Marittimi: quanto è dura la vita in Italia

La professione dei marittimi in Italia si fa sempre più dura: poco lavoro, burocrazia asfissiante e interpretabilità delle norme non univoca

12 January 2016 | di Redazione Daily Nautica

Cerca di uscire, di farsi sentire più in alto possibile il malessere generale dei marittimi che invocano, ancora una volta, quel minimo di visibilità che da sempre gli è negata.

I problemi e le lagnanze, sacrosante sia chiaro, sono sempre le stesse: normative e burocrazia asfissiante, la disoccupazione, gli allievi che non trovano neppure il primo imbarco e chi più ne ha più ne metta.

Ma che dire di come saltare o aggirare l’ostacolo? Che il vostro problema sia rappresentato dai vostri titoli professionali, una navigazione da riscattare, un contenzioso, un infortunio o che la vostra rc professionale non vi tuteli, le soluzioni ci sono e per tutte le esigenze, anche le più tragiche o magari insormontabili.

Ma cerchiamo di essere pratici. Ad esempio spesso il marittimo si scontra con i problemi dati dalle norme locali afferenti il lavoro marittimo, magari per dei titoli professionali o il riscatto della navigazione fatta su bandiera estera.

Una prima soluzione per vivere con assai meno pensieri le complessità date dalla gestione dei propri titoli può essere rappresentata dal rivolgersi verso autorità marittime più snelle e consolidate che magari sanno applicare le norme STCW per come sono state concepite: ovvero, in due parole, in maniera semplice e pratica.

Un’autorità marittima virtuosa in questo senso è senz’altro la britannica e lungimirante MCA (Maritime and Coastguard Agency) i cui titoli – nella teoria al “pari” di quelli italiani – sono accettati da praticamente tutto il mondo e le cui pratiche e consuetudini sono quelle riconosciute quali le più “vicine” e meglio applicate in riferimento agli standard internazionali in materia marittima, e non solo per quel che concerne gli stessi marittimi…

Che dire invece dei problemi, forse assai assillanti quanto i primi, dati proprio dal non trovare un imbarco o un ingaggio? Spesso la soluzione, seppur richiederà qualche sacrificio economico, esiste ed è spesso la vera medicina al problema, dati alla mano.

In questi anni assistendo i marittimi per le più varie e disparate necessità, molti hanno per l’appunto trovato delle buone soluzioni sia “riciclandosi” all’estero, con titoli e relativi endorsement, che facendosi aiutare tramite dei propedeutici piani di assistenza e consulenza atti alla ricollocazione professionale, utilissima per capire “dove si può andare” con i propri titoli ed expertise acquisite nel tempo.

Altri, invece, che magari hanno perduto i loro titoli o che hanno subito particolari eventi quali infortuni o problemi con gli armatori o enti e autorità sono riusciti a rivendicare i propri diritti e loro lagnanze.

Ma non sempre, al dire il vero questo accade, di contro, purtroppo, sono stati in molti che seppur con tutte le “carte in regola”, magari perché mal seguiti e consigliati, si sono ritrovati non solo con un pugno di mosche ma magari anche più “leggeri” nei portafogli.

Seppur in Italia siano davvero pochi i professionisti realmente preparati in materia, affidarsi al giusto soggetto idoneo e specializzato, potrà fornirvi tutta l’assistenza per i vostri problemi, anche i più annosi e complessi.

In conclusione seppur sia sempre costruttiva la critica, e i marittimi hanno senz’altro tutte le sacrosante ragioni per farlo, a volte è meglio andare dove le cose sono, per così dire, più “marittime” anziché scontrarsi con un sistema evidentemente poco funzionale e attento al mondo marittimo e navale.

Daniele Motta

Perito e Consulente Navale

Tel. +39 389 006 3921

info@studiomcs.org

www.perizienavali.it

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2 commenti

  1. Gentilissimo C.te. è un piacere rivedere un suo commento e grazie per l’apprezzamento. Non mi sono dimenticato di nulla né dell’età di pensionamento, né del rest period, né della impossibilità, quasi totale, di imbarcare da allievo…
    Per rimanere sul “problema” età, normativa a parte, qui dovrebbero essere gli armatori, certi armatori, ad esse più coerenti con quello che dicono e quello che fanno. Non possono lamentarsi (e lo fanno da più di 20 anni) del mancato ricambio generazionale o della crisi vocazionale nello shipping per poi non imbarcare un giovane allievo e tenere a bordo del personale che per la natura del lavoro che svolge dovrebbe essere, onestamente più tutelato. Ma oramai, credo, che in italia sia solo fiato e tempo sprecato…

  2. loris says:

    Carissimo Daniele hai pienamente ragione però hai dimenticato la cosa più importante per i marittimi TUTTI: l’ETA PENSIONABILE!!!!!!! Avrò scritto migliaia di mail a tutto il Mondo….NON SI PUO TENERE A BORDO AL LAVORO UN MARITTIMO OLTRE I 58/60 ANNI…..Io sono un Comandante ho 58 anni e devo dire che dopo 37 anni di Mare comincio a sentire e capire che sarebbe arrivato il momento di lasciare il posto ad un Giovane e NON ESSERE COSTRETTO A LAVORARE FINO A 67 ANNI !!!!!! SSpecialmente il Comandante ma come i Macchinisti anche la rimanenza dei marittimi a Bordo deve POTER ANDARE IN PENSIONE PRIMA!!!!! MAX 60 ANNI!!!! Saluti e a presto-
    Cap.L.C. (M.O.L.N.) CAV. RUM Loris

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