo? E’ questo il dilemma. Optiamo tra una soluzione intermedia tra il Dehler 39 Vitamina, che si tiene più a terra e il First 36.7 Ci.Co.Ci che si è spinto fuori, così da poterli controllare entrambi dato che si tratta dei nostri diretti avversari. Alla resa dei conti finale con gli ultimi bordi davanti a Celle abbiamo ragione su Vitamina, a bordo della quale trova spazio un ottimo equipaggio, mentre Ci.Co.Ci ci precede di circa 20 secondi. Siamo quarti in tempo reale e restiamo in medesima posizione in compensato: il First 34.7 L’Escargot, in virtù del parziale 1-4, vince la Beneteau Cup – Banks Sails Regatta nelle classifiche overall crociera-regata, Beneteau e in quella riservata agli scafi Banks. È festa grande!

 

Le classifiche della Beneteau Cup – Banks Sails Regatta

 

Regata/Crociera

1) L’Escargot (Tosi-Ruocco-Arnone-Camia-Camia), First 34.7

2) Obsession (Mario Rossello), First 45

3) Ci.Co.Ci. (Alessio Abbo), First 36.7

 

Libera
1) Fra’ Diavolo (Guido Tabellini), Comet 41S

2) Oasi (Maurizio Pigozzo), Jeanneau

3) Trilogy (Rick Scott Murphy), Oceanis 54

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3 commenti

  1. Dino says:

    Imbarcare quelli che in banchina sembravano due miti giornalisti, poi trasformatisi in impeccabili e tenaci agonisti, è stata veramente una bella esperienza! Faccio mio il commento di Fabio: anche se siete bravissimi a scrivere mollate tutto e dedicatevi al vostro amore: la vela!!!! d.t.

  2. fabio says:

    Non mi meraviglia leggere di una barca che vince con a bordo il buon Mauro Giuffrè. ( Non me ne voglia Eugenio Ruocco che poco conosco.. ) Dubito che si sia perso anche il più insignificante salto di vento. Un consiglio però mi sento di dargli: smettila di scrivere Mauro, per quanto tu lo faccia davvero bene, il tuo futuro è fare il tattico! f.c.

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