SPECIALE TECNICA – Bozzelli, tutto quello che c’è da sapere!

Il mercato dei bozzelli si è evoluto molto negli ultimi anni, allargando il panel delle opzioni disponibili in termini di costi, materiali e prestazioni. Ecco cosa c’è da sapere per evitare di prendere bidoni o, peggio, di essere vittime di rotture impreviste!

19 September 2012 | di Redazione Daily Nautica

A bordo, sia in crociera che in regata, la scelta di bozzelli sbagliati può avere conseguenze catastrofiche. Non improvvisatevi attrezzisti di coperta senza prima sapere con certezza la potenza e le caratteristiche dei carichi su cui andrete a far lavorare il vostro bozzello. Sul mercato ne esistono diverse tipologie (a frizione, a sfere, a rulli, ibridi) efficaci o meno a seconda dell’area di utilizzo. Ecco alcune “pillole” da sapere per evitare di avere brutte sorprese.

 

TIPOLOGIE – I tradizionali bozzelli a frizione risultano tuttora i più adatti a sopportare carichi in posizione statica, come nel caso della drizze o del paterazzo, o in punti dove non c’è un carico diretto (barber, rinvii a piede d’albero). I modelli dotati di sfere (o cuscinetti) assicurano invece una forte riduzione dell’attrito e quindi una rotazione rapida, risultando ideali laddove la priorità sia la velocità e la facilità di regolazione (scotta di randa, genoa e spi, volanti, carrello della randa): meglio non utilizzarli per i carichi statici, perché alla lunga le sfere tendono a ovalizzarsi con una notevole perdita di efficienza. I bozzelli apribili, o dotati di strozzatore esterno, risultano particolarmente utili per riprendere una manovra sotto carico o per sostituire provvisoriamente un bozzello rotto: tenetene qualcuno in barca per sicurezza.[nggallery id=202]Da sinistra a destra, possiamo vedere alcune tipologie di bozzelli: 1) Modello tradizionale a frizione; 2) Modello a rulli; 3) Modello apribile; 4) Modello classico in legno. Questi ultimi, pur molto pesanti vanno ancora forte nel mondo delle vele d’epoca

 

MATERIALI – Per quanto riguarda i materiali, la tecnologia ha fatto passi da gigante, anche se esiste un mercato, perlopiù legato alle vele d’epoca, dove legno e leghe “d’antan” (ottone, bronzo) restano gli elementi di riferimento: aziende “storiche” tipo Harken o giovani realtà nostrane, come Ubi Maior, propongono accanto ai modelli tradizionali (in plastica e alluminio) anche bozzelli compositi che uniscono all’estrema leggerezza una grande resistenza ai carichi. I nuovi materiali plastici più utilizzati sono il Torlon (per i rulli), in grado di garantire una tenuta nel tempo anche per i carichi più elevati, e il Delrin (per le sfere), che offre un’ottima resistenza alla deformazione. Per i corpi invece si va dall’alluminio anodizzato fino al titanio, leghe che permettono di essere forate o raggiate risparmiando peso.

 

FISSAGGIO – I bozzelli possono essere fissati con un grillo (in questo caso il carico di rottura dipenderà anche dal grillo stesso) o utilizzando il tessile, tramite fissaggio in alto o al centro del bozzello. Qualora decideste di utilizzare il tessile (è più resistente e pesa meno), informatevi su quale sia il loop migliore per il fissaggio, spesso i produttori hanno delle schede in cui viene spiegato come realizzarlo. Occhio: un nodo sbagliato può far perdere percentuali importanti di resistenza, come peraltro l’attrito o l’esposizione prolungata i raggi UV, che sono in grado di ridurre le prestazioni del tessile anche del 60% in 5 anni. Per stare sicuri, utilizzate cime che abbiano un carico di rottura almeno doppio rispetto a quello del bozzello.

 

Eugenio Ruocco

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1 commento

  1. Svnarese says:

    Viva la nuova technologia, ma che esagerazione!
    Dove sono i bei tempi quando si anda a vela con un bel bozzellone fabbricato dal fedele mastro d’ascia? Come in tutte le cose, anche sulla nautica, la specializzazione porta all’esageraziome!
    B.V. a tutti, anche se con un bozzello datato!

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