Le immagini shock dal ventre del Concordia: l’eccezionale reportage di Jonathan Danko Kielkowski
Un reportage eccezionale che è diventato un libro, per la prima volta entriamo nel ventre devastato del Concordia dove le pareti gridano paura
Nessun reporter aveva osato tanto, ma il pezzo di giornalismo d’assalto realizzato dal fotografo Jonathan Danko Kielkowski – che è finito in un libro – è semplicemente unico. In Italia il primo media a riprendere la notizia e a pubblicare le foto con le dichiarazioni del reporter è stato Dagospia. Nel frattempo il nostro articolo di approfondimento sul processo ai responsabili del naufraggio fa il boom di commenti tra i nostri lettori.
Mai nessuno, a parte i tecnici e chi ha lavorato al recupero, era entrato nel ventre del Concordia. Un ventre spettrale, dove il tempo si è fermato in quella tragica notte del 13 gennaio: sembra quasi di sentire ancora il tintinnio dei bicchieri, il chiacchericcio dei saloni e la musica in sottofondo, ma le immagini che ci ripropone questo reportage eccezionale hanno anche il rumore della paura. Le grida, la calca dei passegeri, la disperazione di quei momenti concitati, è la prima volta che il mondo può rivivere quei momenti attraverso le immagini di ciò che resta.
Le foto di Jonathan Danko Kielkowski stanno facendo il giro del mondo e appare quanto meno strano il fatto che in Italia siano una manciata di siti di informazione ad avere dato la notizia e non i media main stream.
Il fotografo ha tentato due volte di salire a bordo: la prima volta è stato catturato dalla Guardia Costiera, la seconda ha giocato la carta estrema. Attraversare a nuoto gli ultimi metri prima della postazione del Concordia per evitare di essere visto. L’impresa di Kielkowski è datata 30 agosto 2014, ma la notizia è arrivata solo in occasione della pubblicazione di un libro dedicato.
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Sì, è stato giusto documentare fotograficamente i resti del disastro che, ricordiamolo bene, è stato causato da superficialità nello svolgimento del dovere da parte di chi aveva la responsabilità di migliaia di persone.
Non capisco il commento di Massimo che dà dello sciacallo e del demente al fotografo. A mio avviso, con lo spirito di un esploratore, ha voluto lasciare documentazione a futura memoria anche quale monito perché la superficialità di alcuni non debba più creare vittime e danni di portata che dire incalcolabile è minimizzare
Uno sciacallo…anche un po’ perverso se gode nel visitare e fotografare il teatro di una tragedia simile. Non andrebbe pubblicizzato tanto meno comprato il libro di un demente del genere.
…viene paura solo a vedere le foto…