Una vita in barca a vela in compagnia di un violoncello: LN intervista il musicista-velista Roberto Soldatini

"Navigo, vivo e suono a sette nodi". La nostra intervista al violoncellista, scrittore e velista

7 May 2020 | di Maria Cristina Sabatini

Quanti di noi hanno un sogno, un desiderio da realizzare? Quanti di noi hanno avuto il coraggio di lasciare le proprie certezze per renderlo reale? Roberto Soldatini l’ha fatto. Maestro d’orchestra, violoncellista, nel 2011 sulla soglia dei cinquant’anni ha deciso di lasciare la terra ferma e la propria casa per vivere navigando.

Il porto di Napoli accoglie il musicista e la sua imbarcazione durante l’inverno ma il cuore di un marinaio è sempre in viaggio. “Sto pensando di fare un’altra scelta, per cambiare un po’”, ci confida, infatti, Soldatini.  Il viaggio lo accompagna invece per 6 mesi l’anno. Da maggio ad ottobre. Se non ci fosse stata l’emergenza Coronavirus a bloccare tutto, sarebbe volentieri salpato per il Mar Egeo. “La Grecia – racconta il violoncellista-velista – è nel mio cuore per il senso di armonia che si respira in tutte le sue isole”.

Come rifugio Soldatini ha scelto una barca a vela, un Moody 44 comprato in Inghilterra di nome Denecia, a cui ha anche dedicato un libro. Come compagno di viaggio, invece, un violoncello di 300 anni che lo segue in porto e per mare. “Penso – spiega il musicista – sia l’unico Stradivari ad avere il sale sulla pelle”.

Trovare un’imbarcazione dove poter navigare in solitaria assieme al suo amato strumento non è stata però impresa facile.  Soldatini, accompagnato dal suo fido violoncello, ha girato senza sosta per trovare il luogo giusto che potesse accoglierli. “Gli armatori e i broker – ricorda il direttore d’orchestra – rimanevano esterrefatti quando mi vedevano arrivare”. 

“Una volta – rivela a Liguria Nautica – mi ero innamorato di una barca simile a quella che ho comprato ma un po’ più piccola e il proprietario avendo capito che ero molto interessato ha tentato di tutto per farmi trovare un posto dove poter suonar il mio violoncello. Ha smontato mezza barca, finché all’ultimo mi ha detto ‘ma lei non potrebbe suonare sul letto?’. Poi finalmente è arrivata Denecia“.

Se d’inverno le note dello Stradivari si diffondono sottocoperta, d’estate il luogo preferito dove il maestro Soldatini ama suonare è la prua della sua barca, nella baia, al tramonto. Proprio durante una di queste esecuzioni si è materializzata una delle esperienze che hanno emozionato di più il musicista.

“Mentre suonavo sulla prua della barca ‘Il cigno’ dal ‘Carnevale degli Animali di Saint Saens’ – racconta – sono arrivati alcuni delfini che hanno iniziato a saltare, continuando per tutto il tempo dell’esecuzione, come fossero stati attirati dalla musica. Per timore che andassero via ho continuato a ripetere quel brano una decina di volte”.

Il mare e il lento scorrere del viaggio in barca a vela hanno rivoluzionato il modo in cui il musicista-navigatore interpreta la musica. “Quando un musicista esegue un brano – sottolinea Soldatini – racconta un po’ se stesso e quindi vivendo sulla terraferma raccontavo anche le mie frenesie, l’esigenza di correre sempre. Molti pezzi vengono eseguiti con una velocità incredibile tanto che spesso si fa fatica a sentire tutte le note”.

“Con la lentezza del viaggio – prosegue – ho riscoperto l’importanza di dare significato ad ogni particolare. Ad esempio, navigando da Roma a Istanbul si possono cogliere tutte le sfumature di tradizioni, colori, odori che si contrappongono. Si respira il senso del viaggio dall’ inizio alla fine”.

“Nella musica – sostiene – è la stessa cosa: dall’inizio alla fine di un pezzo riscopri tutte le cose che ci sono all’interno, dando il giusto valore ad ogni frase e ad ogni espressione. Oggi, quindi, oltre a navigare a sette nodi, vivo a sette nodi e suono a sette nodi“.

Roberto Soldatini non è però “soltanto” un direttore d’orchestra, un violoncellista ed un navigatore. Ha tre libri all’attivo e un quarto di prossima pubblicazione. Con La musica del mare“, nato dal diario di bordo del suo primo viaggio fino a Istanbul passando per le più belle isole dell’Egeo, ha vinto ben due premi letterari.

Poi è stata la volta di Sinfonie mediterranee“, un viaggio di 6500 chilometri alla ricerca dell’armonia e della bellezza. Con Denecia, la sua terza pubblicazione, il musicista-velista ha lasciato invece la parola alla sua barca a vela. “Ho pensato che potesse avere un’anima – afferma – e ho voluto far scrivere a lei la sua storia”.

Lo scrittore ci svela, infine, anche il titolo del suo ultimo libro, che verrà pubblicato prossimamente: I Porti degli antichi romani. Un’avventura nata dalla scoperta di un portolano ante litteram di epoca antoniniana in cui sono orientati tutti i porti da Ravenna fino ad Arles. “Ho deciso di mettermi in viaggio ripercorrendo questa rotta – dichiara a Liguria Nautica – per vedere cosa era rimasto dei luoghi descritti. Sono una sessantina di porti. Un libro che racchiude storia, archeologia e navigazione”.

La decisione di partire, di cambiare, “di lanciarsi di bolina verso una nuova dimensione”, come scrive lo stesso Soldatini, non ha avuto un’origine precisa, ma è stato il risultato di un insieme di sinergie: la voglia di libertà, di tornare all’essenziale e di tornare alla natura.

Se tornassi indietro lo farei prima – ammette – molti ne hanno la voglia ma rimandano questa decisione a quando saranno in pensione senza sapere se poi vi riusciranno mai. I nostri sono contratti a termine e non possiamo sapere quando scadranno, quindi – conclude il musicista-velista – meglio non rimandare e realizzare il prima possibile i propri sogni”.

 

Maria Cristina Sabatini

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