SFIDE – Immenso Pedote chiude secondo la Transat 650 FOTO

Un grazie immenso da parte di tutti gli appassionati per Giancarlo Pedote: la rottura del bompresso gli ha negato il successo ma il risultato è comunque enorme, al francese Benoit Marie la vittoria in Guadalupa

2 December 2013 | di Redazione Daily Nautica

Il sogno di Giancarlo Pedote e di tutta la vela italiana per uno storico successo nella mitica Transat 650 si spegne in una notte caraibica sulle rive di Pointe a Pitre. E’ L’1.40 italiana quando Prysmian taglia la linea di arrivo, in 18g 15h 56m 30s a 8,20 nodi di media, circa tre ore dopo Benoit Marie, dopo avere però dominato la regata per 15 giorni su 18. Una beffa se la si vede da questo punto di vista, un risultato al dir poco memorabile se consideriamo tanti altri fattori che adesso proveremo ad analizzare. Era la seconda Transat 650 per Pedote, dopo il quarto posto nel 2009 tra i Serie, e una buona stagione sui Figaro.

 

Al suo rivale Benoit Marie vanno i complimenti per una vittoria inseguita a lungo: il francese non ha mai mollato anche quando Pedote sembrava ormai inarrivabile, un esempio di tenacia feroce, fondamentale per riuscire a conquistare un risultato così importante in una prova tecnicamente e fisicamente massacrante. Benoit Marie non ha rubato nulla, ha vinto la Transat 650 e merita tutte le celebrazioni riservate al vincitore. Ma oggi la vela italiana ha il suo eroe, ed è giusto raccontare quest’impresa che è arrivata a un passo dalla storia.

 

 

 

Giancarlo Pedote ha praticamente dominato la regata, senza dimenticare per altro il fattaccio di Sada: quando l’italiano tagliò il traguardo della prima mini tappa, per poi scoprire che l’organizzazione aveva annullato la tratta a causa di una pertubazione che si presentò giorni dopo. Ma lui, a differenza di molti, al traguardo di Sada c’era arrivato. A 300 miglia dal’arrivo di Pointe a Pitre Giancarlo Pedote aveva 40 miglia di vantaggio su Benoit Marie e una posizione perfetta da un punto di vista strategico per l’atterraggio ai Caraibi. Qualcosa però non è andato per il verso giusto.

 

Il bompresso di Prysmian ha fatto crac, lasciando Giancarlo senza vele da andature portanti per diverse ore, il tempo sufficiente a Benoit Marie per superarlo e andarsi a prendere la vittoria. Questa la prima dichiarazione di Pedote: “Dopo tre settimane di silenzio, il cervello fa un po’ di fatica a capire… Ho dato veramente tutto e ci ho creduto fino alla fine. Sono contento di non aver lasciato nulla d’intentato. Ho avuto diverse rotture ma ho riparato tutto, il mio deficit di velocità nelle ultime 300 miglia è stato dovuto ai danni al bompresso, mi sono quasi intossicato con le stratificazioni per tentare le riparazioni. A 300 miglia dall’arrivo è scoppiato il bompresso: mi sono immediatamente concentrato sulla riparazione, determinato a lottare sino all’ultimo. Dopo tre ore avevo completato la laminazione e dopo cinque già navigavo sotto gennaker, ma ho comunque perso terreno e le performance sono risultate penalizzate. Inoltre, effettuando la riparazione mi sono intossicato con le esalazioni delle resine e ho riportato alcune ustioni alle mani, dato che sono entrate in contatto con gli agenti chimici. Resta comunque il fatto che la vela è uno sport meccanico e sono cose che possono capitare”.

Immaginiamo lo skipper toscano a lavorare febbrilmente durante le ultime miglia per riuscire a riparare il bompresso, con la polvere di carbonio a sporcare le mani, la faccia e la barca, e la resina a emanare esalazione da capogiro. Questa è la vela d’altura, quella vera: Giancarlo Pedote oggi è una delle sue  migliori espressioni e non solo per l’Italia.

 

Ha lottato Pedote e lo ha fatto spingendo al massimo il suo 747 come è giusto fare quando vuoi un risultato storico e sei all’altezza di raggiungerlo: il secondo posto, anche se lascia l’amaro in bocca per come è arrivato, è un risultato memorabile per l’Italia, e tutta la comunità velica è enormemente grata a questo ragazzo toscano che ci ha provato con grande serietà e un approccio altamente professionale.

 

Giancarlo Pedote ha provato a battere i francesi nella loro tana, la Transat 650, facendo il francese. Dopo avere trovato uno sponsor lungimirante che ha creduto nelle sue potenzialità, si è trasferito a Lorient per vedere da vicino la tecnica di preparazione degli specialisti della classe Mini. Ha imparato, si è allenato, ha acquistato una buona barca e l’ha migliorata con le sue modifiche. Ha fatto tutto quello che dovrebbe fare un professionista serio, portando la nostra vela dove mai nessun aveva sognato di potere arrivare. Grazie Giancarlo Pedote, perché non pensavamo di dovere stare davanti lo schermo di un PC fino a notte fonda ad aspettare l’arrivo di un italiano che si giocava la vittoria nella mitica Transat. Grazie Giancarlo Pedote perché hai tracciato una rotta che molto altri skipper giovani e di talento potrebbero seguire. Grazie Giancarlo Pedote perché ci hai creduto, fino alla fine, e tutta l’Italia velica con te.

 

Giancarlo Pedote non ha nascosto in passato il sogno di potere armare un’ IMOCA 60, le barche con cui si corre il Vendée Globe: ha dimostrato di essere all’altezza….il sogno è appena cominciato?

 

Le prima e quarta foto sono di Francesca Pradelli, riproducibili tramite link attivo, la seconda e la terza di Jacques Vapillon, la quinta di Jacques Guyarder

 

M.G.

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