La “kite intervista” a Francesco Minutello: per me il kitesurf è libertà – 2a Parte

L'atleta romano Francesco Minutello si racconta ancora in questa seconda parte di intervista: gli spot preferiti, le attrezzature, gli allenamenti.

10 May 2016 | di Redazione Daily Nautica

Proseguiamo con la seconda parte dell’intervista a Francesco Minutello (leggi anche la prima parte), atleta romano di kitesurf tra le giovani promesse del wave riding italiano che ci spiega quali sono i suoi spot preferiti, i tipi di allenamento che affronta, quali attrezzature utilizza e perché ama così tanto questa disciplina.

– Come kiter romano, quali sono i tuoi spot preferiti lungo il litorale laziale? E in Italia? All’estero qual è lo spot più bello ed emozionante dove hai surfato?
«Anche se non sembra, il litorale laziale offre diversi spot per il wave riding. Magari le occasioni buone non sono tante quante in Sicilia o in Sardegna, però ce ne sono. Io solitamente mi sposto a seconda delle previsioni meteo e in base alla direzione del vento scelgo l’uno o l’altro spot. Durante l’inverno capita spesso che faccia belle perturbazioni da Sud e in questi casi esco a Torvaianica o a Passo Scuro o ancora a Torre Flavia. Quando invece arrivano perturbazioni di Ponente o Maestrale mi sposto verso Latina, Fondi, Sabaudia e Circeo. Quanto all’estero, alcuni anni fa sono stato alle Canarie, a Fuerteventura. Quest’anno invece ho avuto la fortuna di poter andare ad allenarmi alle Mauritius, un paradiso per il wave riding, sulla famosissima onda di One Eye».

– Durante gli allenamenti esci in acqua con altri atleti, i tuoi amici o fai tutto da solo? Segui un programma di allenamento specifico o vai a istinto?
«Mi capita molto spesso di uscire insieme ad altri amici o atleti, mi piace condividere le esperienze insieme a persone a me care perché è bello surfare in compagnia anche se quando mi alleno sono molto concentrato su me stesso. Sì, seguo un programma specifico, mi alleno tre volte a settimana in palestra per non perdere l’allenamento nel caso in cui non faccia vento per lunghi periodi. In acqua invece il mio training si svolge in tanti modi ed è composto da diverse fasi: cerco di entrare in acqua più volte durante la giornata facendo delle pause ogni ora di allenamento; alterno momenti in cui studio il mare e il timing delle onde a momenti in cui cerco di simulare le heat da 10 minuti come se stessi facendo una gara o ancora lascio libero il mio istinto e mi godo la surfata per perfezionare lo stile».

– Ecco, potresti descrivere il tuo stile personale come rider? C’è qualche atleta italiano o straniero a cui ti ispiri o segui semplicemente la tua strada?
«Forse è un po’ difficile spiegarlo a parole, potrei spiegarlo meglio con una tavola sotto i piedi e una bella onda glassy! Scherzi a parte, per prima cosa posso dire che surfo solo strapless, come ormai la maggior parte dei waver avanzati. Nonostante l’utilizzo della tavola strapless, fino a poco tempo fa tendevo a essere molto aggressivo nei cutback, ma sto cercando di cambiare il mio modo di surfare, ossia ora cerco di domare quest’aggressività facendo delle surfate più morbide e pulite, tracciando delle linee il più verticali possibili. Mi piace molto guardare video di atleti stranieri come Airton Cozzolino o Patrick Rebstock, ma di fatto poi non mi ispiro a loro: lo stile è una cosa personale, non si può imitare».

– Come attrezzatura utilizzi Slingshot. Qual’è il tuo rapporto con questo brand e il tuo feeling con ali? Con quali modelli hai più confidenza?
«Sì, come attrezzatura utilizzo Slingshot da ormai 7 anni. Diciamo che la vera svolta che ha cambiato il mio modo di surfare c’è stata un anno fa, quando Slingshot ha prodotto un kite mirato alla pratica del wave riding. Con il modello Wave SST infatti la brand ha prodotto non un kite da wave, ma “il kite da wave”. Il feeling con quest’ala è stato buono sin da subito, quando sono in acqua con il mio Wave SST si crea una perfetta armonia tra me e il kite. È molto performante su onda formata e consente di godersi la surfata facendo a meno del suo tiro, basta lasciare un po’ depotenziata la barra e tutto è perfetto. È un’ala che non richiede di lavorare con la barra in battuta (in potenza) perché perderebbe l’essenza del suo utilizzo nel wave riding puro: tenuto a 45 gradi durante la surfata, il kite ti segue senza darti trazione e ti consente di surfare grazie alla spinta dell’onda e non attraverso il tiro del kite stesso».

– Invece come tavole, quali modelli usi?
«Per quanto riguarda le tavole, utilizzo tre diversi modelli secondo le esigenze. Ho un bellissimo Slingshot Celeritas 5’8’’x18½” che uso per onde più lente o condizioni di vento più leggere, data la buona galleggiabilità dovuta ai 26 litri di volume. Per condizioni di onda più grossa e formata uso invece un Tyrant 6’0’’x18¼’’ che è una tavola molto radicale, grazie a un rocker accentuato e un rounded squash tail che nonostante i 6 piedi di lunghezza consentono di essere aggressivi nel “ lip-slashing ” facendo cutback come se si avesse un vero shortboard sotto ai piedi. Ultimo modello di tavola che completa il mio quiver è lo Screamer 5’6’’x18’’ che utilizzo principalmente quando faccio un po’ di freestyle strapless: consente molta praticità nei trick e anche facilità nell’approccio alle diverse manovre freestyle».

– Ho visto che hai una pagina Facebook personale come atleta. Come vivi il fatto di essere un modello sportivo per tanti appassionati?
«Essere un modello sportivo per le persone è veramente una grande soddisfazione. Quello che cerco di fare, anche grazie all’utilizzo dei social, è trasmettere la passione e le sensazioni positive di questo sport. È un onore essere un punto di riferimento per le persone che mi seguono ed è un onore poterle coinvolgere nella mia vita e perché no, dar loro dei consigli o comunque poterli aiutare in qualche modo».

– Puoi spiegare tu che pratichi anche altre discipline, dal surf allo skate, cosa rappresenta per te il kitesurf?
«Oltre al kite, pratico abitualmente snowboard, skateboard, surf, sup e wakeboard. Il fatto di praticare molti sport da tavola mi consente di trovare un filo conduttore che li lega l’uno con l’altro. Trasportando le conoscenze da una disciplina all’altra mi sembra di progredire con più facilità o più semplicemente mi sento a mio agio ogni volta che ho una tavola sotto i piedi. Tuttavia per me il kite rappresenta la disciplina numero uno e tutti gli sforzi sono ripagati dalla sensazione di libertà che mi fa provare. Ogni uscita rappresenta un’emozione unica e mi da una scarica di adrenalina incredibile che solo chi ha la fortuna di praticarlo può capire».

Ecco, quale appassionato di kitesurf non si riconosce in queste parole di Francesco? Quella libertà, quelle emozioni, quell’adrenalina che cerca lui professionista delle onde alla fine sono le stesse che spingono noi, appassionati di kite, in una qualunque giornata di vento a caricare la macchina e raggiungere al più presto la spiaggia per mordere la nostra personale fetta di felicità. Grazie Francesco e buon vento!

David Ingiosi

 

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