Nasce Acqua-Fi, il nuovo sistema di comunicazione subacquea attraverso la luce: è la fine del “mondo del silenzio”?

Gli attivissimi ricercatori della Kaust hanno sperimentato un efficace sistema di comunicazione wireless che utilizza la luce come strumento di trasmissione

26 June 2020 | di Paolo Ponga
Aqua-Fi (copyright Kaust-Xavier Pita)
Aqua-Fi (copyright Kaust-Xavier Pita)

Siamo alle soglie di una rivoluzione nel mondo della subacquea. Il mondo sottomarino, chiamato in altri tempi il “mondo del silenzio“, potrebbe non essere più tale o quantomeno potrebbe cessare quello che da parte mia oserei definire lo “splendido isolamento” dalla superficie.

Gli attivissimi ricercatori della Kaust, l’Università Reale di Scienza e Tecnologia dell’Arabia Saudita, hanno infatti sperimentato un efficace sistema di comunicazione wireless che utilizza la luce come strumento di trasmissione. Lo studio potrebbe, in effetti, portare giovamento alla ricerca scientifica sottomarina, in quanto i dati ottenuti sarebbero disponibili in superficie man mano che vengono raccolti e non solo una volta usciti dall’acqua.

Sicuramente esiste poi una nuova generazione di subacquei cresciuta nell’era dei social media, che non vedrebbe l’ora di postare in diretta su Facebook o su Instagram le immagini o i selfie fatti sui fondali, con inimmaginabili conseguenze di “pallonate” e altre patologie da decompressione causate dalla concentrazione sul sorriso sottomarino più ammaliante.

Attualmente la comunicazione subacquea è possibile tramite onde radio su distanze molto brevi ma la velocità di trasmissione dei dati risulta essere troppo bassa per ottenere qualcosa di diverso da una semplice segnalazione. Per quanto riguarda la luce, invece, questa può chiaramente viaggiare attraverso l’acqua molto più lontano rispetto alle onde radio e può trasportare un’enorme quantità di dati in condizioni ottimali di limpidezza e mira diretta tra trasmittente e ricevitore.

Gli scienziati del Kaust hanno quindi realizzato un sistema wireless subacqueo denominato “Aqua-Fi“, che sarebbe in grado di supportare la comunicazione Internet utilizzando un mix di led per le trasmissioni a corto raggio e dei sistemi laser ad alto consumo energetico per le lunghe distanze. Il professor Bassem Shihada, responsabile del progetto, ha spiegato che il suo team ha utilizzato led verdi e laser per la trasmissione di dati tra un piccolo computer, noto come “Raspberry Pi”, ed un ricevitore sensibile alla luce, registrando una velocità di circa 17 Mbs (megabit al secondo), sufficienti per Internet.

Ai fini della futura trasmissione subacquea, il team di Shihada prevede che il sistema di Aqua Fi possa utilizzare le onde radio per collegare un primo dispositivo (in pratica un cellulare) ad un sistema gateway legato alla bombola del sub e da questo ad una boa o alla chiglia della barca d’appoggio, a sua volta connessa a Internet tramite 4G o 5G oppure telefono satellitare.

Sebbene i test iniziali abbiano dato esiti positivi, il dottor Shihada prevede che una realizzazione dell’Aqua-Fi nel mondo reale richiederà del tempo. “Abbiamo bisogno di componenti elettronici più veloci – ha spiegato il professore del Kaust – e stiamo prendendo in considerazione un ricevitore sferico in grado di catturare la luce da tutti gli angoli, per una trasmissione dati più chiara e stabile. Abbiamo creato un modo relativamente economico e flessibile per collegare gli ambienti sottomarini a Internet. Speriamo che un giorno Aqua-Fi venga utilizzato sott’acqua quanto il Wi-Fi in superficie”.

Ma anche no. Il fascino della subacquea, infatti, dipende anche dal suo silenzio, nell’ammirazione delle meraviglie sommerse senza distrazioni e intromissioni. Riuscite davvero a immaginare cosa ci aspetta? Ve lo dico io. Dopo un lungo viaggio, sono finalmente nella località marina che ho sognato per mesi. Mi sono alzato presto e sono andato al diving center, dove ho fatto la conoscenza di altre persone felici ed entusiaste come me. Dopo la preparazione dell’attrezzatura, via in barca verso il punto d’immersione sotto un sole magnifico.

Finiamo la vestizione, mentre la guida ci illustra cosa andremo a vedere, con un breve briefing che ci sembra sempre troppo lungo. Salto del gigante e sono in acqua: ci diamo l’ok e via sotto la superficie del mare. Dopo un quarto d’ora sono estasiato dallo spettacolo di fronte a me: coralli, pesci di ogni colore, magari anche un paio di squali. Improvvisamente sento vibrare all’altezza della pancia. Un fastidio insolito mi prende, mi tocco e lo sento vibrare. Tiro fuori il telefonino, è una call dell’ultimo momento, direttamente dalla direzione di Milano. “Allora? Budget, forecast, fatturato? La disturbo? No, vero?”. Per l’amor del cielo. Mi toccherà diventare speleologo o astronauta.

Paolo Ponga

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