Questa barca è stata verificata numero 7 volte, abbiate pietà", l'appello dell'armatore sotto forma di cartello. FOTO

Controlli in mare: ecco una foto rappresentativa che con spirito ritrae il disagio di un armatore tenuto sott'occhio - forse con eccessivo zelo - dalle autorità. Cosa ne pensate?

13 September 2012 | di Redazione Daily Nautica

L’articolo che abbiamo pubblicato tempo fa sullo stato di salute (precario) della nautica italiana ha provocato una civile e accesa discussione basata su un botta-e-risposta di commenti autorevoli di utenti del portale. Ma c’è chi ha fatto di più: un lettore ci ha mandato una foto rappresentativa di come la frequenza dei controlli in acqua, soprattutto per quanto riguarda le imbarcazioni più piccole, sia una tematica sentita dagli armatori. La fotografia è stata scattata al Porto Carlo Riva di Rapallo: il cartello a bordo recita “Messaggio per l’Autorità: questa barca è stata verificata numero 7 volte, abbiate pietà! L’armatore”. Ne approfittiamo per rilanciare la domanda: credete che i controlli in mare siano eseguiti in maniera corretta e nel numero congruo? Ritenete che influenzino in maniera importante la “fuga” di imbarcazioni dai nostri porti a vantaggio di nazioni limitrofe o che la la loro portata sia marginale e siano soprattutto altri fattori a causare l’esodo?

 

Eugenio Ruocco

 

Foto di Liguria Nautica riproducibile previa citazione della fonte con link attivo

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11 commenti

  1. cavaliere says:

    Gli apparati statali e gli organi dello Stato in genere sono diventati una banda dedita all’estorsione. Si accorgeranno di quanto sia pernicioso il loro atteggiamento quando resteranno soli ad estorcersi reciprocamente perchè i più saranno già espatriati maledicendo questa razza di vessatori, incapaci di creare un clima di fiducia Stato/cittadino

  2. Stefano Fanciulli says:

    nelle forze dell’ordine purtroppo ci sono anche quelli troppo accaniti ma per fortuna sono i meno anche se fanno sfigurare tutti i colleghi della categoria
    cito cosa è successo a me :
    ero ormeggiato all’isola del Giglio ,in agosto, nei posti di transito lungo diga, con l’ancora data fondo.
    è arrivato il traghetto che da porto Santo Stefano fa la spola con l’isola del Giglio, a velocità sostenuta come di prassi, nonostante il vento debolissimo. da macchine indietro talmente forte da spostare le ancore delle barche ormeggiate lungo diga. la barca al mio fianco con nessuno a bordo non avendo più il sostegno dell’ancora urta in banchina io ed un’altro mettiamo in moto prontamente e cominciamo a fare manovra per riassicurare l’ormeggio. magicamente a quel punto arrivano “due” della capitaneria che inopportunamente domandano i documenti …
    che facciamo ? stendiamo un velo pietoso ?

  3. Narese says:

    Non si può che essere pienamente d’accordo con quanto scrive Armando Tommei. Ha pienamente ragione. Purtroppo questa e’ la realtà italiana.

  4. armando tommei says:

    tutto questo è il segno di uno stato che è all’agonia. Questa è l’unica speranza che mi permette di andare avanti per la mia strada. Voti di scambio, gestione borbonica del potere, malaffare, ignoranza, e chi più ne ha più ne metta, sono la causa di queste patetiche storie. Vengono creati corpi di controllo del tutto inutili solo allo scopo di detenere il potere, Il voto di scambio è alla base di questi sistema perverso, Centinaia di “agenti” (o bravi di manzoniana memoria) assunti ai quali poi viene imposto di dimostrare e giustificare il loro essere con azioni di inuti controlli e, assai spesso, di contravvenzioni ai limiti del furto legalizzato. Non bisogna però prendersela solo con chi sta in alto. Ugualmente colpevoli sono queste torme di “bravi” che spesso mi chiedo come potranno educare i loro figli. Quando la sera tornano a casa dopo una giornata passata a a cercare di giustificare la loro inute esistenza, quli valori potranno trasmettere, quale liceità di comportamento insegnare. Questa è la realtà che più mi intristisce.

  5. Narese says:

    Il registro non serve a nulla. Ne e’ prova il settore automobilistico dove di registri ne esistono ben due. Il primo tenuto dal PRA (Pubblico Registro Automobilisco) ed il secondo dalla Motorizzazine Civile, eppure i controlli mediatici della GdF avvengono lo stesso’ anche se con un semplice click potrebbero avere a disposizione tutti i dati necessari senza dover fermare le macchine sui cigli delle strade come se i loro possessori fossero dei delinquenti (ame e’ capitato).

  6. Paolo says:

    In uno Stato atavicamente borbonico non ci stupisce che l’ andare per mare sia un reato, una colpa da castigare e perseguire. Si, perché lo Stato borbonico prevede che tutti siano da perseguire, sempre, continuativamente, fino allo stress completo. L’ unica autorità che si dovrebbe riconoscere, per la sicurezza, per i regolamenti da rispettare, per le normative settore nautico sono le Capitanerie di Porto (Guardia Costiera), tutto il resto é a mani di un sistema borbonico, costosissimo, inutile, mal gestito (ci hanno messo 20 anni a capire la differenza tra bandiere ombra e bandiere estere, alla faccia del Diritto Marittimo Internazionale). Nel settore nautico siamo indietro di 200 anni, perché ai tempi di Hornblauer l’ Inghilterra sui mari era già più avanti, molto. Giustamente i commenti letti confermano: ‘ bisogna andare via ‘, lasciamoci solo i borboni a produrre il nulla.

  7. Narese says:

    Premessa: Sono proprietario di una vela di 14 metri controllata più volte da GdF e altre forze dell’ordine (mi manca ancora la Forestale). La tassa sulla barca l’ho pagata due volte una in Francia (sono in leasing francese) e l’altra in Italia.

    Non condivido tuttavia l’impostazione da Voi data ai controlli delle forze dell’ordine e la Vostra interpretazione sulla “fuga” dai porti italiani delle imbarcazioni da diporto.

    La vera ragione della “fuga”, oltre a quanto da Voi rappresentato, non e’ la “tassa” bensi’ il fatto che lo sport nazionale in Italia e’ stato fino ad ora, oltre al calcio, l’evasione fiscale! Le barche scappano perché i loro possessori dichiarano tra i 10 ed i 20 mila euro all’anno di reddito (quando siamo fortunati) ed i controlli farebbero risultare l’impossibilità di acquistare ed in particolare mantenere, imbarcazioni il cui valore supera di gran lunga il reddito da loro dichiarato.

    Sono cosciente del problema che cio’ ha creato nell’indotto (e da qui la levata di scudi dell’UCiNA), ma ciò non toglie che e’ l’ora di finirla con i soliti furbetti. Chi come me ai ritiene di essere in piena regola con il fisco (sono pensionato e dichiaro fino all’ultimo centesimo) non teme i controlli della GdF. Non li critica, ma anzi ne e’ favorevole e li incoraggia. Il Presidente delL’UCINA, se ha una coscienza morale, non dovrebbe criticarli ma a sua volta incoraggiarli.

    Ho avuto il modo di navigare quest’estate lungo tutta la costa orientale della Sardegna (e della Corsica). In Sardegna sembrava di essere tornati ai vecchi tempi (agli anni 60), si trovava posto per la barca ovunque (in Corsica l’opposto). L’unico appunto la “strozzinaggio” (no si può definire altrimenti) che viene effettuato dai marina italiani. Esempio, riparati a Porto Massimo per un colpo di vento abbiamo dovuto pagare 240 euro a notte per un 14 metri. Ad Ottiollu il prezzo e’ “sceso” (sic!) a 140 euro a notte. In Corsica abbiamo pagato tra i 50 euro di Solenzara ai 69 di Campoloro.

    Per farla breve: se gli italiani pagassero le tasse farebbero a meno di scappare con le loro barche all’estero. Se i nostri marina la smettessero di strozzare e spremere i proprietari delle barche come oggi stanno facendo, forse anche chi e’ in regola continuerebbe a navigare sui nostri mari.

    Probabilmente l’anno prossimo, anche io me ne andrò all’estero. Non per evitare i controlli, ma per non essere ulteriormente taglieggiato dai marina italiani. Peccato perché l’Italia e’ uno dei più bei posti per navigare.

  8. Giuseppe says:

    Attentato alla COSTITUZIONE. L’Italia è una Repubblica basata sul LAVORO! Chi impedisce ciò è un delinquente passibile di pena di morte, che esiste di fatto, ma vale solo per gli imprenditori che si suicidano con la colpa di aver prodotto lavoro.
    Ho una piccola società di charter con 3 barche che ho messo in svendita. Sono veramente stanco, controlli ed angherie di tutti i tipi. E dopo aver “prodotto” me ne vado a dormire, o meglio mi tengo una barchetta all’estero ed ogni tanto andrò a divertirmi. LAVORARE? Produrre? PERICOLOSO! Ciao Ciao

  9. David says:

    In Italia non fanno verifiche, ma TERRORISMO PURO, mettono in fuga la gente.
    Chi ha soldi da spendere e quindi chi fa girare l’economia, lo stato italiano lo porta al punto di non spenderli x evitare problemi, quindi fanno fermare tutto l’indotto.
    Quest’anno ho navigato in costa azzurra, e posso dire che: o Monti è Francese, oppure ha degli interessi, perché la costa azzurra era un tappeto di yacht, e in Italia i porti hanno visto le briciole.
    Comunque hanno rovinato il settore nautico, meglio spostarci in altri stati.

  10. DREAMER says:

    Assolutamente sì, influenzano eccome! Le verifiche si fanno al computer , si incrociano i registri, le dichiarazioni dei redditi, le società intestatarie e poi si và a colpo sicuro.
    In mare si reprimono gli abusi come la navigazione sottocosta , il mancato rispetto delle distanze dai segnali dei sub, la pesca abusiva ; tutto questo invece non si fà e si rompono invece le scatole a gente che dopo aver sudato tutto l’anno vuole passare 10 giorni tranquilli in barca.
    Salvo poi verificare che i porti sono vuoti , la gente ha messo in vendita la barca, ci sono 20.000 persone in più a spasso e 36.000 barche italiane all’estero, dove nessuno ti infastidisce.

  11. Paolo says:

    La situazione in italia e’ a dir poco insopportabile quanto inutile.
    Io, personalmente, vivo all’estero per lavoro e trascorro le vacanze in italia. Quest’anno ho deciso di portare la mia barca via con me per la quantita’ di volte che sono venuti a disturbare, anche quando non potevano.
    Sono saliti, senza alcun avviso a bordo, hanno aperto la porta e sono entrati all’interno per svegliarci e chiederci i documenti…..assurdo.
    Ma dove volete arrivare?

    La barca batte bandiera inglese, io vivo all’estero e dunque inutile andare avanti…….no!
    Lei e’ nato in Italia e deve compilarci questo modulo e dirci cosa guadagna all’estero e cio’ che possiede in italia.

    Lascio a voi altre considerazioni.
    Paolo…….emigrante

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