La rompighiaccio Polarstern torna dal suo avventuroso viaggio nel Mar Artico. E non porta buone notizie

La nave laboratorio era partita da Tromsø più di un anno fa con una equipe di scienziati per studiare gli effetti dei cambiamenti climatici

L’avevamo lasciata mentre faceva rotta per i mari artici, col suo carico di scienziati, per studiare l’effetto dei cambiamenti climatici in una delle zone più delicate del pianeta. Era il 20 settembre del 2019 e la nave rompighiaccio Polarstern, battente bandiera tedesca, mollava gli ormeggi dal porto norvegese di Tromsø.

Qualche giorno fa, e precisamente lo scorso 12 ottobre, la nave-laboratorio ha concluso il suo lungo viaggio attraccando nel porto di Bremerhaven, in Germania. Un viaggio lungo 388 giorni seguendo le correnti del mare, da cui arriva nessuna buona notizia. “Il grande Oceano Artico è in agonia – ha spiegato lo scienziato Markus Rex, responsabile dell’equipe scientifica della spedizione – abbiamo navigato in mare aperto sino all’orizzonte, in zone che prima erano coperte dai ghiacci”.

Markus Rex e i 442 scienziati, tra cui cinque italiani, che si sono alternati a bordo della Polarstern, hanno toccato con mano i tragici effetti dei cambiamenti climatici nelle terre del sole e delle notti perenni, dimostrando, grazie agli oltre mille campioni di ghiaccio riportati, che rispetto a soli 40 anni fa, lo spessore del ghiaccio artico si sia dimezzato.

I dati raccolti saranno oggetto di studi e di analisi multidisciplinari nei laboratori europei per i prossimi due anni ma nessuno degli scienziati che hanno partecipato alla missione chiamata Mosaic (multidisciplinary drifting observatory for the study of Artic climate) ha potuto nascondere una profonda preoccupazione.

La rotta della nave rompighiacci Polarstern

“La banchisa polare sta fondendo ad una velocità drammatica – ha dichiarato ai giornalisti il professor Rex – e se i cambiamenti climatici proseguono con il ritmo attuale, tra qualche decina d’anni si potrà navigare in estate senza trovare la banchisa ghiacciata. L’Artico è minacciato e con lui tutto il nostro pianeta“.

La nave rompighiaccio Polarstern dell’istituto di ricerca tedesco Alfred Wegener ha una stazza di circa 12 mila tonnellate ed è lunga fuori tutto 118 metri. Tra le tante avventure che la rompighiaccio ha dovuto affrontare, va registrato un “assedio” di oltre una sessantina di orsi polari.

Così che l’equipaggio ha dovuto formare una squadra speciale che ha avuto il compito di tenere lontani questi animali – senza far loro del male, naturalmente, che a sparargli siam capaci tutti! – e permettere agli studiosi di scendere per effettuare le loro rilevazioni.

Durante la notte artica, gli scienziati hanno dovuto affrontare temperature di oltre 40 gradi sotto zero. Freddo, certo, ma un freddo ben lontano dai meno 50 gradi celsius registrati dalla spedizione guidata da Fridtjof Nansen nel 1895 a bordo della mitica nave Fram. Anche questo è un brutto segno dei tempi che dobbiamo prepararci a vivere.

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