La pesca alla mormora: una cattura silenziosa

Scopriamo la pesca alla mormora, uno dei pesci grufolatori più apprezzati dai pescatori

La mormora rappresenta una delle prede più ambite dai pescatori da riva che si dedicano al Surfcasting o al Beach Ledgering. E’ un pesce molto affascinante, sia per il suo aspetto che per il suo modo di nuotare e ogni battuta di pesca ha sempre come obiettivo quello di portarne a casa qualche esemplare.

Da giovane si sposta in branchi anche molto numerosi, mentre gli esemplari adulti girano solitari o in piccoli gruppi. La sua taglia media si aggira intorno ai 3-4 etti ma in rari casi può raggiungere anche quasi un kg di peso. Catture di esemplari sui 7-8 etti, a differenza delle orate, vanno considerate assai speciali e regalano immense soddisfazioni a tutti noi pescatori. Assieme all’orata e al branzino rappresenta uno dei piatti di pesce più prelibati, grazie alle sue tenere e gustose carni.

Si tratta di un pesce grufolatore che predilige fondali sabbiosi misti a scogli, dove si sposta percorrendo anche lunghe distanze in una continua ricerca di cibo, che avviene aspirando e risputando dalle branchie la sabbia.  Ciò di cui si nutre sono prevalentemente anellidi, di cui ne è ghiotta.

Quando e dove insidiarla

La mormora si riproduce durante il periodo estivo, dunque si sposta fino al sottoriva nei mesi di luglio e agosto. In questo periodo non è necessario effettuare lanci a lunga distanza, basterà attrezzarsi con una canna da Beach Ledgering e lanciare nella prima fascia, che parte dal sottoriva (dietro l’onda) sino ai 30-40 metri. Le condizioni ideali per la pesca alla mormora dovranno essere di mare piatto o poco mosso (a fine scaduta) e acqua cristallina.

La montatura potrà essere quella classica scorrevole con lenza madre 0,25 , piombo da 30-50 grammi, finale 0,16 preferibilmente in fluorocarbon e amo a occhiello e gambo lungo del numero 10-12. La scelta del tipo di amo si basa su due aspetti importanti: innanzitutto un amo ad occhiello permette uno scorrimento fluido dell’arenicola (che è molto sottile) in fase di innesco. Inoltre, un amo a gambo lungo è preferibile per come mangia questo pesce, che non fa altro che aspirare anziché masticare: in questa maniera l’amo non verrà quasi avvertito e l’innesco rimarrà il più naturale possibile.

Durante i mesi più freddi la sua ricerca si dovrà spostare su varie fasce, anche sulla lunga distanza, che andranno scandagliate per ricercare il pesce che sarà meno attivo e tenderà a stazionare in una determinata zona rispetto ad un’altra. Nelle spiagge sabbiose con basso fondale si dovrà far particolare attenzione a buche e canaloni, dove le probabilità di cattura saranno molto alte.

L’innesco regina

Per insidiare la mormora abbiamo un’ampia possibilità di scelta sull’esca da utilizzare, che sarà preferibilmente un anellide quale arenicola, coreano, americano, muriddu, bibi e anche bigattino.

Il suo piatto forte è senza ombra di dubbio l’arenicola, uno dei vermi marini più costosi e difficili da reperire sul mercato, in quanto non allevato ma pescato direttamente in mare nel Sud Italia. Si presenta come un verme molto sottile ed estremamente fragile da innescare, in grado però di emanare un odore intenso in acqua. L’olfatto delle mormore è molto sviluppato e spesso, ma non sempre, permette loro di captarne la presenza nei dintorni prima della minutaglia. Molte volte sono i pesci più piccoli ad avere la meglio sull’esca.

Grazie alla sua colorazione luminescente, trova ampio impiego nella pesca notturna alla mormora in quanto molto attrattivo. Viene commercializzato in scatole di polistirolo da 5/6 esemplari con sabbia del luogo di cattura e il suo costo è abbastanza alto. Data la sua notevole lunghezza, viene innescata tramite un apposito ago più lungo del normale ed occorre maneggiarlo con estrema cura e cautela per evitare che si spezzetti rendendo difficile se non impossibile il suo innesco.

Una precisazione

Nel web girano alcune notizie e foto riguardo catture di esemplari di mormore da record all’estero, come quella dell’angler Jacques Ackhurst (in foto). Occorre fare chiarezza riguardo ciò, in quanto non si tratta della medesima specie ma di una leggermente diversa.

Le mormore che popolano le coste italiane appartengono al genere Lithognathus mormyrus, che come spiegato raggiunge difficilmente pesi vicino al kg. Invece, le foto che hanno spopolato sul web fanno riferimento ad un’altra specie che vive lungo le coste del Sud Africa: la Lithognathus Lithognathus, conosciuta come steenbras bianco.

Jacques Ackhurst con un Steenbras Bianco

Jacques Ackhurst con un Steenbras Bianco

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