Immergersi in Sardegna. La costa orientale

Un tratto di litorale di incomparabile bellezza che non manca di regalare autentici paradisi sommersi anche ai subacquei

Col parco del Giannargentu e spettacolari paesi incastrati tra mare e montagne come l’indimenticabile Cala Gonone, la costa che butta ad oriente è – a mio personalissimo giudizio – la più bella della Sardegna. Senza dimenticare una strada come l’Orientale Sarda che va fatta perlomeno una volta nella vita. La costa est dell’isola offre anche incantevoli siti di immersione.

Nel promontorio di Golfo Aranci, tra Porto Rotondo e Olbia, segnaliamo la parete del Mamuthone che comincia appena sotto la superficie del mare e scende a meno 25 metri. Mamuthones sono chiamati quei terrificanti mascheroni sardi che alcune  rocce della parete sembrano, con un po’ di fantasia, richiamare. A poca distanza da questa parete, si trova la cosiddetta Città delle Nacchere. Immersione facilissima, tra i 6 e i 10 metri, che ci porta in una piana letteralmente coperta da grandi pinne nobilis. Alcune superano il metro e mezzo! Da non credere!

A sud, a ridosso dell’isola Tavolara, troviamo tre siti famosi. La secca del Papa (15 – 37 metri), tra pareti ricche di vita, la Tedja Liscia (5 – 27 metri), tra massi, archi e spaccature della roccia e la secca dell’Elefante (16 – 32 metri), che prende il nome da una strana roccia che ricorda la testa di uno di questi bestioni con tanto di proboscide. Altre due secche ci aspettano nella vicina isola Molara, quella di Punta Arresto (3 – 28 metri), tra guglie altre sino a tre metri e del Molarotto (9 – 26 metri), dove ci attende una numerosissima colonia di murene. Animali, ricordiamolo, che non sono pericolosi per il subacqueo ma che comunque non vanno stuzzicati.

Pinna nobilis

La pinna nobilis in Sardegna supera sovente il metro di altezza

Davanti a capo Coda di Cavallo, giacciono anche due relitti: il peschereccio Omega sbattuto sulla scogliera da una forte tempesta negli anni ’70 (15 – 19 metri) ed il cargo non meglio identificato chiamato semplicemente relitto di Molara (35 – 39 metri) affondato da un sommergibile alleato durante l’ultima guerra mondiale. Questa nave sommersa era la casa di Willie, un grongo socievolissimo che accompagnava i subacquei durante la loro immersione, sino a che un tipo che non voglio neppure chiamare “subacqueo” si è immerso con bombole e fucile – cosa peraltro vietatissima dalla legge – divertendosi ad accopparlo.

Tre relitti, una grotta ed una secca attendono invece i sub nella splendida cornice di Cala Gonone, a mio avviso uno dei luoghi più incantevoli del mondo. Cominciamo coi relitti. Il primo è quello del caccia F4 Corsair (4 – 6 metri). Immersione tranquillissima, ottima come prima esperienza, che si potrebbe fare anche in apnea. L’aereo di costruzione Usa ma appartenente all’aviazione francese cadde per una avaria durante la seconda guerra mondiale.

Un po’ più difficile raggiungere il KT (23 – 34 metri), motonave tedesca anch’essa affondata durante l’ultima guerra dal solito sommergibile inglese mentre trasportava rifornimenti alle truppe stanziate nel Nord Africa. Attenzione che qui la corrente non manca mai. Ultimo relitto da segnalare è il Nasello di Cala Luna (28 – 34 metri), altra nave armata tedesca pure lei silurata dal nostro sommergibile che, evidentemente, non sbagliava un colpo. La nave è in buone condizioni e giace su un prato di posidonia che pare la Bella Addormentata.

La secca da non perdere è quella detta della Lama (13 – 22 metri). Il nome in questione viene da una alta roccia che sta in mezzo alla secca e che sale verso la superficie come la lama di un coltello. La grotta è quella di Acituan (8 – 20  metri). Per raggiungere le quattro entrate si deve scendere lungo una bella parete colorata e ricca di fauna. Immersione da fare assolutamente la mattina, meglio nelle prime ore, perché è in questo momento che il sole, che si affaccia sull’orizzonte marino, ci regala dei giochi di luce che nessun effetto speciale potrà mai riprodurre.

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