Adriano Passeri: “Il mio incontro con la subacquea è stato casuale e precoce. A 14 anni provai un autorespiratore a ossigeno e ne rimasi affascinato”

Adriano “Dino” Passeri è un pezzo di storia della subacquea professionistica in Italia. E’ il fondatore di Drafinsub, azienda genovese leader nel settore dei lavori subacquei

Adriano “Dino” Passeri ha scritto parte della storia della subacquea professionistica e della nautica italiana. Nel 1976, dalla sua passione per il mare e la subacquea, è nata Drafinsub, azienda di Genova leader nel settore dei lavori subacquei, con le capacità per intraprendere qualsiasi progetto con aria in basso fondale o in saturazione in alto fondale.

L’ultimo dei grandi interventi dell’azienda è stato in occasione della mareggiata del 29 ottobre, per la rimozione dei relitti dai porti di Rapallo e Santa Margherita Ligure. Ma il nome di Drafinsub (che deriva da “drafin”, delfino in genovese, l’animale preferito di Dino Passeri) si incontra in tanti fatti piacevoli e tragici avvenuti in mare e nei laghi: dal recupero del Cristo degli Abissi di San Fruttuoso alla Costa Concordia.

La storia di Drafinsub attraversa due generazioni, quella fondatrice, che vede tra i soci iniziatori Adriano Passeri, e quella attuale, una storia di crescita costante che sotto l’attuale gestione di Gianluca Passeri si traduce in crescita al passo con la tecnologia e la sicurezza.

Dino Passeri, com’è avvenuto il suo incontro con la subacquea? La prima volta che ha deciso di immergersi perché l’ha fatto?

Il mio incontro con la subacquea è stato casuale e precoce. Da ragazzo frequentavo i boy-scout, ci portarono a visitare delle grotte e, tra i compagni, c’erano i nipoti di Cressi che portarono un autorespiratore a ossigeno. Avevamo meno di 14 anni… tutti lo provammo, ma io ne rimasi più affascinato più degli altri.

Quando ha capito che le immersioni potevano diventare una professione?

Non molto tempo dopo, qualcuno regalò una barca, che non usava più, ai boy-scout, ma nessuno se ne occupava. La misero al molo Duca degli Abruzzi e nel tempo libero andavo a pulirla.

Accanto c’era un palombaro che un giorno mi chiese di dare un’occhiata alle eliche di uno yacht. Ricordo ancora il nome: “Together III”. Visto che io ero già in acqua, lo aiutai e così nacque la passione.

A 18 anni lavoravo per gli scaricatori del porto di Genova e, frequentando il porto, vidi i sommozzatori al lavoro. Alcune ditte private esistevano già, capii che la mia passione poteva diventare un lavoro, il mio lavoro.

Lei e la sua azienda avete formato diversi professionisti altamente specializzati. C’è qualcosa che ripete sempre ai suoi uomini prima che si immergano?

Certamente c’è qualcosa che ripeto sempre ai miei uomini prima che si immergano, anzi, ripeto fino alla noia tutto ciò che devono fare, dalle spiegazioni del lavoro ai criteri di sicurezza. Perché sott’acqua è facile dimenticare anche ciò che si sa.

Le vostre immersioni non sono certo quelle di un diving e quasi sempre hanno una certa dose di pericolo. Qual è l’intervento che ricorda maggiormente e perché?

Gli interventi subacquei che ricordo sono tantissimi, il più particolare era un lavoro facile ma svolto in un luogo difficile, la centrale nucleare di Caorso (1986-87). Dovevamo pulire la vasca di raffreddamento, un lavoro semplice, il pericolo di contaminazione non frenava il nostro entusiasmo e la voglia di portare a termine il lavoro.

Il livello di sicurezza e qualità dei lavori ai quali la nostra società è arrivata oggi, la tecnologia, la tecnica acquisita, erano inimmaginabili allora. Oggi interveniamo con impianti di immersione, con la tecnica della saturazione fino a quote che raggiungono i 300 metri di profondità.

Recentemente abbiamo terminato con successo il ripristino delle condotte presenti nel Lago di Garda, alla quota di -186 metri sul fondo del lago. Con la tecnica “diver-less”, invece, interveniamo anche a -800 metri, per l’individuazione e lo spostamento di ordigni risalenti alle guerre che intralciano la posa della condotta TAP, tra Albania e Puglia.

 

Giuseppe Orrù

Foto di Claudio Colombo

 

NAUTICA IN UN RITRATTO. Un progetto di Liguria Nautica e Claudio Colombo che propone una galleria di personaggi liguri o comunque con un legame con la nostra regione, che hanno lasciato un segno nella nautica italiana o con profonde radici e sinergie con il nostro mare. Per ognuno di loro, vi presenteremo un ritratto fotografico realizzato da Claudio Colombo e un’intervista del nostro giornalista Giuseppe Orrù, per conoscere meglio ogni protagonista, anche con curiosità sulla loro vita privata.

 

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2 commenti

  1. Gianni says:

    Dino è fra quegli Uomini (quelli con la U maiuscola) che fanno parte di quella che io definisco “NOBILTA’ PORTUALE”
    Lunga vita !

  2. ANTONELLO GADAU says:

    Buongiorno a Liguria Nautica e complimenti per l’intervista a Dino Passeri con il quale ho avuto l’onore di conoscere 30 anni fa a seguito di un rapporto di lavoro e prosegue una amicizia con Gianluca Passeri :
    DUE GRANDI NOMI DELLA NAUTICA IN ITALIA
    ANTONELLO

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