Il caso Luna Rossa: che strada ha preso l’America’s Cup? VIDEO

Le modalità decisionali di ORACLE sono il vero problema ed il nocciolo della questione: rinunciare al foiling e alle alte prestazioni è impensabile, ma la prepotenza del defender sta uccidendo il trofeo più antico del mondo

7 April 2015 | di Redazione Daily Nautica

AC45 OracleIn quanti, in Italia e non, in queste ore stanno sperando che Patrizio Bertelli ci ripensi? Difficile, molto difficile, se non impossibile immaginare un rientro di Luna Rossa dopo l’annuncio shock del patron aretino. Le condizioni per un incredibile ritorno non ci sono affatto: il defender Oracle riga dritto per la sua strada, circondato da sfidanti compiacenti e con bassi budget, a parte Team New Zealand, e Bertelli mai si rimangerebbe un annuncio tanto clamoroso, prima di tutto per una faccenda di stile. Potrebbero esserci i termini per una causa legale contro ORACLE, ma è un tema spinoso e irto di ostacoli che, immaginiamo, il team legale di Prada starà studiando. E allora che Coppa America sarà senza Luna Rossa?

 

In Italia e nel mondo, sul web, impazzano i commenti e rimbalzano le opinioni degli appassionati. Soprattutto in Italia il tema nostalgia va molto forte: la “vecchia Coppa”, quella corsa con monoscafi lenti e molto tecnici manca eccome, se non altro perché nell’immaginario collettivo la si collega alle imprese di Luna nel 1999-2000. E’ nata addirittura una petizione nazionale in favore di Luna Rossa, nel cui testo, largamente condivisibile in molti punti, si legge in un passaggio:

 

“Le barche con le quali oggi ci si misura in questa competizione sono troppo distanti tra loro, troppo veloci, le manovre limitatissime, abilità umana e capacità tattiche ridotte al minimo. Da veri appassionati non è questo lo spettacolo che vorremmo vedere, perché non è una mera gara di velocità quella che tiene il pubblico incollato allo schermo tutta la notte. Vorremmo ritrovare le emozioni che Luna Rossa e il suo equipaggio ci hanno regalato in passato, quando le regate erano vinte non solo grazie a tecnologie avveniristiche, ma soprattutto grazie alla tattica e all’abilità nelle manovre”

 

Luna Rossa_ACCSu questo punto ci siamo soffermati a riflettere. E’ vero che ORACLE ha ucciso la Coppa, ma è la scelta dei foiling cat ultra veloci ad averla uccisa o le modalità decisionali del defender? A San Francisco la scelta degli AC72 fu un salto nel vuoto soprattutto per la misura spropositata delle barche ma, a nostro avviso, non per il tipo di mezzo. Il foiling è il futuro della vela e su questo non riteniamo ci siano dubbi. Onestamente pensare di tornare a barche “lente” sarebbe come pensare di fare correre la Moto GP o la FORMULA 1 con i motori di 20 anni fa. Indietro non si può tornare, la tecnologia e il suo sviluppo sono da sempre stati l’emblema dell’America’s Cup. C’è poi tutta una generazione di giovani velisti che sta crescendo con la cultura delle barche ad alte performance, una generazione che si sta appassionando anche ai catamarani foiling. Non siamo neanche d’accordo che la tattica e l’abilità contino poco su un mezzo ad altissime performance come i foiling cat: una virata con rollio, una virata o strambata sui foil sono anzi la massima espressione delle capacità di manovra di un equipaggio.

 

Il video promo di ORACLE con i nuovi AC45 Turbo, barche molto simili ai prossimi AC48

Le modalità decisionali di ORACLE sono il vero problema ed il nocciolo della questione che dovremmo invece discutere. Sentire dire al defender “Vogliamo ridurre i budget” fa quasi ridere. Potevano pensarci già prima di S.Francisco: al posto di lanciare un foiling cat di 72 piedi potevano proporne uno intorno ai 50. Oppure quando hanno stabilito la barca per la prossima Coppa: piuttosto che lanciare un 62 potevano puntare da subito su una catamarano con foil di dimensioni più ridotte (un 62 piedi cat foiling non può certo costare poco!). Cambiare la barca quando un team, Luna Rossa, ha già investito un anno di progetti e ben 20 milioni di euro non sembra certo una volontà di volere ridurre i costi ma un tentativo, riuscito, di volere fregare un avversario con l’aiuto dei team compiacenti che non avevano alcuna chance di partecipare e vincere la Coppa con i 62 piedi.

 

Sulla regola di stazza di quello che sarà il futuro 48 piedi segnaliamo un’analisi molto interessante pubblicata da farevela.net, dove l’esperto di aerodinamica Beppe Giannini ha spulciato il regolamento della nuova barca per capire che mezzo sarà. Dalla sua analisi emergono dei dati molto interessanti. Il risparmio sui costi potrebbe essere relativo perché, chi potrà, cercherà di ridurre al massimo il peso delle strutture e le soluzioni progettuali e tecnologiche per fare ciò costano. Come avevamo già anticipato le parti dove i team potranno investire sulla progettazione saranno derive, timoni e si sistemi di controllo di derive e ala.

 

E’ veramente l’ultimo capitolo della polemica verso la prossima America’s Cup? Difficile crederlo. Siamo convinti che, come da tradizione, la “vecchia brocca” continuerà a fare parlare di se, e molto, nel bene e nel male.

 

Mauro Giuffrè

 

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