UCINA presenta ai candidati di Senato e Camera il suo piano per salvare la nautica

Il Presidente Albertoni chiede un impegno elettorale per la ricostruzione del comparto, indicando i punti essenziali della terapia d’urto necessaria perché la nautica torni a giocare un ruolo di rilievo per la ripartenza dell’economia del Paese. Riceviamo e pubblichiamo integralmente il comunicato stampa di UCINA

14 February 2013 | di Redazione Daily Nautica

Un “Piano Marshall” per la ricostruzione economica e il rilancio occupazionale dell’industria nautica italiana inviato a oltre 200 candidati capilista al Senato e alla Camera per le prossime elezioni politiche.

 

Questa l’iniziativa di UCINA per superare la grave condizione di crisi in cui versa la nautica italiana e consentirle di continuare a rappresentare un asset del futuro economico del Paese.

 

Il Piano si articola in azioni ed interventi tra cui emergono alcune priorità: una fiscalità più agile e premiante per le aziende del settore, interventi di semplificazione amministrativa attraverso la revisione del Codice della Nautica, sostegno allo sviluppo della rete infrastrutturale in ottica “green”, nuove politiche per la formazione e una strategia unitaria per la promozione all’estero delle coste, della portualità e della cantieristica italiana.

 

Il documento, a firma del Presidente dell’Associazione confindustriale, parte con la presentazione ai futuri protagonisti del mondo della politica della situazione drammatica che sta attraversando l’industria nautica nazionale, un settore che nel quadriennio 2008 – 2011 ha dimezzato il proprio fatturato (passato da 6,2 miliardi di euro a meno di 3,5 miliardi di euro), subendo una contrazione del mercato interno di circa l’80%, e che ha registrato una perdita di 18.000 posti di lavoro diretti e di altri 20.000 nell’indotto. Una prima stima relativa al 2012 evidenzia un possibile calo del fatturato globale sul 2011 di un ulteriore 20%, dato che riporterebbe l’industria ai livelli del 2000 e, nel corso dello scorso anno, le sole mancate entrate dirette per l’erario provenienti dalla filiera turistica sono state circa 1 miliardo di euro.

 

Tra le azioni e gli interventi prioritari indicati da UCINA, in ambito fiscale il Piano prevede l’equiparazione dell’IVA sui servizi portuali turistici (21%) a quella applicata alle strutture turistico ricettive (11%), come già avviene oggi in Francia e come sperimentato con successo dal Friuli Venezia Giulia.

 

Inoltre viene richiesta l’istituzione di un contratto nazionale di lavoro per il settore nautico, attualmente frammentato tra quelli metalmeccanico, legno, plastiche e chimico tessile, misura che consentirebbe ad imprese e lavoratori di avere un unico standard normativo di riferimento.

 

In merito al punto relativo alla semplificazione amministrativa, UCINA torna a chiedere a gran voce decreti legislativi per aggiornare il Codice della Nautica emanato nel 2005, i cui termini di revisione previsti ad un anno e mezzo dall’entrata in vigore furono lasciati scadere.

 

In quest’area UCINA chiede inoltre che le competenze sui controlli a mare sui diportisti siano assegnate alle sole Capitanerie di Porto e alla Guardia di Finanza, in modo da semplificare le modalità di tali controlli, cosa che consentirebbe peraltro di ottimizzare le risorse necessarie per il loro svolgimento, in un’ottica di spending review.

 

Le misure prioritarie per UCINA in ambito infrastrutturale riguardano l’introduzione di canoni agevolati per la creazione di nuove strutture “green” (porti a secco) per la piccola nautica e l’attuazione della norma che prevede la destinazione al diporto delle aree non utilizzate dei porti commerciali, soluzione quest’ultima che permetterebbe di utilizzare al meglio gli spazi attualmente già disponibili, contenendo la realizzazione di nuove strutture con ricadute positive in termini di tutela ambientale e paesaggistica.

 

Il piano redatto da UCINA prevede inoltre la valorizzazione degli Istituti Nautici, oggi accorpati ad altri indirizzi scolastici, attraverso l’aggiornamento dei programmi di studio e l’istituzione di una “giornata del mare” in tutte le scuole.

 

Infine l’Associazione confindustriale ritiene necessario un piano integrato di promozione all’estero delle coste, della portualità e della cantieristica italiana che, per competenza, potrebbe trovare nell’Enit il soggetto attuatore.

 

“Al prossimo Governo – dichiara Albertoni – chiediamo una forte discontinuità rispetto al passato: nessun intervento potrà essere realmente efficace ai fini di una concreta ripresa se il nuovo esecutivo non metterà in campo un’azione che veda prima di tutto un cambiamento culturale, di percezione e di restituzione dell’immagine di questo settore quale componente industriale fondamentale per il rilancio dell’economia del Paese”.

 

(foto di Liguria Nautica riproducibile previa citazione della fonte con link attivo)

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3 commenti

  1. cristoforo colombo says:

    La nautica, in un paese quasi completamente circondato dal mare, dovrebbe essere un’eccellenza sia dal punto di vista turistico che per il diporto, senza tralasciare l’indotto che costituisce una vera risorsa.
    Anzichè incentivarne lo sviluppo questo stato persecutore strangola con leggi borboniche, redditometri di ogni specie sguinzagliando pattuglie di Carabinieri, Capitanerie, Guardia Costiera, Guardia di Finanza, Polizia, Guardie Forestali e.. forse dimentico qualche altra forza.
    Ma dove vogliono arrivare ??
    Ma un bel meteorite di un paio di tonnellate sul Parlamento mentre discutono sui loro emolumenti (così ci sono tutti) non sarebbe una liberazione ??????

  2. Appoggiamo Ucina: Gli Operatori Nautici si uniscono ad Ucina nelle richieste ai neo candidati ; ci vorrà molto tempo per tappare le enormi falle provocate dagli ultimi Parlamenti ma la nostra barca galleggia ancora. Unendo le forze di tutti e facendo appello a coloro che ambiscono ad un posto a Roma , riusciremo ancora a navigare con un buon vento. Quindi chi vuole i nostri voti si esponga con fatti e, soprattutto, molta pratica tralasciando l’orale che è già abbondantemente sufficiente.
    Elio Petracchi

  3. giulio says:

    parole, parole, parole. Ma dove erano i vertici UCINA quando a Roma si decidevano le manovre che hanno portato a questa crisi così profonda? La tassa sul possesso della barca è stata denominata erroneamente (dichiarato dai vertici di Roma) tassa di stazionamento, con le conseguenze che tutti conosciamo: fuga dall’Italia! Poi successivamente è stata denominata “tassa di possesso” ma , ormai la frittata era fatta!

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