Il surriscaldamento del mare porta il pesce chirurgo a Tavolara

Laura Magnani, co-titolare dell'Area Marina, ha scoperto la presenza di questi pesci nel mare. Il surriscaldamento del mare sta stravolgendo l'ecosistema

13 August 2015 | di Redazione Daily Nautica

Il parco di Tavolara si è arricchito di un nuovo ospite che arriva da molto lontano, il pesce chirurgo, comune negli oceani Indiano e Pacifico. Un ospite, che però non è poi così gradito nelle acque dell’area marina, la sua presenza, infatti, è determinata dal surriscaldamento del mare e dalla conseguente tropicalizzazione del Mediterraneo: quei cambiamenti climatici che stanno creando danni enormi all’ecosistema.
L’eccezionale ritrovamento è opera di Luana Magnani, la co-titolare del Porto San Paolo Diving Center, che nei giorni scorsi, durante una immersione subacquea, si è imbattuta in una delle ottantuno specie di pesce chirurgo, probabilmente la Acanthurus coeruleus, comune nei mari tropicali ma assolutamente inconsueta nel Mediterraneo.
La presenza del pesce chirurgo desta molto preoccupazione.
«Quando ho visto il pesce non volevo credere ai miei occhi – aggiunge Augusto Navone, direttore dell’Area marina protettasono sceso sott’acqua e mi sembrava di essere all’interno di un acquario. Sicuramente un bellissimo spettacolo ma la scienza ci dice che si tratta di un evento molto pericoloso. Il surriscaldamento del mare non è un allarme da sottovalutare, non è una questione che va liquidata con indifferenza e superficialità».
«Tutti questi eventi legati ai cambiamenti climatici in corso – spiega Navone – rappresentano una forte insidia per la biodiversità mediterranea». In realtà, la tropicalizzazione del Mediterraneo ha avuto inizio 150 anni fa, quando fu inaugurato Suez, ma era raro che determinate specie arrivassero fino alla Sardegna.
«Le migrazioni ci sono sempre state, non sono una questione di oggi – spiega ancora Navone –, ma a un certo punto i pesci si bloccavano. Oggi non è più così, il surriscaldamento del mare ha fatto sì che il pesce tropicale non solo possa raggiungere il Mediterraneo, ma vi si possa addirittura stabilire. Questi fenomeni sono monitorati dalla Amp per accrescere il livello di conoscenza, ma i rimedi sono solo ipotizzabili su larga scala attraverso il contenimento delle emissioni in atmosfera».

 

Foto: levocidellanotte.forumfree.it

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