No alle Trivelle, la situazione dopo il summit di Termoli

No alle Trivelle: il fronte si allarga. Abruzzo, Molise, Marche, Puglia, Calabria e Basilicata hanno scelto di fare fronte comune

27 July 2015 | di Redazione Daily Nautica

Dire No alle Trivelle! Il fronte No Triv si amplia: Abruzzo, Molise, Marche, Puglia, Calabria e Basilicata, in un summit a Termoli, hanno deciso di fare fronte comune chiedendo di essere ascoltate in merito all’argomento.  Per ora la linea è quella morbida, quella del dialogo, ma se il loro grido d’allarme dovesse cadere nel vuoto le Regioni sono pronte anche al muro contro muro, quello che porta al referendum per dire No alle Trivelle.

Le due manifestazioni contro le trivelle, a Pescara nel 2013 e a Lanciano quest’anno, hanno visto una partecipazione complessiva di centomila persone. Per un’ora e mezza governatori e assessori si sono confrontati nella cittadina molisana al centro dell’Adriatico e alla fine si sono trovati tutti d’accordo: “contrarietà unanime”, annunciando per la prossima settimana, il 29 luglio, un primo incontro con il Governo, mentre il coordinamento appositamente costituito si riunirà poi il 18 settembre a Bari durante la Fiera del Levante. Priorità al dialogo, appunto, e alla ricerca di un accordo, hanno detto i governatori, ma se il Governo non dovesse ascoltare, la linea cambierà. Lo ha ribadito chiaramente il presidente pugliese, Michele Emiliano:“c’è la possibilità che la mia Regione e le altre partecipino alla raccolta firme per il referendum che potrebbe anche portare all’abolizione dello Sblocca Italia”.

Mentre il governatore del Molise Paolo Di Laura Frattura sottolinea la “condivisione piena tra le Regioni, confermando la nostra contrarietà all’ipotesi di scempio che potrebbe verificarsi sul mare Adriatico e sul mare Ionio”, l’abruzzese Luciano D’Alfonso evidenzia i rischi che si verrebbero a creare per il turismo: “noi vogliamo che il nostro mare sia la più importante attrazione del territorio”. Per il governatore della Basilicata Marcello Pittella, invece, occorre cambiare le leggi: “c’è bisogno di mettere mano alla normativa nazionale”.

L’intenzione ora è anche quello di allargare il fronte della protesta ad altri territori, come Campania ed Emilia Romagna. Da quest’ultima regione, oggi assente, però frenano sostenendo che non era Termoli la sede corretta per affrontare la questione, ma la Conferenza della Regioni: “L’Emilia Romagna non si è mai sfilata da alcun confronto – fa sapere l’assessore all’Ambiente Paola Gazzolo -, anzi saremmo ben contenti di farlo, nelle sedi giuste”.

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