Il rinoceronte marino tra mito e realtà

Una leggenda narra di una creatura misteriosa nel Mar Ligure, simile a uno squalo ma con un grande corno sul muso

I mari e gli oceani sono spesso al centro dei racconti popolari: la tradizione vuole che le acque siano la dimora preferita di creature misteriose di ogni sorta. E il Mar Ligure, ovviamente, non è da meno, soprattutto se si tratta di pesci dalle dimensioni mastodontiche.

Questo si deve, probabilmente, ai numerosi avvistamenti di squali bianchi, squali mako e verdesche (il famoso blue shark o squalo azzurro) nel nostro mare. Nonostante questi animali vivano negli abissi del Mar Mediterraneo e dell’Adriatico, non è raro scorgerli poco distanti dalle coste liguri. In Riviera, in particolare, è diffusa una leggenda legata alla presenza del cosiddetto “rinoceronte marino“.

Rinoceronte o squalo elefante?

Si narra che nel 1923 il giovane Agostino, insieme ad un gruppo di pescatori di Camogli, trovò impigliata nelle reti una carcassa di uno squalo lungo circa 6 metri e del peso di circa 1.200 chili. Questo squalo, però, era diverso dagli altri, in quanto aveva un enorme corno sul muso: per questo i pescatori decisero di ribattezzarlo “rinoceronte marino”.

Nello stesso periodo furono avvistati altri pescecani con protuberanze simili e questo portò i pescatori a credere che si trattasse di temibili creature pericolose per l’essere umano. Ancora oggi si pensa che nel Mar Ligure abiti una creatura di circa 10 metri dotata di un’enorme sporgenza sul muso.

Anche se non ci sono avvistamenti documentati di un animale simile, la teoria più accreditata è che si trattasse di esemplari di squalo cetorino (Cetorhinus maximus), comunemente noto come squalo elefante o squalo pellegrino. Questi ultimi, infatti, hanno, soprattutto in età giovanile, un muso allungato e uncinato che potrebbe vagamente ricordare un grande corno.

Lo squalo elefante è il secondo pesce più grande al mondo dopo lo squalo balena e il primo del Mediterraneo: la dimensione massima registrata è di 12,2 metri. E’ importante ricordare che è del tutto inoffensivo per l’essere umano. Si nutre, infatti, di zooplancton, microrganismi marini non autonomi nei movimenti, trasportati dalla corrente.

Nonostante sia diffuso soprattutto nell’Oceano Atlantico e nell’Oceano Pacifico, non è raro vederlo nel Mar Ligure, anche se la sua presenza si è notevolmente ridotta. In passato lo squalo elefante è stato oggetto di pesca, soprattutto nei Paesi nordici (Scozia, Norvegia, Islanda, Stati Uniti e Canada). L’olio di fegato veniva usato per la produzione di sapone e per la frittura dei cibi, mentre la carne veniva consumata affumicata.

Oggi, nonostante la pesca diretta dello squalo elefante sia quasi del tutto scomparsa, alcuni esemplari restano vittime del bycatch, la cattura accidentale di alcune specie durante la pesca, mentre altri muoiono a seguito delle collisioni con le imbarcazioni. Per questi motivi è stato dichiarato specie protetta dalla Convenzione di Washington (CITES), dalla Convenzione di Berna e dalla Convenzione di Barcellona.

Rinoceronte marino o squalo elefante, quindi? Non saremo certo noi a svelare il mistero.

 

Fonte foto: divecircle.com

 

Francesca Lasi

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