Gianfranco Campolucci: “La Lamborghini venne a provare un motore da offshore nella mia officina a Chiavari. Così divenni un pilota”

Gianfranco Campolucci ha da sempre la passione per la velocità e per le corse. Prima in moto, poi in barca. Nella sua vita ha sempre alzato l’asticella dei suoi successi personali, trasformando il lavoro nella motonautica in una passione agonistica

Gianfranco Campolucci è nato a Senigallia il 28 febbraio 1946. Appassionato di meccanica e di motociclismo, si avvicina alle competizioni disputando alcune gare in sella ad una moto Morini 125cc prima e 175cc in seguito, all’insaputa dei genitori che non erano d’accordo.

A 19 anni, con la sua moto, si scontra frontalmente contro un autobus, procurandosi fratture e lesioni molto gravi su circa l’80% del corpo. Allontanatosi forzatamente dalle competizioni motociclistiche, ci si avvicinerà tempo dopo appassionandosi alle gare di sidecar. Nel 1976 decide di costruire un telaio autoprodotto e di motorizzarlo con un motore Kawasaki 750cc 2 tempi. Nonostante l’inesperienza arrivano i primi risultati di rilievo, sia nelle cronoscalate che in un circuito in coppia con Angelo Magalino, un copilota di talento nella scena del motociclismo locale.

Contemporaneamente inizia la costruzione di un nuovo sidecar, sulla base di un progetto innovativo che parte da una motorizzazione 2 tempi di 500cc con cilindri contrapposti, di derivazione nautica, capace di erogare potenze oltre 100 cavalli. Con questo mezzo si aggiudica due Campionati italiani della Montagna negli anni 1982 e 1983. Nel 1984, a causa di un grave incidente, si ritira dalle corse motociclistiche, proprio mentre è in testa al campionato.

Nel 1986 si avvicina alle competizioni motonautiche, vincendo per i colori del Bogliasco nella classe 1000cc. Nel 1987-1988 passa allo Yacht Club Chiavari e partecipa alla classe 3/6 litri con un catamarano di nuova costruzione di marca Cougar, aggiudicandosi sia il campionato italiano che quello europeo, piazzandosi al terzo posto del campionato mondiale e vincendo anche la classica Centomiglia del Lario.

Nel 1989 un altro salto di categoria nella classe 1 nella classe 2, a bordo di un catamarano Buzzi, con cui trionfa nel campionato italiano e partecipa al mondiale classe 1 a Montecarlo, con il tragico epilogo della morte di Stefano Casiraghi. Nel 1990-1991 si aggiudica nuovamente la Centomiglia del Lario nella classe 3/6 litri a bordo di un catamarano Lucini. Nello stesso anno un’altra epica avventura in una delle gare più massacranti del panorama motonautico mondiale in mare aperto: il Raid Venezia-Montecarlo.

Nel 1992, sposando il progetto innovativo del progettista argentino Nestor Sartù, raggiunge il massimo risultato finale sia nel campionato italiano classe 3/16, sia nel campionato del mondo svoltosi in oceano aperto in Argentina con il numero record di 62 equipaggi. Nel 1993 si aggiudica il campionato italiano classe 3/6 litri, si piazza quinto al mondiale e conquista tre record del mondo di velocità nelle acque del Lago d’Iseo.

Nel 1997 partecipa e vince nella classe 2000cc il Raid Pavia-Venezia. Nel 2001, in classe 1 offshore, disputa alcune gare del campionato del mondo negli Emirati Arabi e vince il campionato italiano della categoria T3000 Fuoribordo Sport, ripetendosi nel 2004, 2007, 2008 e 2009, chiudendo con l’ennesima vittoria la propria carriera sportiva.

Parallelamente all’attività agonistica, promuove l’accostamento alla disciplina per i giovani allievi piloti, attraverso una scuola della Federazione Motonautica Italiana. Fino al 2009 è stato il titolare di Automar, azienda di Lavagna che si occupa di motori marini.

 

Gianfranco Campolucci com’è nata la sua passione per le sfide e per la velocità?

Credo sia nata nella terra dove sono nato, la città di Senigallia, in provincia di Ancona, nelle Marche. C’era un circuito internazionale dove gareggiavano piloti del calibro di Ascari, Villoresi, Masetti, Ulbiali ed il ternano Libero Liberati, detto il “Principe di acciaio”, mio idolo che sognavo ardentemente di eguagliare.

Lei da giovanissimo pensava solo alle moto. L’incontro con il mare è avvenuto più tardi. Ci racconta come?

Sì, pensavo solo alle moto ed alle macchine, ma dopo l’incidente occorso a me ed al mio passeggero Angelo Magalino durante una gara in salita in sidecar nel 1984, nel quale mi fratturai le vertebre L1 ed L2 con serio rischio di paralisi, i parenti mi rimproverarono di fare uno sport troppo rischioso. Considerando anche il fatto che avevo famiglia e due figli, un’attività di motorista navale e alle spalle già numerosi incidenti (di media portavo due o tre gessi l’anno, avevo già avuto frattura di piedi, caviglie, femori, tibia ecc.), cominciai a pensare ad uno sport alternativo.

E ovviamente ha trovato il modo di declinare la sua passione per la velocità con il mare.

L’occasione nacque quando la Lamborghini decise di fare dei motori per gare offshore per uno scafo monocarena e si appoggiò alla mia officina per le prove nel porto di Chiavari. Io finii per essere il pilota, a seguito di ciò fui contattato da Cantiere Marino, costruttore di scafi, per allestire un 1000 promozionale e lì iniziai a partecipare ad un Campionato italiano con i colori della Motonautica Bogliasco. In seguito continuai a gareggiare con diversi scafi, sponsorizzato in più fasi da Cointreau, Omnitel, Marina Yachting, partecipando a vari Campionati italiani, europei e mondiali.

Quali consigli darebbe ad un giovane che oggi volesse avvinarsi alla motonautica?

Informarsi presso la Federazione Italiana Motonautica che dispone di barche scuola e promuove la motonautica per i giovani in varie scuole per lo più ubicate sui fiumi, soprattutto il Po. Queste scuole organizzano gare per ragazzi a partire dai 12 anni di età e sono completamente gratuite. Io ne gestivo una a Chiavari e una a Genova con grande soddisfazione. Abbiamo vinto dei Campionati italiani.

I motori e il mare oggi fanno parte anche del suo lavoro. Nel suo tempo libero, invece, qual è il suo rapporto con il mare?

Continuo a frequentare il mare, ho una barca di 8 metri, da me rimotorizzata, e una da 6 metri, costruita da un maestro d’ascia di Chiavari. Ho una barca da corsa categoria T3000, che ogni tanto vado a provare in acque interne. Ho sempre grande passione anche per le moto che uso quotidianamente e collaboro con un club motociclistico che organizza mostre, gare con moto d’epoca e raduni.

 

Giuseppe Orrù

Foto di Claudio Colombo

 

NAUTICA IN UN RITRATTO. Un progetto di Liguria Nautica e Claudio Colombo che propone una galleria di personaggi liguri o comunque con un legame con la nostra regione, che hanno lasciato un segno nella nautica italiana o con profonde radici e sinergie con il nostro mare. Per ognuno di loro, vi presenteremo un ritratto fotografico realizzato da Claudio Colombo e un’intervista del nostro giornalista Giuseppe Orrù, per conoscere meglio ogni protagonista, anche con curiosità sulla loro vita privata.

 

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1 commento

  1. Gianni Belgrano says:

    Un grande campione, eclettico ma che ha sempre mantenuto modestia ed umanità

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