L’Explorer 49.5 firmato Tommaso Spadolini è pronto per la costruzione: “Sarà realizzato in Italia”

Il progetto dell’Explorer 49.5 di Tommaso Spadolini, iniziato circa 12 mesi fa, è ultimato e si sta già scegliendo il cantiere che lo costruirà. Tra le particolarità la piscina a scomparsa a poppa del main deck e ben tre cucine

14 July 2021 | di Giuseppe Orrù
L’Explorer 49.5 di Tommaso Spadolini
Il rendering del progetto dell'Explorer 49.5

Grande autonomia di navigazione, comfort a bordo, layout improntato alla convivialità: sono queste le tre parole chiave che hanno guidato Tommaso Spadolini nella realizzazione del progetto, iniziato un anno fa, del nuovo Explorer 49.5, commissionato da un armatore italiano e ormai alle sue fasi finali prima dell’inizio della costruzione.

Fin dal principio – racconta Tommaso Spadolini – le richieste dell’armatore sono state molto chiare. Innanzitutto avere grandi spazi, con il minor numero possibile di dislivelli, che fossero coperti e protetti dal vento, così da poter vivere lo yacht non solo d’estate ma anche nella mezza stagione. Poi la presenza di un ascensore che collegasse tutti i ponti. Infine, un flying bridge che non fosse un classico flying bridge“.

Così Spadolini ha disegnato un fly, raggiungibile tramite un ascensore, una scala per gli ospiti e una di servizio per l’equipaggio, che non fosse puramente uno spazio di relax con il classico prendisole, ma un vero punto di ritrovo per l’armatore e la sua famiglia intorno al mobile cucina centrale, ai grandi spazi di lavoro e al tavolo per 12 persone.

Tra le particolarità degli esterni di questo Explorer 49.5 spicca l’assenza di spazi prendisole fissi. “E’ stata una precisa richiesta – spiega Tommaso Spadolini – abbiamo optato per ombrelloni e lettini rimovibili a seconda delle necessità. Ne è un perfetto esempio la zona helipad arredabile, che sfrutta appieno gli spazi garantiti dal disegno dello scafo a prua, che si allarga nella sua sezione superiore così da rispettare i parametri del touch & go“.

Lettini e ombrelloni arredano anche il grande pozzetto flush deck che nasconde una piscina. Quando è chiusa, rimane perfettamente integrata nella pavimentazione, aprendola, tramite un sistema idraulico, si solleva di 70 centimetri e può essere riempita con acqua di mare e goduta anche in navigazione. Spostandosi verso poppa, il transformer al centro della grande plancetta permette di salire o scendere comodamente dal tender di appoggio.

Sul main deck si trova un’altra delle particolarità dell’Explorer 49.5, uno yacht con tre cucine. Oltre a quella all’aperto sul flying e alla cucina principale professionale sul lower deck, sul ponte principale è stata realizzata una cucina privata per l’armatore e i suoi ospiti. E’ stato inoltre previsto un portavivande, che va dal ponte inferiore al fly, ricavando uno spazio di appoggio di ben 1 metro per 60 centimetri.

Per la zona notte si è invece optato per un layout classico, ma quello che colpisce è la suddivisione degli spazi. Sul ponte principale troviamo la suite armatoriale a tutto baglio, con studio, cabina armadio e un doppio bagno con doccia centrale. Nella sezione centrale del lower deck ci sono invece due cabine doppie con letti affiancati e bagno privato, mentre verso poppa ci sono una cabina Vip e una vera e propria seconda suite con studio separato.

Tommaso Spadolini

Se il comandante ha la sua cabina a poppavia della timoneria sull’upper deck, la crew area occupa invece la sezione prodiera del ponte inferiore, con una grande sala mensa, la cucina professionale e quattro cabine, tutte dotate del proprio bagno, oltre allo spazio lavanderia.

L’Explorer 49.5 sarà costruito con scafo in acciaio e sovrastruttura in alluminio e lo studio Tommaso Spadolini è riuscito in questi dodici mesi di lavoro a mantenerlo sotto i 500 GT di stazza: una caratteristica molto importante per uno yacht di 49,5 metri di lunghezza e anche una richiesta dell’armatore.

Al momento – sottolinea Spadolini – stiamo ultimando la specifica tecnica completa: l’Explorer 49.5 avrà un’autonomia transatlantica garantita a 10 nodi di velocità con motori CAT e tutto è stato studiato per poter affrontare in sicurezza anche navigazioni estreme come quelle nel Mare Artico“.

Con un progetto ormai praticamente ultimato, è giunto il momento di scegliere il cantiere che lo costruirà. “Stiamo valutando diverse possibilità – conclude Spadolini – per il momento quello che possiamo dire è che sicuramente sarà realizzato in Italia“.

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