Volvo Penta a LN: “Con la barca che si ormeggia da sola e motori green rivoluzioneremo la nautica”. L’intervista a Nicola Pomi

LN ha intervistato Nicola Pomi, vice presidente di Volvo Penta Europa, che presenta l’Assisted docking, innovativo sistema di ormeggio che va ad agire sui motori, e la corsa per arrivare a un motore carbon free entro il 2050

25 February 2021 | di Giuseppe Orrù
Volvo Penta verso la barca che si ormeggia da sola
L'Assisted docking di Volvo Penta

Volvo Penta sta lavorando alla barca che si ormeggia da sola: individua l’ormeggio e, senza toccare nulla, ci entra in totale sicurezza. Un risultato che arriverà in un futuro neanche così lontano e che ora è possibile pregustare con l’Assisted docking, l’innovativo assistente all’ormeggio completamente integrato con i motori che ricrea su una barca l’effetto di un’auto, facendo dimenticare l’abbrivio e tutte quelle scene di panico in banchina, per il sollazzo dei diportisti che osservano da terra.

Un sistema che ha già incantato il pubblico del CES (Consumer Electronics Show) di Las Vegas, che l’ha nominato tra i finalisti del premio “Engadget for the Best of CES” per la categoria “Trasporti”. Ne abbiamo parlato con Nicola Pomi, vice presidente della divisione vendite di Volvo Penta Europa, che a Liguria Nautica ha raccontato anche la corsa verso i motori carbon free, risultato che il Ceo del Gruppo Volvo vuole raggiungere entro il 2050 e che, di conseguenza, coinvolgerà anche i motori marini.

L’ASSISTENTE ALL’ORMEGGIO CHE RENDE LA BARCA SIMILE A UN’AUTO

Nicola Pomi, vice presidente Volvo Penta Europa

Nicola Pomi, vice presidente Volvo Penta Europa

LN – Nicola Pomi, l’Assisted Docking System di Volvo Penta è finalista all’Engadget for the Best of CES per la categoria trasporti. Perché è così innovativo?

NP – Abbiamo deciso, per la prima volta nella storia di Volvo Penta, di presentare questo prodotto al CES, quindi una fiera consumer, perché il nostro sistema Assisted docking aiuta a ormeggiare la barca in assoluta sicurezza, togliendo uno degli elementi di stress più importanti della navigazione: il momento dell’ormeggio. Questo sistema garantisce un ormeggio più semplice e controllato.

Il vantaggio è che è integrato e gestisce i motori. Molti assistenti all’ormeggio sono solo sistemi anticollisione, che ti avvertono che ti stai avvicinando troppo al molo. Ma di fatto non hanno un intervento diretto sui motori, perché realizzato da produttori diversi: quello del motore e quello dei sistemi elettronici. Noi invece, avendo la possibilità di integrare tutto, abbiamo fatto un sistema che controlla i motori. Grazie al controllo del Dynamic Positioning System, il nostro sistema di posizionamento dinamico, potenziato con l’Assistent docking, la barca si muove e si ferma subito, perdendo l’abbrivio, in base all’azione del joystick.

La barca si muove esattamente nel modo che viene deciso tramite il controllo e non serve dare il colpo di contro motore per eliminare l’abbrivio. Non si sposta più di quello che si desidera. Questo offre innanzitutto una grande sensazione di controllo dell’imbarcazione ma soprattutto una precisione perfetta. Se devi entrare in spazi angusti, hai imbarcazioni a destra e sinistra, puoi entrare nel tuo ormeggio in assoluta sicurezza perché hai il controllo assoluto della barca. Appena lasci il joystick, la barca si ferma, senza abbrivio. Questo dà sensazione di controllo totale della barca e di tranquillità. Ma soprattutto ti dà una manovrabilità unica. Questo è un sistema che ricrea l’andamento dell’auto: quando freni, la macchina si ferma. Così è per la barca.

Il lancio al CES è andato molto bene, è stato un grande successo, con un ritorno di pubblico e di critica molto importante. A breve faremo eventi e presenteremo questo prodotto su alcune imbarcazioni. Al momento funziona solo sul sistema IPS e sarà disponibile su tutta la gamma IPS, dal 600 cv fino ai 1.350 cv., e funzionerà su tutte le imbarcazioni.

LN – Volete arrivare alla barca che si ormeggia da sola?

NP – Esatto. Dal punto di vista strategico l’Assisted docking va nella direzione dell’automation. Una delle colonne della nostra strategia è collegata all’automation e alla connectivity.

L’Assisted docking di Volvo Penta

Nel 2018, alla The Ocean Race, abbiamo fatto il test dell’ormeggio automatico, con la barca che si è ormeggiata da sola, senza che il comandante toccasse nulla. Abbiamo fatto vedere un pezzo di futuro: quello è dove vogliamo arrivare. L’Assisted docking è una parte di questa strategia.

Ci saranno altri step, fino ad arrivare all’ormeggio automatico, ovvero arrivare al punto che la barca si ormeggi da sola. Con l’auto non ha avuto molto successo, ma con la barca potrebbe funzionare molto meglio: molli i comandi e si ormeggia da sola.

VOLVO DIVENTERA’ “CARBON FREE” ENTRO IL 2050

LN – Anche l’ecosostenibilità vi vede sempre molto attenti. Quali sono gli obiettivi in questo ambito?

NP – Il Gruppo Volvo ha annunciato a fine gennaio che nel 2040 smetterà di vendere motori diesel, per arrivare nel 2050 a essere carbon free. L’asticella è stata posta e questo è l’orizzonte a cui dobbiamo arrivare, quindi dobbiamo cominciare anche noi a lavorare su sistemi di diversa natura.

Noi abbiamo due divisioni: quella industriale e quella marina. Gli ambiti di applicabilità dell’industriale sono più “semplici”, perché ci sono cicli di utilizzo definiti, dei sistemi di ricarica più avanzati. Parlando del marino, l’applicabilità diventa più complessa perché, soprattutto nel diporto, hai bisogno di più potenza. Quindi non si può pensare solo a riempire la barca di batterie: ce ne vorrebbero troppe e non sarebbe così ecologico.

Stiamo valutando diversi sistemi. Volvo ha fatto un accordo per lo sviluppo delle fuel cell. La corsa è partita. Ma quale sarà il sistema vincente non lo sa ancora nessuno: se sarà un sistema ibrido, un sistema elettrico, una cella combustibile, non si sa ancora. Stiamo valutando tutte le opzioni e a breve usciremo con dei prototipi. La nostra linea guida è di testare sempre prima questi sistemi sulla marina commerciale, con tante ore di utilizzo, per controllare la robustezza e la durabilità. Poi passiamo alle applicazioni leisure, da diporto, che hanno utilizzi più morbidi.

Il nostro Ceo ha individuato il target e noi stiamo lavorando pancia a terra. Quando si parla di motori termici, si parla sempre di diesel. Non è detto che i motori termici non restino, ma magari alimentati a biodiesel o a idrogeno. Queste possibilità non sono state scartate, anche se l’idrogeno ora ha potenze inferiori rispetto al diesel. Stoccare idrogeno su uno yacht è difficile sia per la sicurezza che per la quantità: stiamo parlando di un valore di 1 a 3. Per un litro di diesel hai bisogno di 3 litri di idrogeno, quindi diventa pericoloso.

LN –Anche la nautica commerciale e professionale in effetti ha bisogno di tecnologie più “green”.

NP – Tutte le soluzioni ci sono: le stiamo testando tutte, partendo dal professional per poi passare al diporto. Quando testiamo queste soluzioni, le testiamo per cicli di utilizzo simili. Un conto è un traghetto che fa ore e ore di utilizzo, un conto è un battello che naviga nei canali di Amsterdam. In quel caso il full electric potrebbe funzionare, prevedendo stazioni di ricarica e cicli di utilizzo definiti.

Per un battello passeggeri, come barche veloci o traghetti, non è possibile utilizzare alcune soluzioni, ma qui sperimentiamo tecnologie che poi riportiamo sul diporto. Ora stiamo sperimentando un catamarano diesel-elettrico: un motore termico che alimenta un generatore di corrente, ma che comunque sviluppa potenza. Sarà un banco di prova per capire se quel tipo di applicazione potrà essere portata su uno yacht da 30-35 metri. Ci stiamo muovendo su diversi settori: quello vincente non sappiamo ancora qual è ma dobbiamo essere pronti a ogni tipo di scenario.

UNA NAUTICA CON MENO ECCESSI E SOSTENIBILE PER TUTTI

LN – Qual è invece la sensibilità dei diportisti verso l’ecosostenibilità? Va di pari passo con la vostra attenzione?

NP – La vera sfida è quella. Se a un diportista proponi una barca elettrica che costa il doppio, si terrà il diesel. Anche perché non c’è alcun incentivo od obbligo. L’accelerazione la si vedrà se ci dovesse essere un’imposizione normativa.

Sappiamo bene che la barca è un bene superfluo. Per riuscire ad aprire il mercato abbiamo bisogno di costi sostenibili. Non si può pensare di vendere una barca full electric che costa il doppio o il triplo rispetto ad un motore termico. Riuscire a fare un prodotto che abbia un suo senso anche dal punto di vista economico è centrale nella nostra partita.

La sfida è doppia: non solo trovare un sistema, ma trovarne uno che sia alla portata non dico di tutti, ma che dia la possibilità di aprire il mercato. Tutte queste innovazioni, come l’elettrico, l’Assisted docking oggi e l’Automatic docking domani, servono ad aprire il mercato, rivolgendosi a chi oggi magari ha paura, non si vuole avvicinare alla nautica perché la vede come un mondo difficile che nasconde insidie di diverso genere. Dobbiamo trasformare la nautica in un mondo molto più accessibile.

La nautica del futuro deve tenere conto di questi elementi. Noi la chiamiamo easy boating: semplicità di utilizzo, semplicità di manutenzione e mantenimento della barca ma anche semplicità di prezzo. Ovvero usare la barca senza spendere cifre al di fuori di ogni logica. Probabilmente cambieremo anche modo di navigare. Magari un domani, per avere sistemi più efficienti, bisognerà ridurre il motore termico a favore di uno elettrico più grande: si perderà qualcosa in velocità, ma si guadagnerà in sostenibilità. Cambierà il nostro modo di andare in barca: probabilmente ci sarà meno spazio per le barche che corrono a 50 nodi, con consumi eccessivi.

Dovremo tornare a una nautica più sostenibile, con meno eccessi: le nuove generazioni sono già nate con questi input. E probabilmente non accetteranno più di salire su una barca che brucia centinaia di litri all’ora.

 

Giuseppe Orrù

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