Shock America's Cup: scuffia Team Artemis, muore un velista VIDEO

L'olimpionico inglese Andrew Simpson è morto nell'incidente occorso a Team Artemis nella Baia di San Francisco. Dalle prime analisi pare che l'AC72 svedese ha subito la rottura di una traversa e il successivo collasso

10 May 2013 | di Redazione Daily Nautica

Nella Baia di San Francisco è andata in scena la notte buia dell’America’s Cup: Team Artemis durante un allenamento ha scuffiato, ma le dinamiche sono tutte da analizzare, e nell’incidente ha perso la vita il velista inglese di 36 anni Andrew Simpson, professionista di massimo livello, già vincitore di un oro e un argento olimpico. Una notizia tragica che ha sconvolto la comunità velica internazionale, che si stringe vicino ai familiari del britannico. Nell’incidente ci sarebbero altri feriti, uno grave, ma nessuno in pericolo di vita.

 

 

 

 

Un dramma forse un po’ annunciato, da tutti coloro che giustamente vedevano gli AC72 come un mezzo troppo estremo e pericoloso. L’intera vicenda tuttavia va analizzata anche alla luce della situazione di Team Artemis, il team che sembrava nettamente più indietro dal punto di vista dello sviluppo del 72.

 

L’incidente

Team Artemis era in mare per un’uscita di allenamento con il primo AC72 costruito dal sindacato svedese, e progettato da Juan Koyoumdjian, una barca che aveva avuto molto problemi fin dai primi giorni di test. Poco dopo il varo infatti si era danneggiata in una semplice prova di traino, e gira voce che dopo le prime uscite in mare il team sia dovuto intervenire per rinforzare alcune zone strutturali del catamarano. Una barca nata male.

Le condizioni meteo erano quelle classiche di San Francisco: 25 nodi, onda corta e corrente. Team Artemis si stava allenando con il defender Oracle Team USA, quando è accaduto l’irreparabile. Da fonti attendibili che abbiamo consultato pare che non sia stata una scuffia normale: una delle traverse, i ponti in carbonio che collegano i due scafi del cat, avrebbe ceduto e l’intero catamarano è collassato. Andrew Simpson è rimasto intrappolato per dieci minuti sotto i pezzi della barca, vani i soccorsi successivi con i tentativi di rianimazione. Non sappiamo se il velista britannico fosse cosciente: ogni membro dell’equipaggio degli AC72 è dotato di una bomboletta di ossigeno da attivare in caso di scuffia se si rimane intrappolati sotto la barca.

 

 

Il video dalla Baia di San Franscisco con le dichiarazioni di Cayard

 

Il primo catamarano di Artemis non era nato per andare con i foil, le particolari appendici di sostentamento che permettono agli AC72 di navigare con gli scafi fuori dall’acqua raggiungendo punte di velocità prossime ai 50 nodi. Dopo i test in full foiling di Luna Rossa e Team New Zealand, il sindacato svedese aveva deciso di modificare la barca e adattarla a questa particolare tecnica di navigazione, avviando contemporaneamente la costruzione di uno nuovo cat ideato appositamente per il full foiling. E’ probabile che la prima barca, già problematica in assetto normale, fosse poco adatta per le alte sollecitazioni che il foiling impone, un’inadeguatezza tragica.

 

Le dichiarazioni di Cayard

Un Paul Cayard sconvolto si è presentato in conferenza stampa in qualità di CEO del Team: “E’ stata una giornata tragica nella Baia, siamo vicini alla famiglia di Andrew Simpson, alla moglie e ai figli. Per me e per il resto del team è un’esperienza scioccante da superare. Nei prossimi giorni cercheremo di analizzare l’accaduto”. Cayard è poi sfuggito, visibilmente shoccato, dalla selva di microfoni per evitare di rispondere a domande per le quali al momento non c’è una risposta univoca.

Dal web è arrivata la solidarietà e il saluto da parte dei rivali. Team New Zealand dalla sua pagina facebook: “Siamo shoccati per la notizia, Grant Dalton e tutto il team sono vicini alla famiglia”. Dal facebook di Luna Rossa: “Ciao Bart, amico e sportivo che nessuno di noi dimenticherà mai”.

 

Il futuro della Coppa

Il defender Oracle e tutti i team che parteciperanno alla prossima America’s Cup devono interrogarsi urgentemente circa il futuro di questa manifestazione. I ragazzi che vanno a regatare devono essere protetti e non possno correre un rischio così alto. Perseverare sulla strada degli AC72 sembra in questo momento una vera follia e ci auguriamo che Patrizio Bertelli e Luna Rossa facciano sentire la loro voce in proposito. Andrew Simpson ha perso la vita per un’idea pazza di regata. I 72 piedi sono troppo grandi e pericolosi, la loro gestione corre sempre sul filo del rasoio e le protezioni per i velisti, come si è visto, possono essere del tutto inutili. E’ come correre su una Formula 1 con pochissime norme di sicurezza, una follia pura che fa malissimo a questo sport o, se vogliamo, il capriccio di un milionario, Russel Coutts, e del suo capo, il multimiliardario Larry Ellison.

 

Mauro Giuffrè

 

 

 

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