Al largo di Capo Noli i resti degli antichi velieri francesi affondati da Orazio Nelson durante la battaglia di Genova

Le due più grandi flotte dell'epoca si affrontarono nel Mar Tirreno nel marzo del 1795. Fu la prima vittoria del celebre ammiraglio inglese che sconfisse Napoleone a Trafalgar

Era il marzo del 1795. A Parigi Napoleone Bonaparte, non ancora proclamatosi imperatore, stava preparando la campagna d’Italia con il duplice obiettivo di attaccare l’Austria da sud e di contrastare la crescente potenza inglese nel Mediterraneo. L’esercito di Sua Maestà britannica Giorgio III controllava la Corsica e la flotta francese comandata dall’ammiraglio Pierre Martin si mise in mare per tentare l’invasione. Cominciò così la battaglia di Genova, conosciuta anche come battaglia di Capo Noli, perché proprio davanti al bel promontorio ligure si svolsero le fasi più cruente dello scontro navale che si protrasse dall’8 al 14 marzo e che vide impegnate 13 navi di linea francesi contro 14 britanniche.

La battaglia premiò alla fine la flotta britannica, anche perché agli ordini del contrammiraglio William Hotham figurava un certo Orazio Nelson. Per il famoso ammiraglio inglese quella di Capo Noli fu la prima di una lunga serie di vittorie contro la flotta francese che lo porterà dritto alla celebre battaglia di Trafalgar, che segnò il crollo dell’impero napoleonico sul mare. A bordo della sua prima nave, l’Agamennon, armata con soli 64 cannoni, Nelson riuscì da solo a catturare due navi francesi, la Ça Ira (80 cannoni) e la Censeur (74 cannoni) e a danneggiare seriamente la Duquesne (74 cannoni). 

Alla fine di quel sanguinoso marzo di oltre duecento anni fa, sul fondale del Tirreno rimasero i relitti di molte navi. Relitti che sono stati scoperti due anni fa da Edoardo Pasini, Marco Colman e Mario Arena, tre ricercatori ed istruttori subacquei della Gue, la Global Underwater Explorer, che hanno lavorato in collaborazione con la Soprintendenza archeologica della Regione Liguria.

Alla non indifferente profondità di 75 metri, a circa un miglio e mezzo dalla costa, i tre esperti subaquei hanno scoperto i resti di numerosi cannoni in bronzo che, secondo gli storici, potrebbero appartenere proprio alla Ça Ira, la prima nave affondata da Orazio Nelson. Con l’uso di uno speciale metal detector, i tre istruttori della Gue hanno trovato anche moltissimi moschetti e fucili di fabbricazione francese che, ipotizzano gli esperti della Soprintendenza archeologica, potrebbero essere stati gettati in acqua dagli stessi marinai francesi prima di arrendersi, per non lasciarli in mani inglesi. 

Orazio Nelson

L’ammiraglio Orazio Nelson ritratto da Lemuel Abbott

I relitti di Capo Noli rappresentano senza dubbio una scoperta di rilevante importanza per gli studiosi di storia navale e del periodo napoleonico. Lo stesso prestigioso National Geographic ha dedicato un articolo al ritrovamento che può rilevarsi determinante per riscrivere la storia bellica del periodo napoleonico, rivedere le attuali ipotesi sulla modalità del combattimento navale di quei tempi ed aiutarci a colmare le molte lacune ancora presenti sui nostri libri di storia in merito ai velieri d’epoca, ai loro equipaggi ed ai loro armamenti.

Ed è una buona notizia di questi giorni, riportata da SavonaNews, che la Marina Militare Italiana ha deciso di impegnare le sue risorse e i suoi mezzi per organizzare una campagna di scavo e di studio sul sito, per riportare alla luce i relitti di Capo Noli che, per oltre due secoli, sono rimasti sepolti nel fondo del mare e della storia. 

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