Come parlare sott’acqua: l’alfabeto dei sub. Parte seconda: i segnali speciali

Farsi capire in fondo al mare è importante proprio in terra. Per questo i subacquei hanno creato uno speciale dizionario di gesti

Vediamo adesso i segnali subacquei meno adoperati e quindi anche meno intuitivi. Mano chiusa e pollice che punta verso l’alto, significa “Risaliamo” e non “Ok” come qualche volta si usa in superficie. Mano chiusa e pollice verso il basso, sta a dire “Scendiamo“. Mano aperta che oscilla leggermente significa “Calma” oppure “Vai piano”. Stiamo facendo un’immersione e non una corsa subacquea! Mano tesa che ruota velocemente a disegnare una O sta invece a significare l’opposto “Accelerate“. Ho capito che vi state divertendo ma datevi una mossa che non possiamo star qua tutta la mattina! Questi ultimi due sono i tipici segnali delle guide che conducono il gruppo.

Importantissimi anche i segnali di pericolo. Toccarsi l’erogatore significa “Ho dei problemi a respirare“, “Ho finito l’aria”. Più facile comunque che, in un caso come questo, il vostro compagno si precipiti sul vostro erogato di riserva senza segnalarvi nulla. Prendere la canna dell’erogatore da cui si sta respirando ed agitarla, significa “Chiedo la respirazione in coppia“. Segnale questo usatissimo solo in occasione degli esami o durante le esercitazioni. “Ho finito l’aria” si segnala anche con la mano distesa a fare il gesto, assai poco scaramantico, di tagliarsi la gola. Battersi leggermente la mano sul petto vuol dire invece “Sto male, aiutatemi“. Difficile che capiti in tutta la carriera di un sub ma dobbiamo comunque conoscerlo.

L'alfabeto dei sub

I principali segnali subacquei. Dal manuale federale di immersione Fipsas

Vediamo ora qualche segnale tipico dell’istruttore all’allievo. Il primo è la mano aperta che si chiude a pugno due o tre volte, come fanno “Ciao” i bambini. Lo si fa dopo aver indicato il jacket dell’aspirante sub e vuol dire “Vedi di gonfiare un po’ il tuo giubbotto che mi stai arando il fondale”. L’opposto è fare il gesto di tirare il tubo del proprio gav e poi indicare l’allievo. In questo caso significa “Sgonfia un po’ il giubbotto e mantieni un assetto migliore, se no mi tocca legarti e portarti in giro come un palloncino”.

Le braccia incrociate davanti al corpo stanno a significare che l’immersione è conclusa. Segue quindi il segno delle tre dita sotto il palmo della mano che ricorda ai sub di fare una pausa di decompressione di almeno tre minuti prima di risalire. Unire gli indici con le mani a pugno è un altro tipico segnale di richiamo dell’istruttore e significa “Mantieni la coppia e non allontanarti troppo dal tuo compagno“.

Un segnale inequivocabilmente comprensibile tanto a terra quanto in mare -e presumibilmente anche in cielo- è quello delle dita unite sulla punta e la mano che si agita su e giù: “Non ho capito quello che mi hai detto“. O anche: “Che cavolo sta succedendo?”. Per dire “No”, basta far pendolare l’indice o la mano davanti al viso. Pardon, davanti alla maschera. Per dire “Sì”, basta il solito Ok. Vi assicuro che il solito movimento con la testa che ci viene naturale in superficie, è assolutamente incomprensibile sotto il cappuccio della muta e con tutto le attrezzature addosso.

Prima di immergervi, la guida ripasserà con voi i segnali più importanti e quelli che ritiene utili per il particolare tipo di immersione che vi preparare ad effettuare. Voi non trascurate di fare lo stesso col vostro compagno, soprattutto se vi immergete con lui per la prima volta. I segnali principali sono uguali per tutti ma ci sono comunque piccole differenze tra le didattiche e i vari Paesi. Inoltre, non è affatto garantito che il compagno con il quale la guida di quel diving tropicale vi ha chiesto di fare coppia, sia addestrato come voi.

Molto usati, pur se diversi per ogni mare, sono i segnali che indicano le specie animali che si incontrano. Indicarsi la maschera con due dita e poi mettere la mano aperta perpendicolare alla fronte, vuol dire “Guarda! C’è uno squalo“. Mettersi militarmente sull’attenti segnala, di solito, un pesce Napoleone (che altro?). Ma qua bisogna dare spazio alla fantasia e, naturalmente, mettersi d’accordo durante il briefing, prima di scendere in mare.

Nella prossima ed ultima puntata vedremo i segnali che si usano in notturna, in superficie e gli speciali apparecchi che consentono di emettere suoni in immersione come le sirene.

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