Zattera 24m, il ritorno tecno-primordiale al navigare di Renzo Piano – La nostra intervista al titolare di Castagnola Yacht

LN racconta questo progetto multidisciplinare con Gabriele Maestri, erede del cantiere Castagnola Yacht che ha costruito lo scafo ligneo

19 October 2021 | di Marcella Ottolenghi

Renzo Piano, l’archistar genovese esperto di vela e “con gli occhi di chi sa misurare la terra ma anche il mare e le sue infinite geometrie”, dopo gli iniziali esperimenti giovanili, l’arca lignea dalle travi a reticolo che diventava una cassa armonica per la rappresentazione del Prometeo di Luigi Nono negli ormai lontani anni Ottanta, la nave da crociera Crown Princess e le sue due barche a vela Kirribilli, torna a ideare un’imbarcazione.

E lo fa in compagnia dell’armatore, nonché in questo caso co-progettista, Olav Selvaag, immobiliarista norvegese, affidandone l’architettura navale a Francesco Rogantin, fondatore di Names (Naval Architecture Marine Engineering Studio), e il progetto di deck e interni a Nauta Design, firma del suo Kirribilli II.

“La prima imbarcazione in compensato marino – scriveva Renzo Piano nei suoi Dialoghi di cantiere – l’ho costruita nel garage di casa, con le mie mani: la classica situazione in cui poi bisogna spaccare la porta per farla uscire. La seconda è stata fatta in legno lamellare, dopodiché ne ho costruita una in ferrocemento.”

Zattera 24m, questo il nome evocativo del nuovo progetto, è nata nel segno di un navigare silenzioso e spirituale, quasi primigenio, nonostante al suo aspetto quasi iconico contrapponga tecniche costruttive e tecnologie impiantistiche all’avanguardia. Una “barca marina“, più che un vero e proprio yacht, dalla struttura lignea realizzata da Castagnola Yacht di Lavagna. Ne abbiamo parlato con Gabriele Maestri, degno erede del nonno maestro d’ascia Giovanni Castagnola, fondatore del cantiere ligure negli anni Settanta.

LN – Come è nata la collaborazione di Castagnola per la realizzazione di Zattera 24m?

GM L’architetto cercava un cantiere per una realizzazione one-off particolare, dall’anima ecologica, attenta all’ambiente così come alle performance di navigazione. Sulla base di questo briefing a Nauta Design, con cui avevamo lavorato per il progetto Heritage 9.9, è venuto naturale consigliare noi.

LN – Si tratta di un progetto one-off o in qualche forma entrerà a far parte anche del vostro catalogo?

GMÈ innegabile che si tratti di un progetto particolare, costruito su un modo diverso di vivere il mare. Il nostro cantiere ha avuto e ha tante commesse da parte di armatori che preferiscono una imbarcazione su misura e Zattera 24m potrebbe entrare di diritto nella sezione dedicata alle imbarcazioni one-off. E forse essere un’ottima base di partenza per sviluppare la ricerca e le tecniche costruttive in vista di obiettivi simili.

LN – Che ruolo ha avuto Renzo Piano, oltre all’idea, nella progettazione “architettonica” e soprattutto nella fase cantieristica dello scafo?

GML’idea è stata definita da lui e dall’armatore sin dagli inizi in modo molto chiaro. Infatti Nauta Design aveva già i disegni.

Un’idea dall’aspetto essenziale e moderno, basata sulla semplicità delle linee dello scafo, enfatizzate da una sovrastruttura a tuga vetrata, trasparente e leggera, che apre la visuale sul paesaggio marino circostante. Un contatto diretto con gli elementi naturali ricercato anche mediante la scelta di porre il pagliolo allo stesso livello dell’acqua, per dare quasi l’impressione ai passeggeri di camminare sulle onde. Il tutto ottenuto con uno studio particolare della carpenteria.

LN – Quali sono le peculiarità costruttive che Castagnola Yacht ha trasferito a Zattera 24m?

GMLa carpenteria lignea si contraddistingue per forme di carena particolari, dalla larghezza costante che va a chiudersi con un’opera viva molto affusolata. Per la prua la tecnica di realizzazione è quella del legno modellato, con i due fasciami – cinque diversi strati di legno disposti a fibre incrociate – approntati a banco per poi essere applicati a bordo (in una sorta di replicazione di quella che è l’industrializzazione delle componenti architettoniche tanto cara a Renzo Piano, ndr). La particolare sagoma della carena ha richiesto per la ruota di prua la finezza di una trave di chiglia e di una controchiglia lamellare di oltre 70 centimetri.

Iroko lamellare, frassino massello e okoumé sono le essenze di legno utilizzate per lo scafo di Zattera 24m, secondo una tecnica che è un giusto mix tra tradizione e innovazione. Il cantiere ha infatti in questo caso abbandonato la tecnica brevettata WTS – Wood in Tech Skin (fasciame massello realizzato per strip-planking e laminato esternamente con un sottile strato di fibra carbonica /o di vetro e resina epossidica mediante processo di infusione con sacco del vuoto) per via delle dimensioni e del profilo particolari, concentrandosi sugli spessori e sulla lavorazione del legno.

GMUna delle richieste iniziali è stata quella di controllare l’insonorizzazione degli ambienti interni, dato che la barca avrà una propulsione ibrida capace di contribuire all’eliminazione delle vibrazioni e nel contempo alla riduzione dell’impatto acustico sull’ambiente naturale. Per questo abbiamo lavorato su spessori importanti, seguendo indicazioni di silenziosità dello scafo ben superiori al normale standard.

I motori, direttamente collegati alle linee d’asse senza interposizione di invertitori marini per aumentare l’efficienza del sistema e ridurre ulteriormente il rumore degli organi meccanici in rotazione, sono generatori diesel espressamente sviluppati da Mase Generators per Siemens Energy con motori Volvo Penta D4-300, utilizzando la tecnologia a giri variabili con alternatori a magneti permanenti pdf abbassare al minimo consumi e emissioni.

Installati su una doppia serie di antivibranti, soluzione non comune su una barca di tali dimensioni, sono protetti da un box insonorizzante, così come l’intera sala macchine. Ad essi si affianca un pacco di batterie da 95 kWh, collegato ad un sistema di distribuzione in corrente continua a 700 volts, che alimenta sia la propulsione sia le altre utenze di bordo. Infine, i tecnici stanno lavorando ad un impianto di scarico sommerso silenzioso, mentre pannelli fotovoltaici forniranno ulteriore energia a impatto zero.

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2 commenti

  1. Gianfranco Zurlo says:

    Veramente interessante oltreché innovativa, è validissima l’idea del ritorno ai legni, all’ibrido ma soprattutto agli spazi aperti che riportano il marinaio ad un contatto più completo con mare.

  2. Emanuele Maria VALDENASSI says:

    segnalo errore stampa ” okounè ” anzichè okoumè.

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