Tragedia alla Clipper race: muore la velista Sara Young

Un tragico incidente nell'oceano Pacifico, la velista non legata è stata sbalzata in mare e ritrovata senza vita

3 April 2016 | di Redazione Daily Nautica

 

Una tragedia ha colpito la comunità velica internazionale: alla Clipper Round the World Race ha perso la vita la velista Sara Young.

La donna era impegnata in una presa di terzaroli con circa 35-40 nodi di vento quando è stata sbalzata fuori bordo da un’onda, evidentemente non legata. L’equipaggio è riuscito a recuperarla solo un’ora e mezza dopo ormai priva di vita.

La velista inglese di 42 anni faceva parte dell’equipaggio di Ichorcoal, la barca aveva già perso un membro dell’equipaggio nella parte iniziale della regata a largo delle coste portoghesi per un incidente a bordo. Nel caso della Young il fatto è accaduto nel Pacifico settentrionale nel corso della 14ma tappa del giro del mondo riservato a equipaggi non professionisti. Sara Young era comunque una velista con esperienza oceanica.

Il tema della sicurezza

Sul tema della siurezza la nostra testata ha più volte sottolineato, dando anche spazio agli esperti, l’assoluta necessità di indossare giubotti di sicurezza e cinture collegate alle life line, l’unica garanzia per avere maggiori possibilità di salvare la pelle in situazioni estreme. Non comprendiamo il perché un velista, durante una presa di terzaroli in pieno Pacifico con 40 nodi di vento e onde superiori ai 5 metri, possa non essere legato. Gli eccessi di sicurezza, o peggio la disattenzione, sono quando di peggio possa fare un velista che naviga in altura e in generale chiunque vada per mare.

Non esiste alcun motivo valido per non indossare il giubotto e la sua cintura: ormai in commercio ci sono modelli di giubotto che danno pochissimo fastidio nei movimenti. Una life line correttamente montata garantisce ai membri dell’equipaggio di potere correre da prua a poppa senza problemi, restando sempre collegati all’imbarcazioni. Sul caso di Sara Young verranno fatti i necessari accertamenti dalle autorità competenti, ma a nostro avviso solo un problema strutturale alla cintura di sicurezza o a uno dei suoi componenti può escludere l’eventuale imperizia da parte della velista e il mancato controllo da parte dello skipper che deve vigilare sui membri dell’equipaggio in ogni circostanza.

Il problema delle regate oceaniche per non professionisti

L’Oceano non è per tutti, le regate come la Clipper Race hanno l’ambizione di dare la possibilità anche a velisti non professionisti di partecipare a un giro del mondo. Il problema è uno: non bastano anche approfonditi corsi di formazione e selezioni accurate per fare dei velisti da giro del mondo. Non basta essere un velista esperto per afrontare l’Oceano: lo abbiamo scritto nel caso della tragedia della Cape2Rio e lo ripetiamo oggi.

 

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