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- 22 April 2024
Una delegazione di UCINA Confindustria Nautica martedì 2 maggio è stata ricevuta dalle Commissioni Finanze e Attività Produttive della Camera dei Deputati, impegnate nell’esame dei progetti di legge per la revisione della normativa relativa alle concessioni demaniali marittime, lacuali e fluviali ad uso turistico-ricreativo.
Nell’ambito dei progetti di riforma delle concessioni demaniali, l’associazione ha rivendicato l’assoluta importanza delle concessioni della portualità turistica per l’Italia. Grazie al turismo, infatti, la nautica può vantare il più alto moltiplicatore del reddito e dell’occupazione di tutto il cluster marittimo, rispettivamente del 3,7 e 6,9 a fronte di una media del cluster del 2,6 e 2,8, come illustrato nell’ultimo Rapporto sull’Economia del mare del Censis. Un solo marina turistico, ad esempio, è in grado di creare 92 posti di lavoro tra diretti e indotto.
“La mission di UCINA Confindustria Nautica –spiega la presidente Carla Demaria– è quella di rappresentare, sostenere e difendere tutta la filiera della nautica da diporto dalla costruzione di unità, componenti e accessori fino ai servizi e alla portualità. Una catena che, solamente stando insieme, esprime il massimo del proprio valore economico ed occupazionale”, ha sottolineato Demaria.
Per tutelare l’operatività del settore, prostrato da lunghi anni di crisi e da una mancanza di condizioni di parità con gli altri operatori europei, sono state avanzate le seguenti proposte:
UCINA Confindustria Nautica ha inoltre affrontato il delicato argomento legato alla Finanziaria 2007 che aveva quintuplicato i canoni delle grandi strutture destinate alla nautica da diporto, mettendo in ginocchio un settore già devastato dalla “Tassa Monti”, che ha causato la fuga all’estero di circa 40.000 unità da diporto su 156.000 ormeggi e un mancato introito per l’erario di circa 800 mln di euro a fronte dei 15 mln incassati. L’invito al Parlamento è di evitare di procedere con soluzioni che non tengano conto delle conseguenze, anche nel tempo e di mettere gli imprenditori italiani nelle stesse condizioni di quelli europei.