La pesca all’orata: tecniche e specifiche per la cattura

Pesca all'orata: focus su una delle prede più ambite dai pescatori dilettanti ma anche quelli professionisti

Settembre è il mese che segna la fine dell’estate ma non della pesca all’ orata, che popola le coste della Liguria tutto l’anno . Prima di scoprire come insidiarla cerchiamo di capire in breve di che pesce stiamo parlando!

L’ORATA: DI CHE PESCE SI TRATTA?

L’orata è un pesce grufolatore appartenente alla famiglia degli Sparidi, molto diffuso nel Mar Mediterraneo e nell’Atlantico Occidentale. Può essere di cattura o allevato in appositi vivai direttamente in mare. Il suo nome deriva proprio dalla caratteristica unica che possiede: una linea dorata che attraversa il muso in corrispondenza degli occhi. Tuttavia questa è solo una delle sue incredibili caratteristiche e qualità !

La sua livrea argentata e la sua bocca possente ne fanno uno dei pesci più belli dal punto di vista estetico, buono da mangiare ma anche interessante da osservare. Gli esemplari giovani vivono e si spostano sempre in coppia o in branco e, durante i primi due anni di vita, sono di sesso maschile. Da adulti sono solitari e si riproducono nei mesi di ottobre e novembre. Gli esemplari più grandi possono raggiungere anche i 7-8 kg di peso e in quei casi il “combattimento” diventa molto impegnativo.

COME PRATICARE LA PESCA ALL’ORATA

Insidiare le orate può risultare semplice ma anche estremamente difficile. In linea generale si tratta di un pesce da un comportamento diffidente ma allo stesso tempo curioso, dunque con qualche piccolo accorgimento non sarà così difficile portarne a casa almeno una.

Le tecniche di pesca all’ orata che si possono adottare sono le più svariate e le catture possono avvenire con qualsiasi condizione meteo marina, anche se i momenti migliori sono con mare calmo o in scaduta. La dieta dell’orata è variegata, a base di crostacei come granchi ma anche di molluschi come cozze e patelle, che possono essere benissimo impiegati come esca in quanto vengono letteralmente  frantumati grazie alle placche ossee che l’orata possiede nella bocca. Per questo è bene prestare attenzione a non essere morsi mentre si cerca di slamarla!

La ricerca di cibo avviene lungo le scogliere a riva, dunque è facile imbattersi in catture anche in un metro d’acqua: in questo caso la tecnica di pesca all’orata più redditizia risulta quella a Bolognese. Una montatura standard consiste nell’impiego di un galleggiante di 3 grammi seguito da una spallinata “a coda di topo” (effettuata con pallini che partono da un peso maggiore ad uno minore dall’alto verso il basso) e un terminale in fluorocarbon dello 0,16 e amo del n.14/16 con innescati due bigattini, uno a calza e l’altro appeso.

L’orata, inoltre, predilige fondali prevalentemente sabbiosi dove ricerca attentamente tutto ciò che riesce scavando nella sabbia: qui può trovare anellidi di diversa specie, di cui va ghiotta. Entrano in gioco così altre tecniche di pesca che prevedono l’impiego di vermi marinicome il coreano, l’americano, il muriddu, la cordella, il bibi e l’arenicola.

La prima tecnica consigliata è il Beach Ledgering, praticata a mare calmo e con attrezzatura “light” a portata di tutti, ovvero canna telescopica o a sezioni con mulinello di taglia  4000/5000, lenza madre dello 0.26 e shock leader 0.35 per resistere al lancio di piombi fino a 100 grammi. In secondo luogo il Surf Casting, che prevede l’impiego di piombature pesanti , terminali e lenze più spesse per la lunga distanza e per riuscire a fronteggiare le condizioni meteo-marine più avverse. In questo caso è quasi d’obbligo l’impiego di canne di lunghezza intorno ai 4.50 metri, mulinelli di taglia 10000 e come montatura travi dello 0.50, su cui poter legare più braccioli dello 0.20 con ami del n. 10.

La pesca all’orata è fatta di lunghe attese che alla fine, se la fortuna è dalla nostra parte, premiano sempre e ci fanno tornare un pò bambini: piccola o grande che sia, quando realizziamo di aver allamato un’orata, un’emozione forte inizia a salire dai piedi fino alla testa e ci fa vivere attimi intensi per tutta la durata del “combattimento”.

In foto un primo piano di orate pescate rispettivamente con granchio vivo e bibi.

Stefano Suriano

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